Le rovine

"Le rovine non le temiamo. Erediteremo la terra. La borghesia dovrà farlo a pezzi il suo mondo, prima di uscire dalla scena della storia. Noi portiamo un mondo nuovo dentro di noi, e questo mondo, ogni momento che passa, cresce. Sta crescendo, proprio adesso che io sto parlando con te"

Buenaventura Durruti

venerdì 16 novembre 2012

14 novembre Una grande giornata di lotta europea


di Claudio Mastrogiulio
Quella del 14 novembre è stata una giornata molto importante per le masse popolari europee. In tutte le principali capitali del continente, infatti, hanno fatto prepotentemente irruzione studenti, operai, disoccupati, per rivendicare la necessità di un'opposizione radicale e unitaria ai piani antipopolari della Troika (Ue, Bce e Fmi). Inizialmente convocato solo in Portogallo, lo sciopero contro le politiche di austerity si è allargato a molti altri Paesi tra cui l'Italia, la Grecia e la Spagna.
Sostanzialmente i luoghi in cui la crisi economica che sta investendo l'intera Europa sta provocando i danni maggiori.
In Italia: gli studenti alla testa delle manifestazioni
In Italia, lo sciopero europeo ha visto scendere in piazza centinaia di migliaia di lavoratori e giovani in diverse città, con l'epicentro della dinamica politica e di scontro a Roma. Il governo di Monti, ormai in fase di conclusione del proprio mandato, sta continuando a portare avanti una politica fatta di tagli pesantissimi che massacrano ulteriormente le condizioni di vita ed il futuro delle masse. Tagli alla sanità, all'istruzione, a quello che resta dello stato sociale, rappresentano alcune delle principali attività reazionarie in cui questo governo filo-padronale è alacremente impegnato.
La giornata del 14 novembre sarà ricordata, insieme a quella del 15 ottobre dello scorso anno e del 14 dicembre di due anni fa, come l'ennesima dimostrazione di alcuni assi fondamentali dell'analisi che i comunisti devono approntare per incidere nella realtà.
Il primo elemento che trova conferma nella realtà dei fatti è che le forze dell'ordine non rappresentano altro che uno strumento di cui i padroni e i loro governi sistematicamente si dotano ed utilizzano per reprimere il dissenso delle masse. La violenza di Stato che si è vista a Roma, a Torino ed in tante altre piazze d'Italia si è manifestata in tutta la sua forza e vergognosa arroganza. A rafforzarla e legittimarla sono arrivate le parole, il giorno dopo le mattanze poliziesche, del ministro degli Interni Cancellieri, che ha espresso apprezzamento e solidarietà per le forze repressive a cui lei stessa ed il suo governo avevano commissionato questa brutale operazione di sbirraglia.
Il secondo elemento, che peraltro andiamo dicendo da diverso tempo, è la necessità di una forma di autodifesa dei cortei nelle manifestazioni. E' assolutamente necessario prendere atto di come sia imprescindibile per la sicurezza dei manifestanti un serio servizio d'ordine, oltre al fatto che è ormai chiaro a chiunque come affrontare a mani alzate la polizia in assetto di guerra non è propriamente una mossa astuta.
La mobilitazione del 14 novembre, in Italia, ha visto la proclamazione di quattro ore di sciopero generale da parte della Cgil. Tuttavia, contrariamente ai programmi dei burocrati sindacali Camusso e Landini, la presenza di realtà antagoniste, oltre che di alcuni sindacati di base e, soprattutto, degli studenti, ha non solo spostato politicamente a sinistra l'asse della manifestazione, ma ha radicalizzato la piazza.
E' ora di alzare lo scontro, non è più possibile, in una fase di crisi acuta e di attacco alle nostre condizioni di vita, chiedere la concessione di alcune briciole ai padroni ed ai loro governi. E' necessario mettere in discussione, com'è ormai nella percezione di una larga parte dei lavoratori e dei giovani, l'intero sistema economico-sociale capitalista, partendo dal presupposto che qualsiasi governo esca dalle tornate elettorali o dalle stanze parlamentari non potrà fare altro che tutelare gli interessi dei poteri forti nazionali ed internazionali.
In Portogallo
Come detto, lo sciopero era inizialmente previsto solamente in Portogallo, cioè a dire uno dei paesi maggiormente colpiti dalla crisi capitalistica che sta attanagliando il continente europeo. Anche a Lisbona, la polizia ha vigliaccamente caricato il corteo di manifestanti, mostrando ancora una volta come dai gestori del dominio capitalistico, ad ogni latitudine, non possa attendersi altro che sopraffazione ed ingiustizia. Il governo conservatore guidato da Passos Coelho ha infatti risposto con le manganellate della polizia alle rivendicazioni di giustizia sociale della piazza.
Lo sciopero è stato numericamente molto importante, soprattutto nel settore dei trasporti, dove l'adesione è stata superiore al 60% nelle città di Oporto, Braga, Lisbona e Coimbra. Il Portogallo è infatti una delle nazioni europee che maggiormente sta risentendo della crisi e, soprattutto, della stretta messa in opera dagli aguzzini della Troika. Il Paese lusitano, che ha nei mesi scorsi ottenuto aiuti nell'ordine dei 78 miliardi di euro, ha visto registrarsi, nell'ultimo trimestre del 2012, una significativa caduta del 3,4% del proprio Pil rispetto ai dati riguardanti il medesimo periodo nel 2011. Inoltre, la disoccupazione è aumentata fino al 15,8% fra i mesi di luglio e settembre.
In Spagna
Anche in Spagna, guidata dal governo Rajoy, imponenti sono state le mobilitazioni del 14 novembre. Le burocrazie sindacali che, al pari della Cgil in Italia, sono state politicamente costrette dalla propria base a scioperare, hanno registrato un dato numerico molto significativo ed una radicalità politica della piazza che loro stesse non si attendevano. Nello stato iberico lo sciopero ha raggiunto adesioni fino a punte del 75%, con il blocco della produzione in fabbriche importanti. Si sono fermate, infatti, gli stabilimenti della Nissan, dell'Opel, della Seat, della Peugeout e della Volkswagen; oltre che il settore siderurgico e chimico. Il Paese è stato così letteralmente bloccato. Si sono avute manifestazioni di massa in diverse città, con la solita tattica della violenza di Stato messa in campo anche dal governo Rajoy attraverso lo strumento della repressione poliziesca. Più di 80 persone sono state arrestate e più di 30 sono stati i feriti.
Molto grande è stata la manifestazione alternativa promossa dal sindacalismo di base a Madrid. Come ha detto Angel Luis Parras (dirigente dei Cobas e di Corriente Roja, sezione spagnola della Lit), uno dei quattro oratori che ha tenuto i comizi conclusivi: "Dopo uno scipero generale come quello di oggi, il messaggio che noi lavoratori mandiamo al governo è: que se vayan!" e ha poi aggiunto che il compito principale è ora quello di approfondire l'unità el sindacalismo di classe e dei movimenti per costruire una alternativa di classe al governo borghese e ai sindacati e partiti complici del massacro sociale.
E ora sviluppiamo la lotta!

Molti editorialisti filo-governativi hanno, nel migliore delle ipotesi, tirato nuovamente in ballo le idiozie riguardanti presenze di presunti black bloc nei cortei. Respingiamo al mittente queste illazioni, come è ampiamente documentato da chi in piazza c'era, vale a dire centinaia di giovanissimi studenti, molti dei quali alla prima manifestazione, vittime della cieca violenza delle forze dell'ordine armate dal governo. E' vergognoso mistificare in termini tanto abietti una realtà dei fatti così diversa da quella che viene raccontata. I violenti e criminali sono soltanto da una parte, e la vigliacca caccia all'uomo scatenata dalla polizia, ad esempio, per le strade di Roma, ne è un chiaro segnale. Far presidiare dalla Digos i centri medici ospedalieri dove i ragazzi sono stati medicati, con l'obiettivo di schedarli, minacciarli, denunciarli e picchiarli ulteriormente dà il senso dell'obiettivo politico che aveva il governo. Scatenare una gigantesca caccia all'uomo, impaurire i giovani che lottano per il proprio futuro, spingerli a rimanere a casa, stroncare sul nascere una forma di opposizione sociale, come quella degli studenti, che non sia imbrigliata dai freni e dalle logiche asservite delle burocrazie dei partiti riformisti e dei sindacati istituzionali (Cgil e Fiom in testa); ecco quali sono stati gli obiettivi di Monti e della sua cricca. 

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