"Passano i minuti. In un silenzio surreale, dalla testa del treno, si levano imprecazioni irripetibili indirizzate a tutto il panteon cristiano. Il capotreno scende scagliando con violenza il cellulare di servizio per terra. Il cellulare va in pezzi. Ma il capotreno cammina deciso per prenderne i resti a pedate, come se fossero le teste dell’Idra e lui volesse assicurarsi che da nessuna di esse possa mai più levarsi una voce. Poi si prende la faccia fra le mani, e si mette a piangere.
Stiamo assistendo al tracollo nervoso di un uomo il cui immaginario non sa più cosa inventarsi per arginare il cedimento strutturale del materiale. Scendono tutti. Una signora etnochic approfitta dell’occasione per dire la cosa che teneva in serbo da tutta una vita: “facciamo una class action!”. E invece arriva l’ambulanza, altro che class action. Due uomini accompagnano sottobraccio il capotreno." Tutta la mia solidarietà al capotreno. Che, temo, verrà indicato come "responsabile" del guasto, perché Trenitalia non può certo ammettere errori...
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