E’ passata una settimana dalla morte di un uomo libero. Lunedì scorso Mario Monicelli moriva gettandosi dal quinto piano dell’ospedale San Giovanni di Roma. Un’artista, un intellettuale che a 95 anni parla della necessità di fare la rivoluzione, che rifiuta di sottostare alle torture dell’accanimento terapeutico per un tentativo vano di curare il suo tumore alla prostata e sceglie la morte, è indubbiamente un uomo libero. PERCHE’ E’ UN UOMO CHE SCEGLIE E DETERMINA IL PROPRIO DESTINO. Oltre alla profonda tristezza per la scomparsa di uno degli ultimi ribelli del 900’, tocca sorbirci le consuete stupidaggini dei teodem italiani capitanati dalla deputata Udc ex Pd Paola Binetti. La pasdaran cattolica dal cilicio facile, se l’è presa con tutti coloro che valutavano il gesto estremo di Monicelli, come una scelta di libertà. “Quello di Monicelli – sostiene la Binetti- non è stato un gesto di libertà, ma di solitudine e di smarrimento. Il suo è stato un gesto di disperazione''. Cosa ne sa lei? Poi si capisce la vera ragione di questa piccata reazione: ''Non si può approfittare della disperazione di un uomo per fare uno spot pro eutanasia”. E’ chiaro il riferimento della Binetti alla trasmissione 'Vieni via con me', condotta da Fabio Fazio e Roberto Saviano su Rai3, programma su cui forti si sono abbattute le critiche in seguito al racconto delle vicende di Welby e di Eluana Englaro. La Binetti punta dunque il dito contro "tutte le vicende che si sono susseguite in questi giorni alla televisione. “Basta credere che morire sia libertà, perché qualcuno non ti dà una mano”. In generale poter scegliere il destino della propria vita, e della propria morte, è un gesto di impudenza per chi usa la religione come strumento di potere e coercizione. La condanna di chi dà la morte diventa uno strumento di potere che viene usato a seconda della convenienza a dimostrazione che non è un valore assoluto. Gli strali si abbattono su donne disperate che per motivi gravi non possono mettere al mondo il figlio che hanno in grembo, o su parenti altrettanto disperati i quali non riescono a sopportare che un loro caro soffra le pene dell’inferno in attesa che una morte certa ponga fine alle sue atroci torture . L’anatema si abbatte solo verso certi Stati che adottano la pena di morte “MA NON SU TUTTI” Le balconate dei palazzi istituzionali di molte città della cattolicissima Italia erano ornati dalla gigantografia di Sakineh Ashtiani, la donna per cui è stata decretata la pena di morte per lapidazione, come testimonianza di ferma condanna e indignazione per lo Stato Iraniano il quale spietatamente uccide in nome di una religione BARBARA E COERCITIVA. Al contrario nessuna gigantografia, neanche una piccola foto di Teresa Lewis è stata esposta , una donna mentalmente disabile che nella cattolicissima America è stata giustiziata, per l’accusa di aver ingaggiato due killer allo scopo uccidere il marito, accusa mai provata. Nessuna indignazione viene dai teodem della cattolicissima Italia per la Hospira spa. Casa farmaceutica con base a Liscate (MI) fornitrice unica per gli Stati Uniti di Sodium Thiopental, il veleno che viene usato per eseguire le condanne a morte a mezzo di iniezione letale . Neanche una parola viene da questi pasdaran del potere divino sull’elevato numero di suicidi che avvengono nelle carceri italiane. Cosa è quella una scelta di libertà, di disperazione, o di annientamento della dignità umana? E allora perché non condannare lo stesso Gesù che aveva scelto di non sottrarsi, pur potendolo, alla morte? La verità è che quando la religione viene usata, il che accade quasi sempre, per controllare le azioni più intime e personali di una persona, diventa un terribile strumento d’odio e d’intolleranza. Non è forse una forma di odio e di oltraggio, verso Beppino Englaro usare il 9 febbraio- data che segna per Beppino un dramma personale intimamente privato, come la morte della figlia Eluana, indotta per interruzione delle cure, esito che lei stessa aveva scelto quando ancora ancora sprizzava salute da tutti i pori- istituire , la giornata nazionale degli stati vegetativi? Ovvero “una finestra di visibilità –cita il comunicato governativo- per persone e famiglie che accudiscono amorevolmente i propri cari in fin di vita aspettando con rassegnazione la loro morte , troppo spesso coscientemente accantonate dai media che si rivolgono al grande pubblico, come ha dimostrato la recente vicenda della trasmissione “Vieni via con me”. Si è chiesto qualcuno se Beppino Englaro, o i parenti di Piergiorgio Welby si siano permessi di giudicare e condannare la scelta di chi ha deciso diversamente da loro per la cura dei propri cari in stato vegetativo ? Ecco dove sta la libertà. Libertà in questi ambiti strettamente privati, vuol dire rispettare chiunque operi delle scelte diverse dalle proprie. L’intolleranza è nemica del perdono e fomentatrice di odio. Eppure nel vangelo è scritto che bisogna perdonare. Siamo sicuri che Monicelli, avrebbe perdonato i detentori della verità assoluta, che si sono arrogati il diritto di giudicare la sua scelta estrema e lo avrebbe fatto con le parole di Don Bastiano (Flavio Bucci) nel “Marchese del Grillo” , uno dei film più significativi da lui diretti . Don Bastiano è un sacerdote mandato a morte dallo stesso Papa Pio VII che lo aveva consacrato prete. Bastiano compie il suo servizio sacerdotale fino all’ultimo istante della vita, dandosi l’assoluzione, perdonando tutti; il popolo, Napoleone, il boia e il suo stesso aguzzino Pio VII che in quanto capo della Chiesa avrebbe dovuto per primo esercitare l’atto del perdono. Il prete perdona, La chiesa no.
Nessun commento:
Posta un commento