Sabato scorso i lavoratori della ex
Multiservizi di Frosinone hanno dovuto interrompere l’occupazione della sala
consiliare, fatti sgombrare dal sindaco Ottaviani con l’intervento delle forze dell’ordine. Ormai
per loro il tempo è scaduto. E’ scandaloso che una amministrazione
non riesca a assicurare lavoro in un
settore, come la cura del territorio urbano, che è servizio fondamentale per le
città. Le soluzioni, dopo rimpalli
rinvii, scambi di accuse fra centro destra e centro sinistra, dalla Provincia,
passando per Alatri, fino a Frosinone,
hanno causato sconforto fra i lavoratori. La scelta dell’attuale giunta di centrodestra
è la privatizzazione, con l’obbligo alle ditte che si aggiudicheranno l’appalto
di servirsi di alcuni lavoratori della Multiservizi, con quali mansioni, e con
quali retribuzioni è facile immaginare. La proposta del centro sinistra è
quella di proseguire nella costituzione di un'altra società in house, iter già
avviato dalla giunta precedente, che possa rilevare i lavoratori della
Multiservizi, con retribuzioni inferiori e meno tutele. A
queste si aggiunge una terza soluzione, che da questo blog invochiamo da tempo e che la Corte dei Conti ha suggerito come la
migliore, cioè quella dell’assunzione
diretta dei lavoratori da parte del comune. Non si capisce perché nei due
documenti redatti dai giudici contabili, né i consulenti del centro sinistra, né
quelli del centro destra riescono a leggere il capoverso, indicato chiaramente,
che suggerisce l’internalizzazione. Sarà
incompetenza, o qualcosa d’altro, non è dato saperlo. Se si fa notare che questa posizione è figlia
di una mancata volontà politica da parte di entrambi gli schieramenti, amministratori
vecchi e nuovi si offendono. Ad un analisi più approfondita però, penso che la
stessa ripubblicizzazione della Multiservizi sia una soluzione insufficiente . Infatti il ritorno alla gestione pubblica, assicurerebbe
senza dubbio migliori garanzie e tutele per
i lavoratori, ma non scongiurerebbe i rischi di una amministrazione dissennata.
Spesso si accusa l’ente pubblico di
essere poco attento agli sprechi, di alimentare corruttele ed assicurare
privilegi per consentire ai vari amministratori di mantenere il proprio bacino
elettorale, provocando il dissesto del settore amministrato. In tutta sincerità
anche intorno alla Multiservizi ,
nonostante il fallimento sia stato causato chiaramente dal foraggiamento abnorme di un nutrito stuolo di manager, si sono
alimentati sospetti di assunzioni facili per alcuni addetti amici, di
trattative con i sindacati per favorire certi iscritti piuttosto che altri. La veridicità di
queste voci non interessa. So per certo che nella Multiservizi c’è gente che
lavora sodo e assicura servizi essenziali . Ciò che è importante rimarcare è
che spesso per i motivi già citati anche
le società pubbliche falliscono,
innescando così il processo di privatizzazione. E’ già accaduto alla AMT , l’azienda dei trasporti pubblici di Genova, che dopo essere tornata di proprietà del comune grazie
alla lotta di lavoratori e cittadini, oggi è in dissesto finanziario e il
sindaco Doria, sicuramente non un pericoloso neo liberista, né sta ritentando
la privatizzazione. La soluzione
ideale in grado di assicurare un
erogazione di qualità dei servizi e la tutela dei lavoratori è “L’ENTE DI
DIRITTO PUBBLICO”. Ovvero la forma
societaria propria dell’Azienda Speciale
Acqua Bene Comune di Napoli. La forma “Ente
di diritto pubblico”, nasce dalla consapevolezza che in tutto il mondo le più
recenti trasformazioni del diritto hanno prodotto l’emersione a livello
costituzionale, normativo, giurisprudenziale e di politica del diritto della categoria
dei beni comuni,
ossia delle cose
che esprimono utilità
funzionali all’esercizio dei diritti fondamentali, nonché al libero sviluppo
della persona e che vanno preservate anche nell’interesse delle generazioni
future. Come non considerare la cura
della città e dei suoi abitanti un’attività
utile e funzionale all’esercizio dei
diritti fondamentali e al libero sviluppo della persona? I primi
ad avere interesse che un’azienda sia
efficiente sono i clienti a cui si rivolgono i servizi e i lavoratori che
questi servizi assicurano. Dunque la presenza nel consiglio di amministrazione di
una rappresentanza di clienti e una di lavoratori sarebbe sufficiente garanzia
di qualità e trasparenza. Nella
fattispecie della “MULTISERVIZI ENTE DI DIRITTO PUBBLICO”, ad affiancare gli amministratori pubblici nel
governo dell’ente dovrebbe figurare un “CONSIGLIO DI GESTIONE PARTECIPATO”
composto da una rappresentanza di cittadini e da una rappresentanza di
lavoratori. Il consiglio di gestione dovrebbe essere in grado di suggerire il
piano industriale, indicando dove e come
investire i fondi, suggerendo le migliori modalità di intervento. Le maestranze
che ogni giorno svolgono le attività sul territorio sicuramente avranno le
competenze necessarie per individuare le soluzioni gestionali migliori, magari affiancati da esperti
scelti da loro stessi. Al Consiglio di
gestione partecipato spetterebbero inoltre
funzioni di controllo sulla corretta erogazione del servizio vigilando e
intervenendo su eventuali sprechi e dinamiche poco trasparenti. Dunque per una
soluzione definitiva e efficace della questione Multiservizi, bisogna superare
il concetto di gestione pubblica e assumere invece quello di gestione
partecipata. La solidità di un ente che eroga
servizi ai cittadini, grazie all’opera di lavoratori competenti, è assicurata
proprio dalla gestione comune di
cittadini e lavoratori. E’ evidente che
se è mancata la volontà politica di pubblcizzare la Multiservizi, sicuramente
una gestione partecipata di cittadini e lavoratori è da evitare come la peste, per
gli attuali membri del consiglio
cittadino, sia di maggioranza che di opposizione. Eppure a Napoli l’operazione
è riuscita. Sarebbe il caso di provare anche per la Multiservizi ma è chiaro che questa lotta non deve rimanere
esclusivamente sulle spalle dei lavoratori, ma deve avere l’appoggio di tutta
la cittadinanza, altrimenti sarà una
battaglia persa. Sarebbe una sconfitta non solo per gli addetti della
Mutiservizi ma anche per la coscienza civile dei cittadini di Frosinone.
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