Le rovine

"Le rovine non le temiamo. Erediteremo la terra. La borghesia dovrà farlo a pezzi il suo mondo, prima di uscire dalla scena della storia. Noi portiamo un mondo nuovo dentro di noi, e questo mondo, ogni momento che passa, cresce. Sta crescendo, proprio adesso che io sto parlando con te"

Buenaventura Durruti

sabato 30 luglio 2016

A proposito di “imprecisioni”, corre l'obbligo di qualche precisazione in risposta all'articolo di Alessio Porcu

Severo Lutrario


Che fine ha fatto il referendum sull’acqua pubblica?



I referendum del 2011 erano due.
Il secondo era per la cancellazione del 7% di remunerazione del capitale previsto nel Metodo Normalizzato (Decreto del Ministero dei Lavori Pubblici 1 agosto 2006) e reinserito nel decreto ambientale.
Non è affatto vero che dopo il referendum quel 7% sia stato tolto dalle bollette.
Già a settembre 2011 l'allora governo Berlusconi dava le competenze sull'acqua all'Autorità per l'Energia Elettrica e il Gas e nel novembre dello stesso anno dava mandato a quella Autorità di stabilire un nuovo metodo tariffario che tenesse conto del risultato referendario.
I killer dell' A.E.G.S.I. facevano il loro sporco lavoro e nel 2012 tiravano fuori dal cilindro il nuovo metodo provvisorio in cui “semplicemente” la remunerazione del capitale prendeva il nomr di “costi finanziari”  andando a pesare sulla tariffa per il 6,9%.
Ma non si può dimenticare il primo quesito referendario che ha cancellato l'obbligo previsto dal decreto Ronchi (2009) di cedere ai privati entro il 31 icembre del 2011 almeno il 40% delle quote delle aziende detenute dal pubblico.
In sostanza il quesito – che non poteva che essere abbrigativo – chiedeva ai cittadini “volete che la gestione dei servizi pubblici (tutti, non solo l'acqua) debba essere privatizzata? Ed i cittadini, ventisette milioni di cittadini hanno risposto chiaramente.
Affermare che quello del 2011 non sia stato un referendum contro la privatizzazione dei servizi, compreso quello dell'acqua - e di conseguenza un chiaro pronunciamento per la gestione pubblica – significa letteralmente falsificare storia e fatti.

Allora cosa paghiamo nella bolletta?
Bisogna distinguere cosa dovremmo pagare e cosa siamo costretti a pagare.
Una delle principale schifezze fatte dall'A.E.G.S.I. con i suoi metodi di determinazione della tariffa è stato proprio cancellare il meccanismo chiaro con cui si potevano definire le tariffe con il metodo normalizzato (quello cancellato nel 2012).
Fino ad allora le tariffe erano calcolate sulla base di costi ammissibili, sulla base del programma degli investimenti ed il relativo piano degli investimenti.
Il metodo, che terminava i costi a preventivo, prevedeva anche una revisione delle tariffe sulla base dell'effettivo rispetto degli impegni contrattuali da parte del gestore, ma questa parte è sempre stata disattesa (ma questa è un'altra cosa).
Con il metodo dell'A.E.G.S.I. la connessione tra servizio, impegni e investimenti e tariffa di fatto sparisce e praticamente la determinazione della tariffa si fonda sulla garanzia dell'equilibrio di bilancio del gestore. In pratica se il gestore non sa fare il suo mestiere non rischia nulla perché a pagare saranno comunque i cittadini.
L'acqua non si paga, si paga il servizio di erogazione, fognatura e depurazione … si dovrebbe pagare, perché non è mai stato così ed ora non lo è neppure più da un punto di vista teorico.
Con la bolletta paghiamo il pizzo al mammasantissima che ha avuto in mandamento il nostro territorio.

Ma allora l’acqua è pubblica o privata?
Questa è la domanda dietro cui si nascondono tutti gli imbroglioni di tutti i governi che fanno gli interessi dei potentati economici.
Non ha alcuna rilevanza la “nuda proprietà” di un bene, quello che conta è chi ne gode lo sfruttamento, chi lucra su un servizio gestito in regime di monopolio senza alcun rischio di caduta della domanda.
Quello che conta è la privatizzazione del servizio che riduce l'acqua ad una merce.

Ma allora Acea chi è?
Acea Ato 5 S.p.A. è una controllata (al 97%) di ACEA S.p.A. la più grande multiutility d'Italia che controlla altre 71 società sia nelle gestione dell'acqua che dell'energia e nell'incenerimento dei rifiuti. Per il 51% è del Comune di Roma è per il 49% di privati (i principali soni la francese Suez e il Caltagirone palazzinaro e proprietario de Il Messaggero) che sino ad oggi hanno fatto il bello ed il cattivo tempo. Acea S.p.A. è anche la dodicesima multinazionale dell'acqua al mondo ed ha avuto modo di far conoscere i metodi di gestione dell'acqua che subiamo sulla nostra pelle in centro-america  ed in altre parti del sud del mondo.
Attualmente ha come obiettivo di assicurarsi il monopolio della gestione dell'acqua su tutta la dorsale tirrenica (Toscana, Umbria, Lazio, Campania) per poi estendersi al resto del centro e sud Italia e di costruire un unico gestore monstre – la cui testa è già stabilita a Firenze - in grado di raccogliere risorse economiche e finanziarie tali da poter competere sui mercati globali

Chi ha deciso che l’acqua debba essere gestita da Acea?
L'Assemblea dei sindaci su spinta dell'allora presidente Scalia che ha stabilito l'affidamento ad un privato con una gara europea

Perché l’acqua è stata oggetto di un bando di gara?
Per una precisa scelta politica. Nel 2001, quando è stato bandita la gara, non vi erano neanche le tre opzioni tra cui scegliere (gara, costituzione di una società mista pubblico/privata e in house), si poteva scegliere in piena libertà e Frosinone è stata una delle sole tre in tutta Italia a decidere per la gara per l'affidamento a privato. Nel resto del paese molti territori hanno scelto la società mista (tipo Latina), molti l'affidamento in house, e moltissimi, la maggior parte, non hanno fatto alcuna scelta continuando a far gestire l'acqua dai Comuni.

Acea sta operando bene?
Solo chi vive sulla luna non lo sa.

Se mandiamo via Acea, chi gestirà l’acqua? 
Ci sono quattro ipotesi. A) Un altro operatore che si aggiudicherà la gara d’appalto; B) Una società mista pubblico – privato C) Una società interamente pubblica; D) Un'azienda Speciale Consortile di diritto pubblico

Quindi è possibile che la gestione torni interamente pubblica?
Si e la questione dei finanziamenti è un grosso imbroglio.
I capitali necessari alla gestione ed agli investimenti – stante le attuale condizioni normative – devono comunque essere recuperati nell’arco della “convenzione di gestione” (trent’anni?) con le tariffe e le fatture emesse nei confronti di tutti gli utenti. 
Quindi in primo luogo non è vero che con le tariffe si coprono “solo” i costi correnti.
Ma è vero che il capitale necessario deve essere reperito subito.
Si dice, se il gestore è pubblico, da dove escono queste risorse? (Parliamo di decine, se non di centinaia di milioni).
Ma, perché, se il gestore è privato, da dove escono questi soldi?
In quale Bengodi c'è un privato che investe sull'unghia cento milioni di euro per vedersi restituire un monete da un euro in trent'anni?
Il privato reperirà sul mercato finanziario l'intero fabbisogno alle condizioni di mercato.
Il problema a questo punto sarà legato al fatto che gli operatori finanziari non prestano denaro sulla base di un ammortamento, diciamo, trentennale, ma sulla base temporale molto più breve, diciamo quinquennale.
Questa dicotomia comporta automaticamente due sole soluzioni, o l’ammortamento dei capitali avviene con i tempi degli operatori finanziari con aggravio pesantissimo delle tariffe, o la gestione accumula un debito nei confronti degli operatori finanziari tale che – come è già avvenuto tante volte in Italia – saranno gli stessi operatori finanziari a stabilire le condizioni di rientro dal debito imponendo le proprie condizioni su gestione e tariffe, divenendo così gli effettivi “padroni” del servizio idrico.
Se il gestore è pubblico ci sono almeno delle possibili alternative come ad esempio l'attivazione di strumenti di finanza pubblica in alternativa al mercato finanziario.
Dunque la questione del reperimento delle risorse è meno disperante sul versante pubblico, ma deve trovare soluzione altrove, nella normativa nazionale con il superamento del full recovery cost ed il trasferimento di una quota degli investimenti sulla fiscalità generale (con le tariffe e con il fisco, sono sempre i cittadini a pagare, ma nel secondo caso, almeno, in base alla loro capacità reddituale!)

Perchè paghiamo bollette dell’acqua così alte?
Perché i sindaci non hanno fatto il loro dovere.
Perché il Commissario nominato dal Tar di Latina ha potuto fare gli interessi di ACEA grazie ai sindaci che non avevano mai contestato formalmente ad Acea tutte le sue malefatte e grazie al metodo di calcolo delle tariffe introdotto dall'A.E.G.I.L., per le cose dette prima e ricordando che l'Autorità è ufficialmente finanziata dai gestori, cioé da … ACEA.


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