Le rovine

"Le rovine non le temiamo. Erediteremo la terra. La borghesia dovrà farlo a pezzi il suo mondo, prima di uscire dalla scena della storia. Noi portiamo un mondo nuovo dentro di noi, e questo mondo, ogni momento che passa, cresce. Sta crescendo, proprio adesso che io sto parlando con te"

Buenaventura Durruti

sabato 26 dicembre 2015

Tappi per le orecchie

Wu Ming

Il traduttore cleptomane: gioielli, candelabri e oggetti di valore sparivano dal testo che stava traducendo.
Jean Baudrillard

ROWDY-DOW 
Nell'appartamento di sopra viveva una signora bianca sui sessanta, un po' fuori di testa, separata dal marito. Ex-insegnante, mi pare fosse. Gran sbalzi d'umore, ce l'aveva con mezzo condominio per i motivi più del cazzo. I martedì mattina veniva un dominicano a farle le pulizie, un bordello che non ti dico, pestava i piedi e non bastasse cantava. Niente di male a canticchiare, ma quello latrava a squarciagola, in spagnolo. Quando spostava i mobili sembrava il riot di Harlem del '64. Passava lo straccio che pareva volesse farci il buco, nel pavimento. L'aspirapolvere gridava tipo algerino torturato con gli elettrodi. Questo prima delle otto del mattino, che io magari ero tornato alle quattro dopo aver suonato chissà dove. Mi svegliavo con le palpitazioni. Una volta, mi è addirittura caduto in faccia un velo d'intonaco del soffitto.
La prima volta telefono alla vecchia per lamentarmi, le chiedo se non è possibile far venire il domestico più tardi, già due ore dopo sarebbe un'altra cosa. Mi risponde  gentile, dice che non si può ma informerà il tipo e “vedrà che la settimana prossima farà meno rumore”.
La settimana dopo non cambia un cazzo: mi sveglio alle sette e tre quarti col bum! bum! bum! tipo tamburi di Chano Pozo, mia moglie è già fuori di casa e il coglione è di sopra che canta. Batto col manico di scopa, ma non serve. Mi vesto e salgo, suono alla porta.
Senza aprirmi, il coglione urla: - La señora no está en la casa.
E io: - Sono quello del piano di sotto, apri un istante, uomo, devo spiegarti una cosa...
E lui: - La señora no está en la casa.
Capisco che non serve a niente e torno giù col sangue agli occhi. Più tardi, ri-telefono alla signora, che si ri-scusa e mi ri-assicura che etc. etc.
Terzo martedì solita solfa, e la señora no está en la casa. Terza telefonata, e che mi risponde la tipa? Allora cosa dovrebbe dire lei, faccio rumore anch’io quando chiudo la finestra di notte, che diritto ho di lamentarmi etc. etc. La mia cazzo di finestra la sveglia nel cuore della notte e non riesce più a prendere sonno.
Quarto martedì, intercetto il tipo che ha appena finito i mestieri, sulla tromba delle scale. Gli pianto l'indice sullo sterno e gli dico: - Amigo, c'è modo e modo di fare le cose, cerca di fare più piano e fai a meno di cantare, in questo palazzo si sente tutto e io lavoro di notte.
Lui mi guarda e mi fa: - Vale, vale, ah'm sorry, - poi fa per andarsene ma io aggiungo, ed è lì che sbaglio: - Io sono un musicista e làsciatelo dire, sei stonato da far piangere il cuore, entiendes? Sembri un coyote che s'arrampica sul filo spinato.
Quello mi pianta in faccia uno sguardo da killer e mi fa: - No es asunto tuyo
La settimana dopo, ferito nell'orgoglio latino, fa trambusto peggio del solito e canta a pieni polmoni: - Tilín, tilín, tilán / oye que bonito es el tilín / de mis campanitas de cristál...

Visto che non ho voglia di fare a pacche, compro un paio di tappi per le orecchie, però medito vendetta. 

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