"Massimo Ciancimino l'avrebbe detto 'qualche tempo fa' alla Direzione antimafia, che ne ha prontamente informato la Procura di Caltanissetta: Gianni De Gennaro sarebbe l'uomo chiave della trattativa tra lo Stato e la Mafia secondo il padre Vito Ciancimino, sindaco democristiano di Palermo e referente per Cosa nostra in quegli anni. Ma della cosa si viene a conoscenza solo ieri, al momento del parziale passo indietro del testimone: De Gennaro non era il diretto tramite, ma colui che controllava e dirigeva chi fungeva da tramite tra Stato e Mafia. Qual e' la notizia? - si chiede Gigi Malabarba, di Sinistra Critica, gia' senatore e membro del Copaco- Che di un fatto cosi' grave - che vedrebbe imputato il principale responsabile di tutta la sicurezza del paese (il direttore del Dis, dopo la riforma, e' il capo di tutti i servizi segreti), nonche' ex capogabinetto del Viminale, ex capo della polizia sotto ben quattro governi di centrodestra e di centrosinistra, ex capo poliziotto nelle investigazioni contro la criminalita' organizzata a fianco di Giovanni Falcone e insignito del premio Fbi (unico al mondo non americano) - non c'e' nessuno, ne' nella maggioranza ne' nell'opposizione che abbia detto alcunche', se togliamo Capezzone, portavoce del Pdl, che ha espresso personale solidarieta'. Cioe', nessuno ha detto nulla! Ne' in solidarieta', ne' per chiedere chiarimenti! Chiaro no? E' un mix di terrore a scoprirsi sia a favore che contro. Terrore.Perche'? Perche' - conclude Malabarba - tutti sanno bene di quel potere accumulato da Gianni De Gennaro proprio nella gestione di quella lotta alla mafia, a partire dal ruolo dei pentiti, quel ruolo di 'deus ex machina' di cui parla Vito Ciancimino, a prescindere dall'eventuale implicazione nella trattativa diretta tra Stato e Mafia nel 1992-93, quando il ministro dell'interno si chiamava Nicola Mancino. Non so se Massimo Ciancimino sia soggetto credibile nelle sue affermazioni, snocciolate nel corso del tempo e non negli anni passati, almeno da quando ha cominciato a parlare della 'trattativa'. Anche le procure di Caltanissetta e di Palermo hanno opinioni diverse. Non so se la cattura di Provenzano, avvenuta durante le elezioni dell'aprile 2006 quando ancora non era noto il risultato, sia stato un messaggio politico. Non so se il capo dei Ros e poi del Sisde Mario Mori, che ne avrebbe ritardato la cattura, ha agito in proprio o in collaborazione con l'allora capo della polizia. Ma da cio' che 'non si dice' oggi si conferma il ruolo di intoccabile e di non punibile di uno degli uomini piu' potenti del paese, che ha messo un'ipoteca sul giudizio della Corte di Cassazione in arrivo, dopo la clamorosa condanna in appello per la repressione a Genova durante il vertice del G8 nel 2001".
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