Chi sostiene che Frosinone sia una città arretrata, sempre negli ultimi posti in tutte le classifiche relative alla qualità della vita, all’incidenza dell’inquinamento e ad altre disparate graduatorie , non ha preso in considerazione la politica. Con buona pace dei detrattori del Capoluogo ciociaro la nostra città è sempre stata un laboratorio politico molto avanzato finalizzato soprattutto alla sistematica distruzione della sinistra . Qui si sono sperimentate, anticipate alchimie e legami fra le varie forze, che hanno trovato pronta applicazione anche a livello nazionale. Giova ricordare che tali esperimenti poi sono finiti male per gli innovatori ,tanto in città che in Parlamento, ma vuoi mettere la soddisfazione di diventare un vero e proprio laboratorio, unica fonte di sperimentazione politica? Cominciamo con il primo esperimento. In occasione delle tornate amministrative del 2007, che elessero sindaco Michele Marini, allora esponente margheritino dell’Ulivo , la Federazione dei Verdi, con i Comunisti Italiani, e Rifondazione Comunista dette vita ad una lista detta “Lista la sinistra” . Questa lista vinse le elezioni come ruota di scorta della coalizione che supportava il sindaco, oggi Pd, Michele Marini. Il risultato consentì al raggruppamento di ottenere un assessore e un consigliere. Tanto fu apprezzato il successo che di li a pochi mesi ( dicembre 2007) , Giordano, Diliberto ,Pecoraro Scanio e Fabio Mussi, leader rispettivamente di, Rifondazione, Comunisti Italiani, Verdi e Sinistra Democratica, decisero di riprodurre l’esperimento ciociaro in ambito nazionale. Nacque “La Sinistra l’arcobaleno” che sbandierando la rinnovata unità della sinistra, si presentò alle elezioni politiche del 2008. I risultati furono disastrosi. i nuovi sinistri ecologisti, rimediarono un milioncino di voti sia alla Camera che al Senato, ponendo i partiti promotori della sciagurata congrega al di fuori del parlamento e dando inizio a quel buio periodo della sinistra extra-parlamentare (cioè al di fuori del parlamento) , che dura ancora oggi. Per tornare a Frosinone, pur nell’esaltazione della vittoria la lista la Sinistra Ciociara nel corso della consiliatura, cui era forza di maggioranza, rimase dormiente , votando acriticamente tutto ciò che la giunta e la maggioranza proponevano. Non incidendo mai veramente nelle politica della città, rimase praticamente silente anche quando fu chiamata a votare i provvedimenti più indigesti come l’ultimo bilancio. Il risultato di questa politica eterea determinò la disgregazione della “Lista la sinistra” consumatasi definitivamente con la fine della consiluatura Marini e l’apertura dei giuochi per la campagna elettorale del 2012. I verdi praticamente scomparvero e, confluiti nel Pd, perseverarono nel loro impegno a supportare il sindaco uscente Marini , I Comunisti italiani si buttarono a destra formando una coalizione con dentro anche i fascisti di Storace, in appoggio all’altro candidato Domenico Marzi. Rifondazione Comunista, insieme a Sel, tentò coraggiosamente la via dell’alternativa al bipolarismo appoggiando la candidata Marina Kovari. Le amministrative 2012 come è noto sono stata un disastro. In un ‘Italia, che praticamente schifava il Pdl, a Frosinone ha vinto un sindaco di Berlusconi, Nicola Ottaviani. Ma la vocazione sperimenti sta frusinate proprio in questa disfatta trovava altra linfa per riproporre una nuova “COSA POLITICA” . Analizzando al microscopio la coalizione a supporto del sindaco uscente ( ormai uscito) Marini, troviamo queste formazioni: Il Pd, l’Udc, Fli, L’Api. Iniziava dunque l’ardito (termine gradito a Fini) esperimento dell’unione dei riformisti con i moderati. E quando al primo turno gli elettori promossero al ballottaggio il democratico-moderat-liberista Marini contro il piddiellino Ottaviani, la sperimentazione divenne ancora più spinta. I vendoliani di Sel, pur non sancendo un vero e proprio apparentamento con la sperimentale coalizione di Marini, invitarono vivamente, con un comunicato stampa perentorio, i propri elettori a votare per la strana formula Pd-Udc-Fli-Api, entrando di fatto come ulteriore elemento nella strana aggregazione. Per amor di verità a questo appello si unì anche la segreteria provinciale di Rifondazione, provocando veri e propri conati di vomito a molti militanti frusinati i quali , disgustati, uscirono dal partito determinando lo scioglimento del circolo cittadino. Nonostante questa sperimentazione frusinate sia risultata indigesta e fallimentare , ecco che la politica nazionale immediatamente la fa sua e la ripropone in vista delle probabili elezioni anticipate in autunno . Nulla ancora di ufficiale, ma i giochi sembrano fatti con Vendola che rompe gli indugi e promette fedeltà incondizionata a Bersani e i suoi, disposto anche ad ingoiare il rospo Udc. Il Pd benedice questa folgorazione vendoliana , butta a mare Di Pietro e comincia, grazie anche ai buoni uffici di D’Alema, a corteggiare Casini. Dal canto sui il leader, ex democristiano, si dice lusingato per l’interessamento , ma sta lavorando alla grande casa dei moderati, per cui, se ci si vuole alleare con l’Udc bisogna accettare la convivenza con Fini (Fli), Api (Rutelli). Traduciamo in formula chimico -elettoralistica il tutto e avremo : Pd+Sel+Udc+Fli+Api. Ecco riproposto il miscuglio frusinate pronto a fare danni anche a livello nazionale. In realtà rimane un’ incognita, ma si sa un esperimento necessita di prove continue. A Frosinone si era aggiunto il simbolo del Prc, provocando la sollevazione gastrica di molti militanti. A livello nazionale Ferrero avrà lo stesso coraggio della sua segretaria provinciale frusinate Ornella Carnevale? Aggregherà l’elemento “Rifondazione” a tale mefitica mistura? E i militanti tutti, a seguito di questa eventuale decisione, avranno gli stomaci deboli dei loro compagni di Frosinone, o riusciranno a mandare giù questo ennesimo blob letale seppellendo definitivamente il partito?
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