“Chi
sono le streghe? Sono state chiamate
streghe quelle donne che non hanno accettato passivamente il ruolo loro imposto
da una lunga tradizione che le vuole mogli e madri e che hanno preso una via
diversa da quella indicata e
obbligata da chi, da sempre detiene il
potere saldamente in mano. Esse furono perseguitate per un periodo che si
estese per oltre quattro secoli (1300-1700) partendo dalla Germania e
allargandosi a macchia d’olio, a tutta l’Europa. La “caccia alle streghe” prese
forme diverse in momenti e luoghi
diversi, ma non perse mai le
caratteristiche essenziali come quella di essere una campagna di terrore scatenata
e controllata dalla classe dominante rivolta contro la popolazione contadina di
sesso femminile. Quali erano le accuse così gravi tali da provocare una
repressione tanto violenta?
1) Le
streghe venivano accusate di crimini sessuali contro i maschi
2) Erano
accusate di essere organizzate
Ancora
oggi la “Caccia alle streghe” continua con metodi più sottili contro ogni donna
che tenta di aprirsi un nuovo sentiero, vivendo la propria esistenza nei modi a
lei più congeniali. Per far sì che questa nuova consapevolezza abbia una
validità storica, noi donne vogliamo collegarci a quelle che nel passato hanno
lottato da sole contro il potere maschile. La rappresentazione “Le streghe” si
inserisce in questo tentativo di riappropriazione della nostra storia di donne,
finora represse dalla cultura dominante”.
Il testo sopra riportato è un estratto
del volantino prodotto dal “Collettivo Femminista di Cinisi” . Fu scritto per
denunciare la violenza subita da Lucia Cilluffo, una ragazza di 14 anni, figlia
di pescatori di Terrasini, afflitta da meningite fin da bambina, violentata da
due “vecchi porci” del luogo.
Il
Collettivo, nacque e si sviluppò all’interno del Cricolo Musica e Cultura voluto
e organizzato da Peppino Impastato a Cinisi nel 1976. Queste ragazze riuscirono caparbiamente a
porre in risalto la questione della
violenza sulle donne, esponendosi con comizi in pubblica piazza. Subirono azoni
repressive e insulti. Le donne del collettivo erano considerate
“buttane”, lesbiche, avrebbero fatto meglio a starsene a casa per accudire ai
lavori domestici.
Come dimostra questa
testimonianza tratta dal libro di Sandro Vitale “Nel Cuore dei Coralli, Peppino Impastato una vita contro la mafia”
La piaga della violenza sulle donne ha sempre avvelenato nei secoli ogni tipo
di organizzazione sociale. Una logica criminale ma funzionale alla necessità di
esibire l’ineluttabilità di rapporti di forza secolari fra l’uomo e la donna. Raffigurazione portante di una rappresentazione più ampia riguardante il consolidato dominio degli
elementi dominanti ( maschio, potere
politico–finanziario, mafia) sul resto
della collettività.
Nel solco tracciato dal Collettivo Femminista nato e cresciuto nell’ambito
del Cricolo Musica e Cultura voluto da Peppino, l’Osservatorio Peppino
Impastato di Frosinone intende battersi contro ogni forma di violenza sulle
donne con le armi della condivisione e sensibilizzazione a forme di convivenza non violenta, consapevole
che la repressione violenta di ogni atto di ribellione, o di
un semplice rifiuto di una donna è una
delle basi sui cui le culture dominanti
anche mafiose e crimonogene fondano la
loro inossidabile tirannia.
Per questo motivo abbiamo accettato con piacere
di partecipare all’evento organizzato dalle associazioni Rete La Fenice di Giuseppina Bonaviri e Collettivo
cinque dal titolo: “L’arte contro il femminicidio” che si terrà domenica
prossima 22 settembre presso la Villa Comunale di Frosinone. Per tutta la
giornata, si terranno concerti, dibattiti, si ascolteranno testimonianze, si
leggeranno testi, che avranno in comune la tematica della violenza sulla donna.
Il metodo della connessone di strutture sociali, che agendo sul territorio possano
promuovere la cultura di una convivenza non violenta, la prassi di affrontare
con l’arte e altre forme culturali di aggregazione problematiche dure, crudeli, criminogene, costituiscono il sistema più efficace per
combattere il flagello della violenza sulla donna.
Una legge su questa materia può essere utile, ma rischia di risultare
insufficiente, parziale ed in qualche caso deleteria. La lotta contro il
femminicidio va combattuta innanzitutto sul piano culturale e sociale con processi di sensibilizzazione, e coinvolgimento di tutti.
Giovani, donne e uomini. Una manifestazione come “L’arte contro il femmincidio”
va esattamente in questa direzione e anzi sarebbe auspicabile che ad essa se ne aggiungessero altre.
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