Federico
Cartelli fonte: alias del 08 dicembre
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La
Federazione Italiana gioco calcio (Figc), si era definitivamente affermata con il campionato 1913-14, il primo vero
campionato che aveva visto la partecipazione di squadre del nord del centro e
del sud Italia. Sotto l’aspetto
organizzativo e regolamentare,
una serie di cavilli, condizionamenti,
burocrazie di ogni sorta imposte dalla Figc, soffocarono sul nascere la
formazione e la partecipazione ai campionati minori, dai livelli locali a
quelli regionali, di squadre che avevano uno spirito prettamente
dilettantistico. In risposta ai rigidi
paletti fissati dalla Figc, nell’estate del 1917 a Milano viene fondata
l’Unione Libera Italiana del Calcio (Uilc), ad opera del medico socialista
Luigi Maranelli, con l’intento di
recepire le istanze avanzate dalle squadre di calcio e semplificare il più
possibile la partecipazione dei calciatori, spesso operai, manovali, meccanici,
che si dilettavano nel tempo libero. Lo scopo della Uilc, come riporta l’Almanacco
dello Sport del 1918, è di “curare la diffusione del calcio tra la gioventù
delle classi meno ambienti” riducendo notevolmente una serie di norme che
imbrigliavano le squadre dilettanti. Il programma dell’associazione dei liberi
calciatori era in netto contrasto con le rigide norme volute dalla Figc,
accusata senza mezzi termini di essere
“il carcere del calcio italiano”. L’Uilc si dotò anche di un organo di stampa ll Corriere dello Sport libero , da cui
discende l’attuale quotidiano sportivo,
dalle cui colonne sferrava feroci
attacchi alla Figc e al suo presidente, l’industriale m milanese Francesco Mauro accusato di
perseguire politiche ambigue , clientelari e di bassa furbizia. Dalle colonne
de Il Corriere dello Sport libero, il medico Luigi Maranelli chiarisce subito gli intenti che sono alla
base della fondazione dell’Uilc: “La nostra organizzazione ha per cardine
politico la libertà, per cardine economico: né tasse né multe” . Non erano
previste sanzioni pecuniari, un scelta
di non poco conto, visto il carattere dilettantistico delle squadre di calcio. In caso di fallo e infortunio momentaneo del giocatore della
squadra avversaria, colui che aveva commesso il falo doveva stare fuori lo
stesso tempo indispensabile al calciatore infortunato per riprendersi. L’Uilc
non prevedeva il tesseramento dei
calciatori per la società con la quale giocavano, ogni domenica era
possibile cambiare squadra : “ Nessuno
può chiedere al nuovo venuto di dove venga, né il motivo per cui vuole
andarsene” perciò, scriveva Il Corriere
dello sport libero, l’Uilc è disposta ad “accogliere tutti quei figli del
popolo respinti o ignorati dalla Figc”. Un vero manifesto politico,
improntato a una concezione umanitaria e
solidaristica del calcio con sprazzi
libertari, non a caso l’Uilc divenne rifugio di calciatori rivoluzionari e
anarchici. Il libero calcio ebbe un consenso notevole in Emilia,
Lombardia,Veneto, Piemonte, Marche e Puglia, che ha la sua roccaforte a Foggia,
qui grazie a Filippo Guglielmi, negli anni successivi alla grande guerra , fu
proprio l’Uilc a organizzare e
promuovere il calcio nella Capitanata. Il consenso ai princìpi dell’Uilc è
trasversale e lo si rileva dai nomi delle squadre, dalle agguerrite Sparviero,
Intrepida, Guerrin, Gavorche, Lampo alle più politiche Avanti, San Paolo,
Balilla. Per le sue caratteristiche l’Uilc
richiamò una gran massa di sportivi proletari, soprattutto nei centri
industriali come Milano, Torino e Genova, che confluiscono nel calcio dei
“liberi”, autorganizzando tornei e
calendari e, soprattutto, dando vita a una gran quantità di fogli sportivi,che
descrivono la loro attività e gli esiti degli incontri calcistici, un fenomeno
seguito con una certa attenzione da L’Ordine
Nuovo di Gramsci, che alle attività dell’Uilc dedicò numerosi articoli. Nel 1920 l’Uilc
ebbe un consenso tale da organizzare un vero e proprio campionato su scala
nazionale , e nel 1922 aderirono ben 190 squadre, che si affrontarono nei
tornei locali e regionali. Una presenza
capillare sul territorio, quella dell’Uilc, che insinua la solidità della Figc,
all’interno della quale si
determina una spaccatura sulla politica
da seguire nei confronti dell’organizzazione dei liberi calciatori, tra coloro
che sostengono di ignorare il fenomeno e
coloro che si dichiarano per un’aperta contrapposizione. La Figc aveva
sottovalutato a lungo l’ideologia
calcistica che era alla base dell’Uilc,
e soprattutto quelle spinte innovative che venivano dai giovani dopo la prima guerra
mondiale, e che l’Uilc aveva saputo
interpretare a pieno. Le difficoltà economiche di un’organizzazione che
aveva favorito la libera partecipazione de giocatori di tornei di calcio, ma non godeva di finanziamenti
degli industriali e neppure delle quote delle squadre iscritte ai tornei, misero
in seria difficoltà la sopravvivenza dell’Uilc, cui si aggiunse il tentativo d
alcuni dirigenti di avviare trattative di fusione con la Figc. Luigi Maranelli
e pochi altri, fedeli al principio costitutivo dell’organizzazione rimasero
isolati, al resto pensò il fascismo, che nel 1926 impose all’Uilc di rientrare
a tutti gli effetti nella Figc. Nel 1927
fu dichiarata sezione propaganda della
Figc, un atto d’imperio che pose fine al
sogno, durato dieci anni, di migliaia di calciatori, che ogni domenica
costituirono la libera repubblica italiana del calcio, fondata sul principio
dell’autogoverno.
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