Le rovine

"Le rovine non le temiamo. Erediteremo la terra. La borghesia dovrà farlo a pezzi il suo mondo, prima di uscire dalla scena della storia. Noi portiamo un mondo nuovo dentro di noi, e questo mondo, ogni momento che passa, cresce. Sta crescendo, proprio adesso che io sto parlando con te"

Buenaventura Durruti

domenica 21 giugno 2015

DIRITTI DI CITTADINANZA: LA RESISTENZA E' QUI ED ORA

Forum Italiano Movimenti per l'acqua

La vicenda di “mafia capitale” è solo il brufolo putrido eruttato sulla superficie del “nuovo” che avanza.
Quello che non è riuscito in vent'anni a Berlusconi ed al tecnokiller Monti, lo sta realizzando Renzi con una pratica politica autoritaria che non può neanche definirsi plebiscitaria (infatti nessuno lo ha eletto).
A colpi di leggi delega, con cui un Parlamento di nominati abdica al suo ruolo, il governo sta portando a casa una serie coordinata di “novità” - dallo “Sbocca Italia”, alla riforma della Pubblica Amministrazione; dalla Madia, alla nuova disciplina degli appalti – grazie alle quali il complesso dei diritti di cittadinanza, quei diritti riconosciuti dalla stessa Costituzione Repubblicana e a cui lo Stato – che per questo può avvalersi dell'attributo di “sociale” - fa fronte con i servizi pubblici, quei diritti di cittadinanza, cessano di essere diritti per trasformarsi in bisogni cui i cittadini dovranno trovare soluzione sul mercato e alle condizioni del mercato.
Questa vera e propria mutazione genetica del patto sociale che giustifica il vivere comune riguarda tutti e tutti i servizi, dalla scuola, alla sanità; dai trasporti alle reti dell'acqua, della luce e del gas; dai servizi sociali a quelli per l'infanzia, con una riduzione a merce non solo dei beni comuni, ma del benessere se non della stessa vita delle persone.
In questa ermergenza democratica, sociale e culturale, i referendum sull'acqua del 2011 hanno rappresentato l'unico baluardo che si è dimostrato in grado di frenare efficacemente questo disegno, con due bocciature da parte della Corte Costituzionale di due distinti tentativi di privatizzazione dei servizi pubblici portati avanti da Berlusoni, prima, e da Monti, poi.
Renzi ha semplicemente evitato di agire direttamente ma con il combinato disposto delle diverse misure, stà portando a casa il risultato.
Nel deserto in cui le truppe dei rottamatori dei diritti di cittadinanza avanzano, si ha la ventura che nel Lazio queste truppe si trovino a dover fare i conti con un'asperità, piantata in nome e grazie ai 27 milioni di cittadini che nel 2011 hanno votato ai referendum, che rischia di infilare il classico granello di sabbia nel ben oleato ingranaggio del profitto: la legge  regionale 5 del 2014, ovvero l'unica legge di iniziativa popolare mai approvata in Italia.
L'affare è grosso, parliamo della messa a profitto di un bene indispensabile alla vita, parliamo dell'acqua.
L'affare prevede che il paese sia spartito in quattro multiutility e la parte del leone spetta ad ACEA S.p.A. (in cui il Comune di Roma si appresta a cedere un ulteriore 20% delle quote), cui tocca la gestione di Toscana, Umbria, Lazio, Campania, Molise, Basilicata e Puglia; che ha già fatto i conti del ritorno finanziario dell'operazione; che già sperimenta in Publiacqua di Firenze le modalità di gestione.
E' un affare a nove zeri … altro che “mafia capitale”!
Per poter realizzare l'operazione ACEA S.p.A. ha bisogno che, come in Toscana, nel Lazio si faccia un ATO unico, con un'agenzia che veda gli stessi sindaci ridotti a postulanti con diritto di tribuna.
Ma c'é la legge 5/2014, quella che rispetta la volontà popolare e che va in direzione ostinata e contraria, quella che riporta le decisioni nei consigli comunali con la partecipazione ed il controllo dei cittadini.
Da oltre un anno il consiglio regionale, che quella legge ha approvato all'unanimità, non è messo nelle condizioni di renderla applicabile definendo i nuovi Ambiti di Bacino Idrografico ed adottando le forme democratiche e partecipate di governo.
Di questo le risponsabilità ricadono per intero sulla giunta regionale che, tra gli interessi forti del capitale e gli interessi diffusi di cittadini e comuni, sceglie di non decidere aspettando che sia l'azione del governo a rottamare la volontà popolare e con questa la legge regionale 5/2014.
Mai come in questo caso “si dice acqua ma significa democrazia”: questa non è una semplice questione del movimento dell'acqua, è il punto di resistenza che è dato a tutti per rivendicare i diritti di cittadinanza.


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