Nella torrida estate frusinate non si trova uno straccio di concerto interessante neanche a pagarlo oro. Diciamo pure che la prima esperienza dell’intrattenimento estivo gestito dalla nuova giunta Ottaviani è stata un fallimento. Al di la del cinema all’aperto che ha avuto inizio con diversi patemi, e che presenta una programmazione del tutto scadente, nulla si è mosso sotto le stelle frusinate. A dire il vero anche in provincia le cose non sono andate meglio. Oltre ai due appuntamenti consolidati di Liri Blues e Atina Jazz la programmazione musicale non ha offerto molto, i concerti organizzati ad Alatri dall’amico e maestro del sassofono Mauro Bottini, e qualche rassegna di musica etnica qua e là. Sono spariti appuntamenti come Musicalmonte e soprattutto Colfelice blues . La kermesse organizzata da Marco Mammoliti dedicata in particolare alla batteria che in questi anni ha visto suonare nelle piazze di Colfelice, Alatri, Monte San Giovanni Campano fior di batteristi: da Billy Cobham a Karl Palmer, da Dave Weckl a Virgli Donati. Ma Aut Frosinone non può lasciar passare l’estate senza proporre un bel concertine. E allora se questo manca nelle piazze ciociare ce lo andiamo a cercare in rete. Con un viaggio nel tempo torniamo indietro di venti anni e torniamo al 1992 sobbarcandoci migliaia di chilometri ci trasferiamo in Germania. A Monaco precisamente. Qui troviamo all’opera il V.S.O.P quintet di Herbie Hancock. Il gruppo fu fondato nel 1970 dal pianista di Chicago e da quei musicisti che accompagnarono Miles Davis negli anni ’60 dal ’64 in poi per la precisione. Ci riferiamo al grande sassofonista Wayne Shorter , al batterista Tony Williams, e al contrabbassista Ron Carter. Al posto di Davis ormai migrato verso i lidi sperimentali del free jazz rock, suonava la tromba nel V.S.O.P. lo straordinario Freddie Hubbard. Il gruppo si esibì fino ai primi mesi degli anni ’80 per poi sciogliersi a seguito delle attività solistiche dei propri membri . Il V.S.O.P group si ricompose nel 1992 per una breve parentesi di altri due anni ma alla tromba in luogo di Freddie Hubbard , Hancock, Shorter, Carter e Williams, presentarono il giovane Wallace Roney. Un trentaduenne trombettista di Philadelphia, ennesimo talento sfornato dai Jazz Messengers del batterista Art Blakey , così come i suoi predecessori Terence Blanchard e Wynton Marsalis, che perfezionò i suoi studi proprio al fianco di Miles Davis. Una delle ragioni per cui il quintetto V.S.O.P si ricompose fu purtroppo per celebrare Miles scomparso nel settembre del 1991. Infatti il concerto che andiamo pubblicare diviso in cinque clip si intitola proprio “TRIBUTE TO MILES DAVIS”. E’ un esibizione straordinaria in cui Roney sfoggia una personalità straripante. Nel suo fraseggio c’è tutto il linguaggio di Davis, lo si apprezza soprattutto in All Blues, dove con la sordina alla sua tromba sfoggia arpeggi da pelle d’oca, ma le improvvisazioni di Roney spaziano , vi si ritrovano echi gillespiani , inoltre la tecnica è sopraffina e si apprezza quando spara sequenze armoniche su registri acuti degni del grande Cat Anderson, il trombettista dell’orchestra di Duke Ellinghton che era maestro nel suonare su toni altissimi. Sugli altri componenti del V.S.O.P, non c’è molto da dire, c’è solo da ascoltare. Siamo di fronte a giganti della musica jazz. Hancock è straripante ora il suo pianismo raggiunge vette di lirismo impensabili, ore è martellante veloce. E’ lui che detta i tempi al gruppo, dal suo piano partono idee e proposte improvvisative immediatamente colte ed elaborate dai suoi compagni di viaggio. Wayne Shorter, immenso con il soprano su “Pinocchio” regala sequenze di note molto particolari sempre tese alla ricerca di nuove soluzioni timbriche. Tony Wlliams alla batteria sfoggia il suo drumming robusto, presente con sequenze ritmiche di spessore. Forse è uno dei batteristi che picchia di più su pelli e cimbali. Ma l’intensità non penalizza l’agilità le sue soluzioni ritmiche sono sempre sorprendenti soprattutto nell’utilizzo del charleston e della cassa, sempre in controtempo. Infine Ron Carter un gigante del contrabbasso. Non si limita a marcare il tempo ma costruisce vere e proprie sequenze armoniche che si intrecciano mirabilmente con i fraseggi dei sui compagni di palco. Come già detto c’è poco da dire e molto da ascoltare
Good Vibrations
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