Sulla questione acqua ci sono molte convinzioni sbagliate. La normativa è vasta, le sentenze della magistratura sono state molte. Abbiamo riassunto le domande più comuni e tentato di rispondere (Se notate imprecisioni, segnalatelo e aggiorneremo citandovi).
Che fine ha fatto il referendum sull’acqua pubblica?
Non è mai esistito un referendum acqua pubblica o privata. Il referendum del 2011 in realtà
chiedeva se si voleva abolire la norma del 2006 nella quale si prevedeva un 7% di guadagno fissato per legge a favore di chi (come Acea) aveva investito e nei servizi idrici. Il referendum è stato vinto da coloro i quali hanno votato per l’abrogazione. La conseguenza è stata che nelle bollette è sparita la voce con cui ogni utente pagava quel 7% per l’acqua consumata.
Allora cosa paghiamo nella bolletta?
Paghiamo una serie di cose: innanzitutto il servizio, cioè il fatto che l’acqua venga presa presso le sorgenti, filtrata, potabilizzata, immessa nella rete, pompata fino a casa nostra; paghiamo le infrastrutture e cioè le pompe di sollevamento, gli impianti di filtraggio, le tubazioni, i tecnici, le riparazioni, le nuove condotte, le bollette che non pagano gli altri; anche quelle finiscono poi spalmate nelle bollette degli utenti onesti.
Ma allora l’acqua è pubblica o privata?
In Italia, come in quelli di quasi tutti i Paesi europei, ad eccezione del Regno Unito, non è mai stata in discussione l’ipotesi di privatizzazione del bene acqua, né (se non per una breve parentesi) delle infrastrutture che ne garantiscono l’erogazione. L’acqua è bene pubblico; sono beni demaniali le reti; quel che può essere data in concessione ai privati è solo la gestione del servizio.
Ma allora Acea chi è?
E’ la società che ha avuto in concessione la gestione del servizio.
Chi ha deciso che l’acqua debba essere gestita da Acea?
Un bando pubblico, al quale hanno partecipato alcuni dei più importanti operatori internazionali.
Perché l’acqua è stata oggetto di un bando di gara?
Lo provede la legge.
Acea sta operando bene?
No, lo dimostrano le multe che gli sono state inflitte negli anni durante i quali Francesco Scalia era presidente della provincia di Frosinone, lo dimostra la votazione con cui tutti i sindaci del territorio (tranne San Giovanni Incarico) hanno votato per avviare l’iter con cui rescindere il contratto che ci lega ad Acea.
Se mandiamo via Acea, chi gestirà l’acqua?
Ci sono, fondamentalmente, tre ipotesi. A) Un’altro operatore che si aggiudicherà la gara d’appalto; B) Una società mista pubblico – privato come Acqualatina in provincia di Latina C) Una società interamente pubblica
Quindi è possibile che la gestione torni interamente pubblica?
In teoria si, in pratica c’è un ostacolo concreto: chi mette i soldi per pagare dipendenti, impianti, bollette della corrente e l’intero costo di gestione di un’attività così complessa? Se è pubblica, la devono pagare i cittadini; a quale costo? Per fare un paragone, oggi con le bollette si coprono i margini operativi, cioè solo la gestione. Inoltre, quando l’acqua era pubblica, tra i gestori c’era il Consorzio Acquedotti Riuniti degli Aurunci: ha lasciato un pozzo di debiti, che ancora oggi non sono stati saldati e rischiamo che tra poco finiscano nelle nostre bollette.
Perchè paghiamo bollette dell’acqua così alte?
Una parte consistente della bolletta – tra il 30 ed il 40% – è legata al fatto che l’assemblea dei sindaci, cioè l’organismo che ha ogni potere nei confronti di Acea, non ha deciso la tariffa dell’acqua per paura della reazione dei cittadini; a stabilire al tariffa è dovuto intervenire un giudice. Per conseguenza, oggi oltre a tutte le voci che abbiamo detto prima, paghiamo anche il ‘conguaglio’ cioè la differenza tra la tariffa provvisoria alla quale abbiamo pagato le vecchie bollette e la tariffa scelta dal giudice.
Una volta finito il conguaglio le bollette allora si abbasseranno?
No. Ora stiamo pagando un conguaglio da 75 milioni di euro. Ma i sindaci ci sono ricascati e pure quando è stato necessario aggiornare la tariffa per il triennio successivo non hanno deciso: questo ha fatto scattare un altro conguaglio di 56 milioni di euro. Ora è stata convocata un’altra assemblea che dovrà stabilire la nuova tariffa per l’ulteriore triennio. Speriamo che stavolta i sindaci vadano.
Ma cosa sono tutti questi conguagli?
Il meccanismo dei conguagli fa parte del nuovo sistema tariffario. I sindaci della provincia di Frosinone lo hanno introdotto nel 2014 (con il voto contrario del sindaco di Torrice Alessia Savo che invitava i colleghi a «non entrare in tale vortice tariffario», illustrando anche con i documenti quanto sarebbe accaduto).
Allora tutte le battaglie dei Comitati sono inutili?
Sono utilissime. Grazie a loro – ad esempio – è stato riconosciuto che ad una parte dei cittadini dovesse essere restituita una quota della bolletta (quella della depurazione) in quanto non dovuta. Il problema di fondo è la ‘libertà’ che viene concessa al gestore nell’applicare il Regolamento di Servizio. Più volte i Comitati hanno rilevato che c’erano stati casi in cui il regolamento non veniva rispettato ed hanno proposto dei ricorsi.
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