I nostri compagni - di sempre nelle lotte, ma ex compagni in
Rifondazione Comunista - Maddè Guglielmo e Giuseppe Antonelli, si sono dimessi
dall’organo dirigente provinciale del partito. Le motivazioni sono ampiamente spiegate
nella lettera di dimissioni che hanno inviato agli organi direttivi e che noi abbiamo pubblicato in un altro post.
Sorprende scoprire che gran parte delle cause per le quali Giuseppe e Maddè
hanno deciso di lasciare l’organo direttivo provinciale coincidono con quanto
il sottoscritto e la maggioranza del circolo cittadino Carlo Giuliani, compreso
il segretario Andrea Cristofaro, hanno sempre sostenuto prima di uscire dal
partito determinando lo scioglimento del circolo di Frosinone. L’enorme
distanza fra la passione e l’entusiasmo dei militanti attivi nelle lotte, e la deprimente e castrante aspirazione dei
dirigenti di rientrare in Parlamento, la
convinzione che la teoria rivoluzionaria non sia necessaria, la frenetica
rincorsa a ciò che decideva il Pd, sono stati tutti argomenti che il
sottoscritto, con altri compagni che allora fuoriuscirono, ha posto all’interno
di confronti e discussioni. Ma fra coloro che ci accusavano di voler portare il partito all’anonimato e al
dissolvimento, di non riconoscere la necessità di un realismo politico che, per consentire l’ingresso
nelle assisi locali e nazionali, conduceva a spogliarsi dei buoni propositi programmatici e di lotta ed accettare alchimie elettoralistiche
indigeribili, c’erano, dispiace dirlo, proprio Giuseppe e Maddè. Sorprendono inoltre i tempi lunghi con cui i
nostri due compagni e amici hanno preso
atto dell’inadeguatezza della dirigenza provinciale. Non era necessario l’ulteriore
bagno di sangue delle ultime elezioni regionali e politiche per certificare questo
fallimento. Segnali forti si erano avuti già nel corso della vicenda elettorale
relativa alle comunali di Frosinone e Ceccano. E’ palese che sotto la reggenza provinciale di Ornella
Carnevale -non me ne voglia Ornella ma sto mettendo in fila degli eventi così come si sono verificati - siano successi
i seguenti incresciosi fatti : Si è
dissolto il circolo del Capoluogo Carlo Giuliani , al quale fu dato dal “Provinciale”
mandato,
per le elezioni comunali di Frosinone, di perseguire la sua linea programmatica, precisamente
pianificata, consistente nel non
appoggiare, in caso di ballottaggio, né l’uno
né l’altro dei sindaci contendenti. Linea poi sconfessata quando si è trattato di
prendere posizione alla vigilia del secondo turno, scegliendo di supportare il
sindaco Marini in aperto contrasto con le decisioni assunte assieme al circolo stesso. Senza discutere
preventivamente con i suoi iscritti, provocandone
così l’inevitabile fuoriuscita dal
partito. Inoltre a Ceccano, per vincere, si è accettata la pericolosissima alleanza con
la socialista Maliziola. La cosa è riuscita ma l’affermazione è
risultata immediatamente una vittoria di Pirro, in quanto l’ingresso riconoscente
in giunta, concesso dallo stesso sindaco
Malziola, a un figuro proveniente dalle fila berlusconiane, ha provocato inevitabilmente il passaggio di
Rifondazione all’opposizione a fianco di quel Pd di cui si erano dette peste e
corna in campagna elettorale. E’ riuscita l’improvvida impresa di trasformare
una vittoria in una sconfitta. Sono
fatti secondo me già più che sufficienti a certificare il fallimento di una
dirigenza. Per questo io ed altri compagni abbiamo restituito la tessera. Ma
questo è il passato. Ora è necessario invece occuparsi del presente e del
futuro. E la decisione dei compagni Maddè e Giuseppe forse può essere utile
alla causa. Il grave stato di crisi sociale ed economica che sta coinvolgendo
il Paese, e in particolare il nostro territorio, richiede il massimo impegno nel conflitto, nella lotta. Uno
sforzo che non può essere indebolito da beghe e inefficienze dirigenziali di
partito. Pur nella drammaticità della situazione si registra un fatto nuovo e
positivo, l’affermazione del Movimento 5 Stelle. E’ necessario riconoscere che
i grillini , all’interno del sistema, stanno riuscendo laddove Rifondazione, quando
ne ebbe l’occasione, fallì. Ovvero stanno mettendo in atto, anche se in modo disorganico,
un’azione di sabotaggio e di paralisi del sistema istituzionale assolutamente necessaria.
Ma è altrettanto evidente che il M5S non può andare al di là di una azione
distruttiva. La sua eterogeneità programmatica, la sua inadeguatezza organizzativa
interna, gli impediscono di aggregare un blocco sociale, qualsiasi esso sia. In
pratica la potenzialità in termine di rappresentanza di classe del Movimento 5
stelle è nulla. Per cui all’abilità di distruggere non si associa la capacità
di costruire un alternativa. Ed allora ecco che l’alternativa anticapitalista può
riempire il vuoto creato dal disfacimento provocato da Grillo, ecco che le
forze anticapitaliste, imperialiste, comuniste, hanno il dovere di riempire questi spazi. Ciò
lo si può ottenere ritornando a dare rappresentanza a quella marea di gente che
oggi ne è priva e che la cerca in aggregazioni improprie. Mi riferisco a
lavoratori, disoccupati, studenti, pensionati. Persone che sono in attesa di
risposte da partiti e sindacati i quali hanno promesso di occuparsi di loro ma, fino ad ora, o non l’hanno fatto, o la loro azione è stata peggiorativa. Bisogna
dunque ricominciare -ma per Maddè e Giuseppe è più appropriato dire continuare –
a tornare nelle fabbriche nelle scuole,
nei luoghi di aggregazione. E necessario far sentire la propria vicinanza ai
lavoratori, ai precari, ai disoccupati parlando la loro lingua in modo trasparente
, facendo emergere le vertenze e
mettendole in connessione fra di loro. Urge costruire la rappresentanza partendo dalle
singole istanze locali per arrivare a un progetto nazionale condiviso. Un
partito anticapitalista e comunista serve a connettere le varie lotte per i
diritti che i loro militanti seguono nel
territorio, e fare in modo che diventi un’unica e potente azione di contrasto.
Le lotte del lavoratori della Multiservizi a Frosinone, così come quelle della Fiat di
Cassino, della Ferrari a Maranello, dei facchini dell’Ikea di Piacenza, della
Jabil, della Esselunga, e di altre vertenze
presenti sul territorio nazionale vanno
appoggiate senza se e senza ma. Si deve iniziare riacquistando la fiducia di
questi lavoratori, i quali devono capire che possono contare finalmente in modo
trasparente su una forza in grado di dargli una prospettiva di vita dignitosa
per il futuro. Cosa possibile solo ottenendo
la vittoria del lavoro sul capitale finanziario. E’ necessario una movimento capace di connettere le lotte per il lavoro
con quelle per la difesa del territorio, Tav,
Dal Molin, ma anche la questione dei rifiuti di Roma da trattare a
Colfelice. E soprattutto è fondamentale
riorganizzarsi per ridare spinta al contrasto alla dittatura del capitalismo.
Tornare a riproporre con forza la questione del debito, la moratoria del
pagamento degli interessi e la loro rinegoziazione. Come ho già detto tutto
ciò deve partire dalle singole vertenze locali. Ed è per questo motivo che
persone come Giuseppe e Maddè sono necessarie soprattutto se riusciranno a
svincolarsi dalle pastoie burocratiche di obsoleti e ormai insignificanti
apparati partitici. A rivederci presto in piazza cari Giueseppe e Maddè.
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