Che fine ha fatto il referendum sull’acqua pubblica?
I referendum del 2011 erano due.
Il secondo era per la cancellazione del 7% di remunerazione del
capitale previsto nel Metodo Normalizzato (Decreto del Ministero dei Lavori
Pubblici 1 agosto 2006) e reinserito nel decreto ambientale.
Non è affatto vero che dopo il
referendum quel 7% sia stato tolto dalle bollette.
Già a settembre 2011 l'allora
governo Berlusconi dava le competenze sull'acqua all'Autorità per l'Energia
Elettrica e il Gas e nel novembre dello stesso anno dava mandato a quella
Autorità di stabilire un nuovo metodo tariffario che tenesse conto del
risultato referendario.
I killer dell' A.E.G.S.I. facevano
il loro sporco lavoro e nel 2012 tiravano fuori dal cilindro il nuovo metodo
provvisorio in cui “semplicemente” la remunerazione del capitale prendeva il
nomr di “costi finanziari” andando a
pesare sulla tariffa per il 6,9%.
Ma non si può dimenticare il
primo quesito referendario che ha cancellato l'obbligo previsto dal decreto
Ronchi (2009) di cedere ai privati entro il 31 icembre del 2011 almeno il 40%
delle quote delle aziende detenute dal pubblico.
In sostanza il quesito – che non
poteva che essere abbrigativo – chiedeva ai cittadini “volete che la gestione
dei servizi pubblici (tutti, non solo l'acqua) debba essere privatizzata? Ed i
cittadini, ventisette milioni di cittadini hanno risposto chiaramente.
Affermare che quello del 2011 non
sia stato un referendum contro la privatizzazione dei servizi, compreso quello
dell'acqua - e di conseguenza un chiaro pronunciamento per la gestione pubblica
– significa letteralmente falsificare storia e fatti.
Allora cosa paghiamo nella bolletta?
Bisogna distinguere cosa dovremmo
pagare e cosa siamo costretti a pagare.
Una delle principale schifezze
fatte dall'A.E.G.S.I. con i suoi metodi di determinazione della tariffa è stato
proprio cancellare il meccanismo chiaro con cui si potevano definire le tariffe
con il metodo normalizzato (quello cancellato nel 2012).
Fino ad allora le tariffe erano
calcolate sulla base di costi ammissibili, sulla base del programma degli
investimenti ed il relativo piano degli investimenti.
Il metodo, che terminava i costi a
preventivo, prevedeva anche una revisione delle tariffe sulla base
dell'effettivo rispetto degli impegni contrattuali da parte del gestore, ma
questa parte è sempre stata disattesa (ma questa è un'altra cosa).
Con il metodo dell'A.E.G.S.I. la
connessione tra servizio, impegni e investimenti e tariffa di fatto sparisce e
praticamente la determinazione della tariffa si fonda sulla garanzia
dell'equilibrio di bilancio del gestore. In pratica se il gestore non sa fare
il suo mestiere non rischia nulla perché a pagare saranno comunque i cittadini.
L'acqua non si paga, si paga il
servizio di erogazione, fognatura e depurazione … si dovrebbe pagare, perché
non è mai stato così ed ora non lo è neppure più da un punto di vista teorico.
Con la bolletta paghiamo il pizzo
al mammasantissima che ha avuto in mandamento il nostro territorio.
Ma allora l’acqua è pubblica o privata?
Questa è la domanda dietro cui si
nascondono tutti gli imbroglioni di tutti i governi che fanno gli interessi dei
potentati economici.
Non ha alcuna rilevanza la “nuda
proprietà” di un bene, quello che conta è chi ne gode lo sfruttamento, chi
lucra su un servizio gestito in regime di monopolio senza alcun rischio di
caduta della domanda.
Quello che conta è la
privatizzazione del servizio che riduce l'acqua ad una merce.
Ma allora Acea chi è?
Acea Ato 5 S.p.A. è una
controllata (al 97%) di ACEA S.p.A. la più grande multiutility d'Italia che
controlla altre 71 società sia nelle gestione dell'acqua che dell'energia e
nell'incenerimento dei rifiuti. Per il 51% è del Comune di Roma è per il 49% di
privati (i principali soni la francese Suez e il Caltagirone palazzinaro e
proprietario de Il Messaggero) che sino ad oggi hanno fatto il bello ed il
cattivo tempo. Acea S.p.A. è anche la dodicesima multinazionale dell'acqua al
mondo ed ha avuto modo di far conoscere i metodi di gestione dell'acqua che
subiamo sulla nostra pelle in centro-america
ed in altre parti del sud del mondo.
Attualmente ha come obiettivo di
assicurarsi il monopolio della gestione dell'acqua su tutta la dorsale tirrenica
(Toscana, Umbria, Lazio, Campania) per poi estendersi al resto del centro e sud
Italia e di costruire un unico gestore monstre – la cui testa è già
stabilita a Firenze - in grado di raccogliere risorse economiche e finanziarie
tali da poter competere sui mercati globali
Chi ha deciso che l’acqua debba essere gestita da Acea?
L'Assemblea dei sindaci su spinta
dell'allora presidente Scalia che ha stabilito l'affidamento ad un privato con
una gara europea
Perché l’acqua è stata oggetto di un bando di gara?
Per una precisa scelta politica.
Nel 2001, quando è stato bandita la gara, non vi erano neanche le tre opzioni
tra cui scegliere (gara, costituzione di una società mista pubblico/privata e
in house), si poteva scegliere in piena libertà e Frosinone è stata una delle
sole tre in tutta Italia a decidere per la gara per l'affidamento a privato.
Nel resto del paese molti territori hanno scelto la società mista (tipo
Latina), molti l'affidamento in house, e moltissimi, la maggior parte, non
hanno fatto alcuna scelta continuando a far gestire l'acqua dai Comuni.
Acea sta operando bene?
Solo chi vive sulla luna non lo
sa.
Se mandiamo via Acea, chi gestirà l’acqua?
Ci sono quattro ipotesi. A) Un
altro operatore che si aggiudicherà la gara d’appalto; B) Una società mista
pubblico – privato C) Una società interamente pubblica; D) Un'azienda Speciale
Consortile di diritto pubblico
Quindi è possibile che la gestione torni interamente
pubblica?
Si e la questione dei
finanziamenti è un grosso imbroglio.
I capitali necessari
alla gestione ed agli investimenti – stante le attuale condizioni normative – devono
comunque essere recuperati nell’arco della “convenzione di gestione”
(trent’anni?) con le tariffe e le fatture emesse nei confronti di tutti gli
utenti.
Quindi in primo luogo
non è vero che con le tariffe si coprono “solo” i costi correnti.
Ma è vero che il
capitale necessario deve essere reperito subito.
Si dice, se il gestore è pubblico, da dove escono queste risorse?
(Parliamo di decine, se non di centinaia di milioni).
Ma, perché, se il gestore è privato, da dove escono questi soldi?
In quale Bengodi c'è un privato che investe sull'unghia cento milioni
di euro per vedersi restituire un monete da un euro in trent'anni?
Il privato reperirà sul mercato finanziario l'intero fabbisogno alle condizioni
di mercato.
Il problema a questo
punto sarà legato al fatto che gli operatori finanziari non prestano denaro
sulla base di un ammortamento, diciamo, trentennale, ma sulla base temporale
molto più breve, diciamo quinquennale.
Questa dicotomia
comporta automaticamente due sole soluzioni, o l’ammortamento dei capitali
avviene con i tempi degli operatori finanziari con aggravio pesantissimo delle
tariffe, o la gestione accumula un debito nei confronti degli operatori finanziari
tale che – come è già avvenuto tante volte in Italia – saranno gli stessi
operatori finanziari a stabilire le condizioni di rientro dal debito imponendo
le proprie condizioni su gestione e tariffe, divenendo così gli effettivi
“padroni” del servizio idrico.
Se il gestore è
pubblico ci sono almeno delle possibili alternative come ad esempio
l'attivazione di strumenti di finanza pubblica in alternativa al mercato
finanziario.
Dunque la questione
del reperimento delle risorse è meno disperante sul versante pubblico, ma deve
trovare soluzione altrove, nella normativa nazionale con il superamento del
full recovery cost ed il trasferimento di una quota degli investimenti sulla
fiscalità generale (con le tariffe e con il fisco, sono sempre i cittadini a
pagare, ma nel secondo caso, almeno, in base alla loro capacità reddituale!)
Perchè paghiamo bollette dell’acqua così alte?
Perché i sindaci non hanno fatto
il loro dovere.
Perché il Commissario nominato dal
Tar di Latina ha potuto fare gli interessi di ACEA grazie ai sindaci che non
avevano mai contestato formalmente ad Acea tutte le sue malefatte e grazie al
metodo di calcolo delle tariffe introdotto dall'A.E.G.I.L., per le cose dette
prima e ricordando che l'Autorità è ufficialmente finanziata dai gestori, cioé
da … ACEA.
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