GLI INGANNI
DELLA FINANZA"
di Paolo MADDALENA - Donzelli Editore 2016
SCHEDA LIBRO
«Il dominio
incontrastato del pensiero neoliberista e mercantilista, la diffusissima idea
che tutto si riduca a denaro, il declino inarrestabile del livello culturale
dei cittadini, l’indifferenza della gente, gli effetti devastanti della
disoccupazione, della distruzione delle risorse naturali, della recessione e
della sempre peggiore qualità della vita, mi hanno indotto
a ritenere necessaria una ricostruzione, il più possibile aderente alla realtà,
del sistema economico-finanziario nel quale viviamo, cercando di capire le sue
origini, le cause del suo dispiegarsi in maniera tanto generalizzata, le
ragioni per le quali si è radicato nell’immaginario collettivo come un dato
ineluttabile e immutabile, e i suoi effetti, tanto favorevoli per pochi e tanto
dannosi per molti».
Paolo Maddalena.
Decostruire
gli assunti fondamentali del neoliberismo divenuto ormai, nelle nostre società
occidentali, pensiero unico dominante e restituire spazio e dignità al concetto
di cittadinanza attiva e partecipata: sono questi i principali intenti del
denso, appassionato volume di Paolo Maddalena, giurista impegnato da anni nella
difesa del principio fondamentale della proprietà collettiva dei beni comuni.
In queste pagine la difesa degli assunti costituzionali e delle prerogative dei
cittadini prende la forma di una critica aspra al modello di società espresso
dall’odierno capitalismo finanziario globale, che ha sradicato l’economia dalle
sue basi materiali e si è fatto sovrano anche rispetto ai governi. Maddalena
individua la causa fondamentale dell’attuale, profonda e persistente crisi
dell’economia globale nella sostituzione dell’economia dello scambio con
l’economia della concorrenza. Secondo questa visione divenuta imperante, vince
il più forte, con buona pace dei concetti giuridici di giustizia ed equità; il
pubblico deve cedere il posto al privato; lo Stato deve deregolamentare,
spacchettare, liberalizzare; tutto confluisce nel mercato globale e tutto viene
mercificato – anche ciò che, per sua
natura, non può avere un valore di scambio e non può essere oggetto di
commercio, poiché è di appartenenza collettiva (pensiamo ad esempio all’idea
che ai beni paesaggistici e culturali di proprietà dello Stato si possa anche
solo assegnare un «prezzo»). In virtù di questi presupposti, lo sfruttamento
delle risorse naturali e del lavoro dell’uomo è arrivato a forme assolutamente
insostenibili. In questo quadro, la menzogna del neocapitalismo, la crescita
infinita, si rivela in tutta la sua illusorietà. La ricchezza non si è
ridistribuita ma concentrata, generando squilibri drammatici. Come ormai molti riconoscono,
anche tra gli economisti, occorre una «decrescita» che indirizzi le attività
produttive verso la soddisfazione innanzitutto dei bisogni primari,
tralasciando la soddisfazione dei desideri indotti; occorre che la ricchezza
prodotta sia effettivamente ridistribuita attraverso opportune politiche; occorre infine riequilibrare la potenza economica dei
privati con quella degli Stati, facendo in modo che la quantità della ricchezza
privata non superi la quantità della ricchezza collettiva.
AUTORE
Paolo
Maddalena
Poche parole
sull'Autore: docente universitario fino al 1971, successivamente magistrato
alla Corte dei conti e poi nel 2002 eletto alla Corte costituzionale fino al
2011.
Studi sul
diritto ambientale.
Scrive libri:
Il territorio bene comune degli italiani … Prefazione di Salvatore Settis
(2014).
Impegnato
attivamente nel Coordinamento Democrazia Costituzionale – contro il referendum
sulla legge di revisione costituzionale
Renzi Boschi.
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