Newsletter n° 1 del
Comitato Provinciale Acqua Pubblica di Frosinone
L'incontro convocato dal Sindaco di Ceccano per discutere,
ancora una volta, della risoluzione della convenzione di gestione, del
contratto con ACEA, era una cosa buona. Perché? Intanto perché nella lettera di
convocazione del Sindaco si coglievano alcuni elementi di novità. In primo
luogo si partiva dall'assunto che ACEA ATO 5 S.p.A. era stata formalmente messa
in mora e pertanto l'eventuale risoluzione del contratto era finalmente un atto
concreto ed efficace che l'Autorità d'Ambito avrebbe potuto, potrebbe,
immediatamente assumere. Che questa possibilità poi sia vanificata da
un'assemblea controllata dai capi-bastone politici, tutti, indistintamente con
Acea, è un dato politico di cui chiamare a rispondere qui partiti e quei
personaggi politici che blaterano di demagogia. Discorso diverso è presentare
questa giusta campagna politica come risolutiva per la nostra vicenda. Infatti
è inutile guardare il dito senza accorgersi della luna. Acea Ato 5 S.p.A. in
questo momento è particolarmente aggressiva e feroce (distacchi docet) perché
ha la necessità di dimostrarsi affidabile agli occhi degli investitori
finanziari e quindi non può permettersi di lamentare sofferenze (fatture non
pagate) per centinaia di milioni di euro. Che significa? Il progetto di ACEA
S.p.A. (quella vera, non il bancomat costituito da ACEA ATO 5 S.p.A.), spianato
dal governo Renzi con lo "sbocca Italia" - dicembre 2014 - è quello
di realizzare un unico gestore per Toscana, Umbria, Lazio, cui aggiungere
successivamente, Campania, Molise, Basilicata e Puglia, con un volume di affari
tali da consentirle di competere in maniera aggressiva sui mercati
internazionali. Nulla si oppone a questo disegno se non il sassolino costituito
dalla legge n. 5 del 2014 della regione Lazio. Se salta questo sassolino, nulla
impedirà ad ACEA di realizzare il suo disegno con buona pace di tutte le
proteste dei singoli sindaci. Per chiarire, la giunta regionale campana ha
appena approvato la nuova legge regionale che prevede l'ATO unico nella cui
“autorità di governo” tutti i sindaci della Campania valgono 5 voti su 20 e
nelle assemblee dei sub ambiti (che al massimo possono fare proposte) saranno
presenti 30 sindaci (con subambiti con anche più di 200 comuni!). La Toscana di
Renzi ha una legge analoga. Ricordiamo ancora che con lo "sbocca
Italia" il governo ha imposto che in ogni ambito vi sia un unico gestore,
individuato in quello che già gestisce almeno il 23% delle reti ... chi è
allora il fantomatico gestore per il Lazio? Tanto per essere ancora più chiari,
il disegno di Acea è in accordo - non in “concorrenza" - con le altre 3
grandi multiutility italiane con cui si è spartita il territorio nazionale.
Questo significa che in un'eventuale gara ACEA S.p.A. non avrebbe comunque
concorrenti. E questo significa ancora che, ammesso che la regione non molli la
legge 5/2014 e non si adegui ai progetti di governo e ACEA S.p.A., l'unica
residuale possibilità di soluzione è che questa, assemblea dei sindaci,
opti per la costituzione di un'azienda speciale consortile. Tralasciando di
considerare quanto sia residuale questa possibilità, bisogna anche ricordare
come dopo che l'assemblea avesse votato la risoluzione per colpa della
convenzione, fino alla decisione di costituire l'azienda speciale consortile,
alla sua costituzione, alla sua organizzazione e alla sua operatività, la
gestione del servizio rimarrebbe comunque a carico di ACEA ATO 5 S.p.A., con
buona pace per le concrete ed immediate necessità dei cittadini, sotto il
bombardamento privatizzatore del governo e gli interessi ben tutelati della più
grande multiutility del Paese. Che fare? Non ci sono scorciatoie. Agitare
facili soluzioni illudendo i cittadini che la questione possa essere risolta
con un semplice atto politico di questo o di quel sindaco, in realtà significa
solo disarmare i cittadini di fronte all'aggressione che stanno subendo. Questa
si, è demagogia, magari agitata per banali scopi elettoralistici. Quello che
dobbiamo cercare di fare è comprendere che la vicenda dell'acqua nel nostro
territorio, non è un fatto da rubagalline, ma è dentro un piano politico,
economico e sociale, che coinvolge l'intero Paese e che punta a negare i
diritti essenziali ai cittadini che saranno costretti, a partire dall'acqua, a
pagarsi l'indispensabile alla vita, sul mercato e, nello specifico, dal
monopolista. I sindaci, in questa partita, non sono neanche degli alfieri, sono
delle pedine tranquillamente sacrificabili sulla scacchiera. Presentarli come
“re” potrà essere utile a fini elettoralistici, ma ci farà perdere la partita.
A scacchi le partite si vincono considerando tutta la scacchiera.
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