Pasquale Coccia, da Alias del 14 settembre
Intervista a Antonio Borgogni, docente all’Università di
Cassino e promotore di un modello già in atto in molti paesi d’Europa.
“Centrale è la riqualificazione partecipata dello spazio pubblico per
aumentarne accessibilità e fruibilità.
Dal 16 al 22 settembre l’Ue promuove la settimana della mobilità
sostenibile, proponendo ai cittadini di rendersi protagonisti attraverso il
movimento. Si possono percorrere a piedi alcuni tratti casa-lavoro, muoversi in
bici e integrare il percorso con i mezzi pubblici, fare esercizi agli attrezzi
posti davanti alla fermata dell’autobus. E’ un modello che in altri paesi
europei è già stato realizzato e si chiama Active
City. Antonio Borgogni, docente all’Università di Cassino e del Lazio
Meridionale, su questi temi ha sviluppato ricerche comparate tra Finlandia,
Francia, Spagna e Italia. Dal 2010 promuove Active
City . www.activecity.it,
che propone l’idea del corpo come analizzatore della qualità della vita in
città in relazione agli approcci delle Città Sane e Smart. Ha pubblicato il libro Body Town Planning and Partecipation- The Roles of Young people and
Sports.
Che
cosa è una città attiva?
E’ la città in cui le
infrastrutture,i servizi di mobilità sportivi, ricreativi e l’ambiente sociale
facilitano l’uso del corpo nella vita quotidiana contribuendo a rendere la
città più sana , intelligente vivibile e sicura. Centrale è la riqualificazione
partecipata dello spazio pubblico per aumentare l’accessibilità, la fruibilità, la sicurezza, l’estetica.
Quali
caratteristiche deve avere una città attiva ?
La comunità scientifica è
concorde sul fatto che lo stato di salute positiva si ottenga grazie all’attività
motoria quotidiana e non solo alla pratica sportiva. Una città attiva deve
essere dotata di percorsi pedonali, ciclabili, spazi verdi, impianti sportivi
accessibili sia dal punto di vista infrastrutturale che economico, servizi di
trasporto efficienti con fermate entro 300 metri dall’abitazione. Ricerche
svolte in vari paesi dimostrano che la prossimità degli spazi verdi, di
impianti, di percorsi ciclabili o pedonali incrementa i livelli di attività
motoria dei cittadini.
Quali
sono i vantaggi sulla salute dei cittadini e della città?
I benefici principali,
secondo la guida dell’Oma Europa Una
città sana è una città attiva, risiedono nel miglioramento della salute dei
cittadini attraverso una diminuzione della sedentarietà e delle malattie che ne
derivano con conseguente risparmio della spesa sanitaria e dei trasporti. Pur essendo
questi gli obbiettivi principali delle
istituzioni, la città attiva favorisce altri aspetti importanti, quali l’allargamento
delle reti sociali, il miglioramento della qualità ambientale, una maggiore produttività
dei cittadini e dei lavoratori, la creazione di ambienti più vivibili e
attraenti per residenti, turisti e per chi intende cambiare città, il
miglioramento della qualità del’aria e
dell’inquinamento acustico,una maggiore accessibilità alle aeree verdi, la
riqualificazione partecipata del quartiere e l’incremento della coesione
sociale e dell’identità comunitaria.
Quando e dove nascono i primi modelli di città
attiva?
La sensibilità ambientale
nata nei paesi centro e nord europei negli anni Settanta può essere considerata
l’origine moderna di un’idea di città come reazione al traffico automobilistico.
I woonerf (strade condivise) olandesi nascono in quegli anni. Oggi diverse
città europee si muovono in questa direzione con progettazioni integrate:
Copenaghen, può essere considerata esempio di promozione della mobilità
ciclabile; Barcellona con la capillare diffusione di spazi ricreativi e
sportivi, formali e informali, le tante esperienze di cittadine europee che
adottano il sistema degli Shared Space, diverse città italiane che fanno parte
della rete “Città Attive” nata nel 2012.
Che
cosa dovrebbero fare gli amministratori di una città per avviare politiche di
città attiva?
Partire dalla ricognizione
dell’esistente, vi sono molti spazi urbani nelle nostre città che con
interventi limitati possono essere valorizzati. Inoltre, avviare un tavolo
intersettoriale interno all’amministrazione aperto ai contributi di esperti e
delle realtà associative e private del territorio. Ad esempio, con la regia
dell’ente locale e di esperti, i volontari di un’associazione possono dare un
grande contributo all’avvio di un’esperienza di percorsi sicuri casa-scuola (piedi
bus) mentre l’associazione degli albergatori può essere interessata a
promuovere la città come attiva. Come avviene in varie realtà sono i siti degli
alberghi stessi che propongono l’hotel rimarcando come nella vicinanze ci sia
il percorso ciclabile o per fare jogging. Ogi progetto e piano d’azione va
realizzato in base al contesto specifico. Il ruolo principale degli esperti è
questo.
E’
possibile rendere attive città come Roma, Milano, Napoli, Torino?
La situazione delle grandi
città italiane è complessa. Una scellerata politica della mobilità fin dal
dopoguerra ha portato ad avere il più alto indice di auto per abitante in
Europa (l’indice di motorizzazione di Roma è tre volte quello di Parigi).
Tuttavia si registrano alcuni segnali. Torino, che fa parte delle città attive,
ha attivato un protocollo come città camminabile. E’ una direzione obbligata
visto ciò che sta accadendo in Europa.
In
quali centri sono state realizzate politiche di città attive?
Con progettazioni ancora
integrate possiamo citare le città che hanno partecipato al primo seminario Active City: costruiamo il modello italiano svoltosi a Ferrara nell’ottobre del 2012: Udine, città che è
stata per vari anni capofila della rete italiana “Città Sane”, Torino, Bari,
Casalecchio di Reno e varie altre realtà tra cui le interessanti azioni di
promozione dell’attività motoria della Regione e del Servizio Sanitario dell’Emilia
Romagna; citotra tutte la capillare campagna per la promozione dell’uso delle scale.
Quali
modelli hanno realizzato nelle grandi città europee?
Copenaghen ha puntato sulla
ciclabilità con l’obbiettivo di divenire “car free”e “carbon neutral” city
entro il 225, a dimostrazione della necessità di politiche integrate. Turku,in
Finlandia, promuove da vent’anni le politiche più innovative attraverso sistemi
infrastrutturali di accesso gli impianti, di promozione dell’attività motoria a
partire dal cammino, basati sui dati scientifici che le università finlandesi
hanno evidenziato.
Quali
paesi dell’Ue sono avanti nelle politiche delle città attive?
La Finlandia dal punto di
vista dei cittadino fisicamente attivi, è tra i primi in classifica in Europa.
I paesi in cui il tasso di sedentarietà è più basso sono quelli in cui queste
politiche sono più avanzate, come in Scandinavia, Olanda, Svizzera e in parte
Gran Bretagna.
Nelle
grandi città dei paesi extraeuropei sono state realizzate politiche di città
attive?
In Europa, Nord America e
alcune nazioni asiatiche la linea di tendenza
della riqualificazione urbana si concentra sulla vivibilità dello spazio
pubblico, compresi gli spazi pedonali e ciclabili, in Italia c’è scetticismo
sulla possibilità di sviluppare politiche del genere, si dice che è facile
parlare dei paesi del Nord Europa, ma dopo Amsterdam la seconda città mondiale
ad avere aumentato gli spostamenti
ciclabili negli ultimi venti anni è Bogotà! Se è possibile a Bogotà, una
città di 9 milioni di abitanti posta a 2600 metri di altitudine con 350 km di
piste ciclabili, perchè non da noi?
A
quali “comodità” devono rinunciare gli abitanti di una città attiva?
E’ una domanda molto
interessante, cruciale per predire il successo di una proposta. Verrebbe da
dire a nessuna, perché una città attiva consente spostamenti più veloci
rispetto a una città ordinaria. Il punto di svolta sta nell’agire in modo integrato
(con politiche educative, della mobilità, sociali, urbanistiche) in modo tale che
la percezione dei cittadini si modifichi. Il successo del Vèlib a Parigi
risiede nella percezione del vantaggio (risparmio di tempo, salute, stare all’aria
aperta anziché nel metrò) che i cittadini hanno nell’usare il sistema di
biciclette pubbliche. E’ anche un buon
esempio di contatto tra città attiva e città smart viste le varie modalità
tecnologiche con cui funziona. La vera rinuncia è alla pigrizia e alla
conseguente sedentarietà
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