Le rovine

"Le rovine non le temiamo. Erediteremo la terra. La borghesia dovrà farlo a pezzi il suo mondo, prima di uscire dalla scena della storia. Noi portiamo un mondo nuovo dentro di noi, e questo mondo, ogni momento che passa, cresce. Sta crescendo, proprio adesso che io sto parlando con te"

Buenaventura Durruti

domenica 24 marzo 2013

Arrivederci in piazza

Luciano Granieri


 I nostri  compagni  - di sempre nelle lotte, ma ex compagni in Rifondazione Comunista - Maddè Guglielmo e Giuseppe Antonelli, si sono dimessi dall’organo dirigente provinciale del partito. Le motivazioni sono ampiamente spiegate nella lettera di dimissioni che hanno inviato agli  organi direttivi  e che noi abbiamo pubblicato in un altro post. Sorprende scoprire che gran parte delle cause per le quali Giuseppe e Maddè hanno deciso di lasciare l’organo direttivo provinciale coincidono con quanto il sottoscritto e la maggioranza del circolo cittadino Carlo Giuliani, compreso il segretario Andrea Cristofaro, hanno sempre sostenuto prima di uscire dal partito determinando lo scioglimento del circolo di Frosinone. L’enorme distanza fra la passione e l’entusiasmo dei militanti attivi nelle lotte,  e la deprimente e castrante aspirazione dei dirigenti di rientrare in Parlamento,  la convinzione che la teoria rivoluzionaria non sia necessaria, la frenetica rincorsa a ciò che decideva il Pd, sono stati tutti argomenti che il sottoscritto, con altri compagni che allora fuoriuscirono, ha posto all’interno di confronti e discussioni. Ma fra coloro che ci accusavano  di voler portare il partito all’anonimato e al dissolvimento, di non riconoscere la necessità di  un realismo politico che, per consentire l’ingresso nelle assisi locali e nazionali, conduceva a spogliarsi dei buoni propositi  programmatici e di lotta ed  accettare alchimie elettoralistiche indigeribili, c’erano, dispiace dirlo, proprio Giuseppe e Maddè.  Sorprendono inoltre i tempi lunghi con cui i nostri due compagni e amici hanno  preso atto dell’inadeguatezza della dirigenza provinciale. Non era necessario l’ulteriore bagno di sangue delle ultime elezioni regionali e politiche per  certificare   questo fallimento. Segnali forti si erano avuti già nel corso della vicenda elettorale relativa alle comunali di Frosinone e Ceccano. E’  palese  che sotto la reggenza provinciale di Ornella Carnevale -non me ne voglia Ornella ma sto mettendo in fila degli eventi  così come si sono verificati - siano successi i seguenti incresciosi  fatti : Si è dissolto il circolo del Capoluogo Carlo Giuliani , al quale fu dato dal “Provinciale”   mandato, per le elezioni  comunali di Frosinone,  di perseguire la sua linea programmatica, precisamente pianificata,  consistente nel non appoggiare, in caso di ballottaggio,  né l’uno né l’altro dei sindaci contendenti. Linea  poi sconfessata quando si è trattato di prendere posizione alla vigilia del secondo turno, scegliendo di supportare il sindaco Marini in aperto contrasto con le decisioni assunte  assieme al circolo stesso. Senza discutere preventivamente con i suoi iscritti,  provocandone  così l’inevitabile fuoriuscita dal partito. Inoltre a Ceccano, per vincere,  si è accettata la pericolosissima alleanza con la socialista  Maliziola.  La cosa è riuscita ma l’affermazione è risultata immediatamente una vittoria di Pirro, in quanto l’ingresso riconoscente in giunta, concesso  dallo stesso sindaco Malziola, a un figuro proveniente dalle fila berlusconiane,  ha provocato inevitabilmente il passaggio di Rifondazione all’opposizione a fianco di quel Pd di cui si erano dette peste e corna in campagna elettorale. E’ riuscita l’improvvida impresa di trasformare una vittoria in una sconfitta.  Sono fatti secondo me già più che sufficienti a certificare il fallimento di una dirigenza. Per questo io ed altri compagni abbiamo restituito la tessera. Ma questo è il passato. Ora è necessario invece occuparsi del presente e del futuro. E la decisione dei compagni Maddè e Giuseppe forse può essere utile alla causa. Il grave stato di crisi sociale ed economica che sta coinvolgendo il Paese, e in particolare il nostro territorio, richiede il massimo  impegno nel conflitto, nella lotta. Uno sforzo che non può essere indebolito da beghe e inefficienze dirigenziali di partito. Pur nella drammaticità della situazione si registra un fatto nuovo e positivo, l’affermazione del Movimento 5 Stelle. E’ necessario riconoscere che i grillini , all’interno del sistema,  stanno riuscendo laddove Rifondazione, quando ne ebbe l’occasione, fallì. Ovvero stanno mettendo in atto, anche se in modo disorganico, un’azione di sabotaggio e di paralisi del sistema istituzionale assolutamente necessaria. Ma è altrettanto evidente che il M5S non può andare al di là di una azione distruttiva. La sua eterogeneità programmatica, la sua inadeguatezza organizzativa interna, gli impediscono di aggregare un blocco sociale, qualsiasi esso sia. In pratica la potenzialità in termine di rappresentanza di classe del Movimento 5 stelle è nulla. Per cui all’abilità di distruggere non si associa la capacità di costruire un alternativa. Ed allora ecco che l’alternativa anticapitalista può riempire il vuoto creato dal disfacimento provocato da Grillo, ecco che le forze anticapitaliste, imperialiste, comuniste,  hanno il dovere di riempire questi spazi. Ciò lo si può ottenere ritornando a dare rappresentanza a quella marea di gente che oggi ne è priva e che la cerca in aggregazioni improprie. Mi riferisco a lavoratori, disoccupati, studenti, pensionati. Persone che sono in attesa di risposte da partiti e sindacati i quali hanno promesso di occuparsi di loro  ma, fino ad ora, o non  l’hanno  fatto, o  la loro azione è stata peggiorativa. Bisogna dunque ricominciare -ma per Maddè e Giuseppe è più appropriato dire continuare – a  tornare nelle fabbriche nelle scuole, nei luoghi di aggregazione. E necessario far sentire la propria vicinanza ai lavoratori, ai precari, ai disoccupati parlando la loro lingua in modo trasparente  , facendo emergere le vertenze e mettendole in connessione fra di loro. Urge   costruire la rappresentanza partendo dalle singole istanze locali per arrivare a un progetto nazionale condiviso. Un partito anticapitalista e comunista  serve a connettere le varie lotte per i diritti che i loro  militanti seguono nel territorio, e fare in modo che diventi un’unica e potente azione di contrasto. Le lotte del lavoratori della Multiservizi  a Frosinone, così come quelle della Fiat di Cassino, della Ferrari a Maranello, dei facchini dell’Ikea di Piacenza, della Jabil, della Esselunga,  e di altre vertenze  presenti sul territorio nazionale vanno appoggiate senza se e senza ma. Si deve iniziare riacquistando la fiducia di questi lavoratori, i quali devono capire che possono contare finalmente in modo trasparente su una forza in grado di dargli una prospettiva di vita dignitosa per il futuro. Cosa possibile solo  ottenendo    la vittoria del lavoro sul capitale  finanziario. E’ necessario una movimento  capace di connettere le lotte per il lavoro con quelle per la difesa del territorio, Tav,  Dal Molin, ma anche la questione dei rifiuti di Roma da trattare a Colfelice. E  soprattutto è fondamentale riorganizzarsi per ridare spinta al contrasto alla dittatura del capitalismo. Tornare a riproporre con forza la questione del debito, la moratoria del pagamento degli interessi e la loro rinegoziazione. Come ho già detto tutto ciò deve partire dalle singole vertenze locali. Ed è per questo motivo che persone come Giuseppe e Maddè sono necessarie soprattutto se riusciranno a svincolarsi dalle pastoie burocratiche di obsoleti e ormai insignificanti apparati partitici. A rivederci presto in piazza cari Giueseppe e Maddè.

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