Dopo molte titubanze tattiche finalmente il Presidente del Consiglio uscente Ha sciolto la riserva:
Sale in politica . Notare come ci sia chi scende (Berlusconi scende in campo) e chi sale (Monti sale in politica). Gran parte della stampa e dei media che si
occupano di politica restano
perplessi su questa scelta e affermano
che il quadro prima delle elezioni si complica. A me sembra invece che la
situazione sia più che evidente. Mario Monti, non potendo candidarsi al
Parlamento perché già Senatore a vita, offre il suo software ultraliberista a tutte
quelle forze che sono disposte a sostenerlo nella corsa a prossimo Presidente del consiglio.
Assicurare una continuità legittimata dal voto popolare, questa è l’intenzione. Il premier uscente,
candidato a rientrare, ha già in mente anche lo scenario delle alleanze post elettorali. Se si mettono
insieme alcune dichiarazioni del presidente bocconiano il quadro è chiaro.
Monti ha sostenuto che: Berlusconi è inaffidabile, Bersani è stato leale nel
supportare l’esecutivo tecnico ed è un leader responsabile, Vendola è un
conservatore, attaccato alla vecchia
politica. Tradotto. Dopo le elezioni, sicura l’alleanza fra i centristi - riuniti dietro il software montiano - con il
Pd, il quale, in nome della governabilità,
che tanto auspicano i mercati, butterà a mare Vendola e i suoi.
Al massimo verrà concesso al dirigente di Sel una poltrona da Presidente della
Camera o del Senato dietro la quale dovrà stare buono e zitto. E’ già successo con
Bertinotti. Uno scenario più che
lampante dunque in cui Berlusconi, per quanto urli e strepiti dalle Tv
controllate o occupate, non potendo più organizzare l’ennesimo referendum “CON ME
O CONTRO DI ME” a causa del terzo
incomodo Monti, non ha molte chance. L’unica incognita è quanti consensi la stupidate
assolutistiche di Grillo abbiano eroso nelle
preferenze del Movimento 5 Stelle. Infatti ancora oggi questo è il secondo
partito dopo il super favorito Pd, che le elezioni può solo perderle. Rimane il
movimento arancione. Il carrozzone guidato da De Magistris e Ingroia, ha
imbarcato il variegato mondo ostile all’agenda Monti. Quel mondo popolato dalle
macerie dell’Idv, dai partiti della sinistra extra parlamentare, che
tentano di usare questa aggregazione per
rientrare in Parlamento. Sono disposti a tutto anche a sacrificare il simbolo
della falce e martello, così come chiesto da Ingroia. Un orrendo baratto fra un
possibile, ma poco probabile, scranno, con
95 anni di storia. Nel calderone
finisce sia Il Casini dei poveri (Oliviero
Diliberto), capo dell’Udc dei poveri (
Il Pdci), già firmatario del manifesto “Italia
bene Comune” per le primarie del Pd, sia Rifondazione Comunista contraria alle
politiche liberiste di Monti ma, sotto
sotto, disponibile, se necessario, a
seguire gli ex compagni sfederati e gli
autorevoli magistrati ed ex magistrati nella responsabile alleanza con i
democratici. Non è un caso che i dieci punti del programma di “Cambiare si può” restano molto sul generico, ricalcano per sommi capi alcuni articoli della costituzione
che già lo Stato dovrebbe rispettare , evitano di affrontare quegli argomenti, come la
limitazione dello strapotere della finanza, o la nazionalizzazione delle
fabbriche che licenziano per delocalizzare , indigesti al Pd. Il punto sei in cui si vuole liberare l’impresa
dai lacci e lacciuoli della “finanza e dalle tasse” è sintomatico di come si tenda
a sostenere tutto e il contrario di tutto, perché quei lacci e lacciuoli che si
vorrebbero eliminare non sono altro che gli strumenti per assicurare la piena
applicazione del punto uno del programma
arancione, cioè la parte in cui si vuole
che “la legalità e la solidarietà siano il cemento per la ricostruzione del
paese”. Fra le incertezze del “Casini
dei poveri” Diliberto, che prima va alla festa del Pd, ma poi partecipa anche
alla festa di “Cambiare si può” , fra Rifondazione
Comunista che rinuncia alla falce e martello per assicurarsi qualche
strapuntino in parlamento attraverso la probabile alleanza post elettorale con
il Pd, fra la dissoluzione di Sel triturata nelle trattative impostate sull’asse
Pd - Monti - centristi, un cosa è più certa delle altre. E
cioè il dissolvimento assoluto di quella forza che dopo il G8 di Genova si era
imposta nel quadro anticapitalista italiano ed estero. Tutto dilapidato in
dodici anni di scelleratezze. COMPLIMENTI
Diliberto, che prima va alla festa del Pd, ma poi partecipa anche alla festa di “Cambiare si può”
RispondiEliminama quando mai???
ci sono delle inesattezze su tutto l'articolo.
I dieci punti che citi non sono di cambiare si può ma di io ci sto... (che è un altra cosa)
(laura)
Mi scuso con tutti i compagni per le inesattezze. E’ vero, i dieci punti da me citati nel post sono stati proposti da Ingroia, il movimento Arancione è altra cosa da”Cambiare si può”. E’vero altresì che la discussione in “Cambiare si può” è stata aperta e svoltasi attraverso assemblee e proposte in rete. E’ vero che si è arrivati alla votazione di due mozioni in un assemblea tenutasi il 22 dicembre. TUTTO GIUSTO. Ma santo iddio, nella prima mozione approvata a maggioranza ( e non all’unanimità) non c’è forse scritto che “L’Assemblea di “Cambiare si può”, riunita a Roma il 22 dicembre 2012, ribadisce la necessità – e riconosce ora la possibilità – di “una proposta elettorale autonoma e nuova, anche nel metodo, capace di parlare a un’ampia parte del Paese” così come si prefigura nella convergenza con il “Movimento arancione”, con le espressioni della società civile e con quelle forze politiche che si riconoscono nelle modalità proposte da Antonio Ingroia”?. E la seconda mozione al punto due recita che “ a seguito della proposta di percorso politico elaborata da Antonio Ingroia vi è necessità di decidere delle regole per la presentazione di una lista unitaria in forma condivisa e coinvolgendo tutti i soggetti che sono protagonisti del percorso”. Cambiare si può sarò altro dalla lista Arancione, (quella capitanata da Ingroia che non chiude ad una possibile alleanza con il Pd e quella in cui Diliberto e Di Pietro vogliono aderire), ma ne condivide il percorso programmatico e organizzativo. Ora se vogliamo prenderci per il culo facciamolo pure. La forma del post sarà inesatta ma la sostanza non cambia di una virgola. Diliberto non sta dentro Cambiare si può, ma sta con gli arancioni che assieme a “Cambiare si può” stanno organizzando il quarto polo. Certo che se già fra i movimenti che compongono il quarto polo c’è gente che si schifa reciprocamente il successo sarò assicurato.
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