L'epidemia del colera infierisce più che mai in Haiti. Secondo le ultime cifre conosciute, più di 1.220 persone ne sono morte.
Ieri il terremoto, oggi un uragano, poi un'epidemia. Il colera è la malattia dell'acqua sporca e della miseria. Ma nelle macerie di Port-au-Prince come nel resto del paese, la gente è troppo povera per procurarsi acqua potabile e sapone. Aspettano sempre i dieci miliardi di aiuti promessi dalle grandi potenze l'inverno scorso dopo il sisma.
Altro universo, altri soccorsi: la settimana scorsa, 4 500 passeggeri fortunati, bloccati su una nave da crociera di gran lusso al largo del Messico, sono stati riforniti da una portaerei americana di viveri e acqua potabile. In pochi giorni, ci fu il carosello degli elicotteri, un vero ponte aereo a nolo che portò tutto il necessario. Ma niente per Haiti, anche se è molto vicino agli Stati Uniti.
Duecento anni fa, i Neri haitiani si liberarono dalla schiavitù con la rivoluzione, ma lo stato francese riconobbe l'indipendenza del paese soltanto nel 1825 in cambio di un riscatto colossale. Il debito e gli interessi, contratti presso banche francesi e americane soffocano ancor oggi Haiti! Da allora, i successivi dittatori rovinano il paese.
Quanto alle forze dell'ONU sul posto, proteggono i quartieri ricchi e gli affari dei capitalisti, reprimendo manifestazioni e moti per fame.
Secondo l'ONU, basterebbero 184 milioni di dollari per combattere la malattia. 377 milioni di euro sono spesi dagli USA ogni giorno per occupare l'Iraq e l'Afghanistan. Il costo di un solo mese di guerra basterebbe a ricostruire Haiti con abitazioni salubri e a costruire una rete di risanamento delle acque per tutti i suoi abitanti.
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