Dopo la ben nota storia della
particella di sodio, tormentone della pubblicità di un’acqua minerale,
segnaliamo la solitudine spaesata di un’altra
particella, non di sodio ma catastale . Una particella di circa un ettaro a destinazione agricola che in compagnia di
tante altre sue compagne doveva costituire la grande aera per la costruzione dell’ avveniristico aeroporto di
Frosinone – Ferentino. Dal momento che un’aerostazione non può occupare
una zona agricola, l’allegra compagnia delle particelle doveva cambiare
destinazione d’uso per essere inserita in un nuovo piano regolatore come area industriale . L’operazione non era della più semplici. Per
approvare il nuovo piano regolatore con le particelle in procinto di svestire i
panni delle povere contadinelle per diventare generose supporter di boeing e
super jet, gli amministratori della
società costituita per costruire la
struttura, dovevano riprodurre le suddette particelle in fogli catastali e presentarli al
consorzio industriale il quale doveva
ratificare la variante. Dopodiché il tutto passava al vaglio della
regione Lazio per un’ulteriore approvazione. Il che è puntualmente avvenuto
nel gennaio del 2008. Il nuovo piano regolatore con le particelle
trasformate da contadine a capitane d’industria, ritornava così al
consorzio per dare corso all’esproprio di abitazioni e attività agricole presenti
sull’area . Nel corso di questa
macchinosa procedura si consuma il dramma della nostra particella. Quel piccolo e triste appezzamento di un
ettaro, sito nei pressi di Ferentino,
finiva riprodotto nel foglio catastale n.64. Ma per il
maldestro pressapochismo
degli amministratori e dei
tecnici della società che doveva realizzare l’aeroporto, il foglio n.64 non è stato indicato nella
relazione di accompagno alla documentazione.
Quando il consorzio industriale si è ritrovato sul tavolo la pratica con
tutti i fogli attestanti l’avvenuta mutazione delle particelle in aera
industriale, si è accorto che nella
relazione mancava il foglio n.64.
Proprio il pezzo di carta che avrebbe
dato la patente di area industriale alla
povera nostra particella, che in questo modo rimaneva marchiata ancora con la
destinazione ad uso agricolo. La disgraziata
particella ore è sola. Mentre la sue compagne sono diventate industriose, lei è rimasta contadinella solitaria. Ma anche le altre sue amiche industriali sono tristi, perché la mancanza
della compagna del foglio 64,
provoca un buco nella loro consolidata aggregazione necessaria per
costruire l’aeroporto, rendendo inutile lo
sforzo compiuto peri cambiare destinazione d’uso.
Dunque la bella e avveniristica
struttura non si può realizzare. Quelli
del consorzio industriale, mossi a pietà,
si sono subito resi disponibili a recepire una nuova relazione in cui
fosse indicato il foglio 64 per far
tornare in compagnia la particella solitaria. Ma per ovviare a questa
ingiustizia, gli sciagurati dirigenti della società deputata alla costruzione
dell’aerostazione dovranno iniziare
una nuova procedura il cui espletamento richiederà molti,
troppi, anni. Per cui la particella del foglio 64 rimarrà
per sempre triste e sola, l’aeroporto non si costruirà. Non è una favola a
lieto fine per la particella, ma forse per gli abitanti della zona si. La macroscopica svista della Società
Aeroporto di Frosinone nel redigere la relazione allegata alla variante del
piano regolatore, può costituire l’ennesimo intoppo decisivo nel decretare la fine definitiva di questo
progetto malsano. Fa comunque rabbia
aver foraggiato e continuare a foraggiare con soldi pubblici la società
Aeroporto di Frosinone, creata per costruire un mostro ecologico e incapace di portare a termine l’operazione. Speriamo
che la svista per cui non si è ottenuto il cambio di destinazione d’uso da agricolo a
industriale di una particelle sita nel mezzo dell’area aeroportuale,
decreti la definitiva messa in liquidazione
della Società Aeroporto di Frosinone. Un ente la cui insostenibilità economica
era già stata rilevata più volte dalla Corte dei Conti e che dell’inizio della
sua attività per lavorare inutilmente, , poco e male, ha fagocitato quattro milioni e mezzo di euro.
Meno male che la Regione si è inabissata prima di regalare alla società, già guidata da Francesco Scalia il cui timone
oggi è retto da Gabriele Picano , un
altro milione e trecentomila euro di denari pubblici. La storia dell’Aeroporto
di Frosinone è simile alle vicende di tante altre “grandi opere” mai realizzate o in via di realizzazione, o realizzate
male. Per la gestione di questi piani infrastrutturali faraonici sono
nate società che continuano a drenare milioni di euro pubblici necessari
a imbastire speculazioni e ruberie, vedi la società per la realizzazione del
ponte sullo stretto. Mentre sarebbe utile che quegli stessi milioni di euro fossero utilizzati per la messa in
sicurezza del nostro territorio che si disgrega e viene cancellato dalle piene dei fiumi ogni
volta che piove un po’ più intensamente del solito.
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