Il musicista e compositore romano ha scritto una partitura in dieci episodi che
celebra ed intreccia varie vicende e l'ha presentata al Teatro Eliseo di Nuoro
«Bruno Tommaso è il padre di tutti noi, padre della didattica jazz
in Italia e della storia del jazz nel nostro paese. Siamo onorati di suonare
sotto la direzione della sua bacchetta».
Teatro Eliseo di Nuoro, 26 agosto, poltrone piene e sul
palcoscenico l’evento centrale della XXV edizione dei “Seminari Nuoro Jazz” e
dei concerti collegati (21-31/8). Tommaso - compositore, arrangiatore,
contrabbassista e didatta – ha scritto “I Migranti”, un’ampia partitura (“opera
jazz”, l’ha definita) in dieci episodi che celebra ed intreccia varie vicende:
la nascita del jazz; la migrazione come componente essenziale della sua storia;
i valori interculturali che intessono la musica di matrice afroamericana; le
“voci” dei dodici maestri dei seminari usate come in Ellington o Mingus, con
parti cucite sulle personalità di ciascuno e in combinazione dialettica fra
loro. Un lungo lavoro di gestazione, una manciata di ore di prove e poi la
prima assoluta per una musica – melodiosa quanto complessa, ricca di humour e
narratività – che suggella anche un passaggio di consegne: dal 2014 il nucleo
storico dei docenti dei seminari verrà sostituito da un nuovo ‘blocco’ di
insegnanti, con i soli Roberto Cipelli e Giovanni Agostino Frassetto a tessere
un filo di continuità.
I Migranti, nella sua antiretorica, ha coinvolto e messo
alla prova la voce narrante di Luca Bragalini (autore dei brevi quanto
significativi testi), le voci di Maria Pia De Vito ed Elisabetta Antonini, la
tromba e il flicorno di Paolo Fresu, i flauti di Riccardo Parrucci e Frassetto,
i sax soprano e tenore di Tino Tracanna, l’arpa di Marcella Carboni, il piano
di Cipelli, le tastiere di Corrado Guarino, il contrabbasso di Attilio Zanchi e
la batteria di Ettore Fioravanti, sotto la carismatica direzione di Bruno
Tommaso.
Davvero impossibile ricostruire la partitura che va dall’Africa
evocata di Viaggio
nella Rift Valley al
ritratto dell’emigrazione intellettuale di Con o
Senza Erasmus. Tra i tanti passaggi memorabili per gusto e stile la ricetta
creola del brodo di tartaruga (In cucina con Sidney), il blues cantato
in napoletano (Printing the Blues), il vivacissimo movimento kletzmer (La
Diaspora), l’interpolazione tra il beethoveniaano Inno alla
gioia e la
parkeriana Cherokee.
L’iniziativa – curata dall’Ente Musicale Nuorese – non solo fa
studiare un centinaio di giovani musicisti (i migliori allievi dell’anno
scorso, i Domo De Nibe, in ottobre saranno a New York per un minitour) ma offre
concerti ed iniziative in città e sul territorio.
Al museo M.A.N. c’è la mostra Round About Jazz di Pino Ninfa, un maestro della fotografia tout-court che tiene
anche un seminario.
Nel giro di due giorni si è passati dalla musica etnica di
altissima qualità del quintetto di Elena Ledda (a Posada, a picco sul mare;
24/8) al jazz solidamente costruito ma ricco di aperture e sorprese de I Consonanti, i giovani Mattia
Cigalini, Enrico Zanisi e Nicola Angelucci guidati dall’esperto Giovanni
Tommaso che hanno suonato ad 800 metri sul Monte Pisanu, nella magia di una
querceta presso Bono (il 25). Ultimi appuntamenti (30-31) a Nuoro con il
recital dei “nuovi maestri” ed il saggio finale di allievi/docenti nei
restaurati spazi del Mercato Civico.
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