Le rovine

"Le rovine non le temiamo. Erediteremo la terra. La borghesia dovrà farlo a pezzi il suo mondo, prima di uscire dalla scena della storia. Noi portiamo un mondo nuovo dentro di noi, e questo mondo, ogni momento che passa, cresce. Sta crescendo, proprio adesso che io sto parlando con te"

Buenaventura Durruti

lunedì 8 novembre 2010

Self Portrait, l'ossimoro stilistico di Mauro Bottini

di Luciano Granieri



E’ veramente un piacere ed un onore per noi presentare a tutti i naviganti del nostro blog   “Self Portrait” del    Mauro Bottini Quintet. Il sassofonista di Alatri ha finito di registrare in primavera, presso il  “Riff Raff Jazz  studio” di Roma , questo eccellente lavoro che    è stato presentato alla fine di ottobre, a Bologna  e ora è in vendita presso tutti i negozi.  Può essere acquistato  anche  online dal sito http://www.cdbaby.com/cd/maurobottini5et . Abbiamo potuto ascoltare, quasi in anteprima  l’album , grazie alla cortesia di Mauro e di Sabrina del caffè libreria Ithaca di Frosinone.  MAURO BOTTINI è uno dei  tanti  grandi  talenti sfornati  dal conservatorio Licinio Refice di Frosinone. Diplomato in sassofono sotto la guida del professor Max Bettazzi,  si  è perfezionato attraverso l’esperienza maturata a fianco di importanti maestri, non ultimo quell’impagabile talent scout, grande musicista, divulgatore di jazz, nonchè nostro amico Gerardo Iacoucci. Bottini oltre che eccellente jazzista, è direttore dell’accademia di musica “Charlie Parker ad Alatri e direttore artistico dell’Alatri Jazz international festival camp; masterclass. In “Self portrait” lo strumentista ciociaro  unisce la sua maestria al sax tenore, soprano e al clarinetto con la sapienza improvvisativa di quattro musicisti di assoluto valore, protagonisti a pieno titolo del fiorente panorama jazzistico italiano. Ci riferiamo ad un mostro sacro del basso e del contrabbasso  come MASSIMO MORICONI, anche lui, guarda caso, diplomato al conservatorio Licinio Refice di Frosinone. Il contrabbassista romano è uno dei più apprezzati e ricercati  strumentisti nel panorama  del jazz mondiale,  vanta collaborazioni con i più grandi jazzisti italiani e non,  da Enrico Rava, Enrico Pierannunzi , il compianto  Lelio Luttazzi, fino a Lee Konitz, Famoudou  Don Moye, Billy Cobham, Archie Shepp solo per citare i più noti. Un altro mostro sacro è il batterista  MASSIMO MANZI.  Anche Massimo vanta collaborazioni con i maggiori jazzisti italiani e mondiali:  l’ex area Ares Tavolazzi, e Pat Metheny su tutti. Il drummer , assiduo allievo della scuola di musica popolare di Testaccio, è in posseso di un drumming poliedrico, riesce ad esprimersi in maniera eccellente  nei tempi funky   , non a caso ha collaborato con Mike Marnieri già vibrafonista di uno dei gruppi funky più famosi quale gli “Steps Ahead” , ma è anche dotato di un swing raffinato  che spesso si combina con ritmi caraibici e sud americani. I complimenti ricevuti da batteristi del calibro di Max Roach, Elvin Jones, Steve Gadd e Jack De Johnette, nei vari clinics da lui frequentati, testimoniano la sua grande valenza tecnica. A cotanta ritmica si affianca,  il pianista  
PAOLO TOMBOLESI. Un’altro talento diplomatosi  al conservatorio Licinio Refice di Frosinone  sotto la guida di uno dei più grandi pianisti italiani Enrico Pieranunzi e dell’immancabile talet scout Gerardo Iacoucci, già ancora lui. Proprio con Iacoucci Tombolesi inizia la sua carriera, prima accompagnando il coro “The New Spiritual Singers”   poi come membro della "Modern big Band" gruppi diretti entrambi dal maestro verolano , ha poi suonato con i più grandi jazzisti del mondo Steve Grossman, Dusko Gojkovich, Gianluigi Trovesi, Maurizio Giammarco fra gli altri. Completa il quintetto il chitarrista  STEFANO MICARELLI, un musicsta dalla tecnica raffinatra che spazia dal jazz al rock, anch’egli come Manzi, collaboratore del vibrafonista Marnieri degli Steps Ahead e side man di importanti jazzisti. Il quintetto così formato, dalle doti musicali illimitate, dispensa emozioni in quantità industriale. Self Portrait, comprende 8 brani tre composizioni originali di Bottini: The train for the moon”,  “flowers shop”, “self portrait”, tre ballads “Estate”  di Bruno Martino , “In a sentimental mood” di Duke Ellington,  il classico di George Gershwin “Summertime” e due  standards, “Four” di Miles Davis, “St.Thomas” di Sonny Rollins. La struttura di Self Portrait, consente ad ogni musicista di esprimersi,  secondo una combinazione di tecnica e feeling che fa emergere le grandi doti di ognuno  e nel contempo la forza creativa di tutto il gruppo. Il Cd si apre e si chiude con due composizioni originali  di Bottini in stile funky  The train for the moon” e “self portrait”. “The train for the moon” è un’esecuzione sontuosa. Introduce Manzi con un incredibile tempo sdruciolo . Una scansione ritmica precisa e rigorosa, ma nel contempo carica di contro tempi che la rendono senza dubbio originale . Si prosegue con una strepitosa improvvisazione di Mauro Bottini al sax soprano e una funambolica performance di Micarelli alla chitarra. Estremamente blusey è l’intervento di Tombolesi. Dopo una efficace interpretazione di “Four” di Miles Davis, si prosegue con “Estate” di Bruno Martino. Il brano dell’autore italiano, entrato ormai a tutti gli effetti nel novero dei più famosi standards jazzistici mondiali (tra le varie interpretazioni, ricordiamo quella di Chet Baker  ma soprattutto quella del vibrafonista Bobby Hutcherson al Village Vanguard nel 1986 con Kenny Baron al pianoforte, Buster Williams al contrabasso e Al Foster alla batteria), offre a Bottini l’opportunità di regalarci un’improvvisazione al sax tenore stilisticamente perfetta con una sequenza di apreggi preziosi e sosfisticati, ma soprattutto una pulizia timbrica  degna del miglior Stan Getz . In realtà nella modalità espressiva di Bottini la lezione  dei Four Brothers dell’ orchestra di Woody Herman e in genere dello stile whity della west  coast anni 50’ traspira da ogni poro armonico. Ma la costruzione blusey dell’improvvisazione, contaminata da gli echi caratteristici di un Lester Young e di un Ben Webster,  rendono il linguaggio estremamente originale. Insomma un sassofonista dallo stile tipicamente bianco  che suona come un “nero”. Un’ ulteriore dimostrazione  di questa peculiarità si trova  in “Flowers Shop” , altra composizione originale di Bottini. Un blues classico ma dall’arrangiamento molto particolare in cui convivono un spirito bop, nelle misure di esposizione del tema e nell’assolo con il sax tenore e un momento di "New Orleans –free", stile la cui definizione non esiste   ma che secondo noi descrive bene il cambiamento di direzione che si determina quando Bottini passa al calrinetto. Si costruisce uno step intermedio, totalmente nuovo, fra  l’era di Barney Bigard e quella di  Joseph Jarman. “In a sentimental mood” di Ellington  ripropone le stesse suggestioni di “Estate” con un grande lirismo improvvisativo e una timbrica cristallina espressa tanto da Bottini quanto da Tombolesi e Micarelli.  In “St.Thomas” si esaltano le doti dei veterani . L’introduzione del duo Moriconi Manzi è da dieci e lode. Timing rigoroso  e contest improvvisativo di prim ordine  offrono un saggio di grande maestria tecnica per cui non è difficile capire quale siano le ragioni che inscrivono Manzi e Moriconi nel novero dei più grandi jazzisti mondiali. Ma il brano più bello e affascinante dell’album, a nostro parere, è “Summertime” . Qui Bottini si supera. Il pezzo si apre con una straordinaria performance di sax solo , senza accompagnamento, difficile da descrivere. Nel solitario fraseggio del sassofonista alterese convivono le anime di Stan Getz e John Coltrane, un ossimoro jazzistico unico a testimonianza di una grande personalità artistica. Ma Summertime non è solo Bottini . Manzi gioca con lo swing , va oltre , spazia in aree ritmiche inesplorate con beat incalzanti sul bordo del rullante e un uso mirabile dell’ hi-hat (charleston) confenzionando un drumming dai colori tenui, unici. Moriconi nello scandire il tempo con il basso vola leggero sulla tastiera facendo ampio uso degli    armonici. Micarelli e Tombolesi offrono due improvvisazioni importanti, tecnicamente perfette. Chiude il pezzo un’altra straordinaria performance di Bottini . Non a caso abbiamo deciso di farvi ascoltare questa esecuzione . L’album si chiude con “Self portrait” . Funky allo stato puro. Si finisce con lo stesso groove con cui si era iniziato. Insomma, tecnica, creatività, feeling sono gli ingredienti principali che caratterizzano “Self Portrait” del Mauro Bottini quintet, un album che si ritaglia uno spazio importante nell’ambito delle produzioni jazzistiche del 2010. Il programma di presentazione del CD prevede una serie di appuntamenti che Aut-Frosinone, grazie anche alla collaborazione del caffè libreria Ithaca seguirà passo dopo passo. Vi lasciamo dunque all’ascolto di Summertime. Good vibration for all of you.



1 commento:

  1. Grazie delle belle parole spese per l'album ed i musicisti.
    CI tengo però a precisare che NON SONO BARESE, anche se frequento spesso il capoluogo pugliese ed i suoi validi musicisti.
    SONO NATO A ROMA (il 24 di questo mese compio 54 anni)
    ed ho vissuto infanzia ed adolescenza ad ALATRI, il paese di Mauro.
    Dal 1977 fino ad oggi vivo nelle Marche a SENIGALLIA.
    Saluti
    Massimo Manzi

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