Anche il sottoscritto ha partecipato al primo incontro per
la difesa della Costituzione tenutosi a
Frosinone presse la sede della Confederazione
Italiana Agricoltori, organizzato dal costituendo Comitato promotore per
la difesa della Costituzione.
Ho aderito al comitato che, in sede
locale vede la partecipazione di esponenti locali di partito, movimenti e sindacati: Sel, M5S, PdCI, Rifondazione, FIOM Cgil, ANPI . Il programma
consiste nel promuovere la firma dell’appello
in difesa della Costituzione proposto dal “Fatto Quotidiano e aderire al percorso pianificato
in difesa della carta da Stefano Rodotà,
Maurizio Landini FIOM, a cui si sono aggiunti
Gustavo Zagrebelsky di Libertà e Giustizia, don Luigi Ciotti di Libera e Lorenza Carlassarre , l’ex saggia che ha abbandonato i 42 membri della commissione riforme incaricati di mettere a punto le riforme istituzionali, in polemica con
le modalità operative e decisionali imposte dall’esecutivo
Il percorso prevede la costituzione di
comitati locali che l’8 settembre potranno dare vita ad un’assemblea nazionale
a Roma e indire una manifestazione, sempre
nella capitale, per il 5 ottobre prossimo. All’incontro organizzato per
costituire il Comitato di Frosinone, hanno partecipato i deputati Nazareno
Pilozzi di Sel e Luca Frusone del
Movimento 5 Stelle.
I parlamentari, esponenti della minoranza, hanno illustrato alla platea le enormi
difficoltà e la strenua lotta che stanno affrontando in Parlamento per bloccare
l’approvazione del progetto di legge costituzionale che intende manomettere,
seppure in deroga, l’articolo 138. Come è noto questo articolo regola le
modalità per modificare la seconda parte della costituzione.
Essendo la materia
estremamente delicata l’art. 138 impone che la proposta di modifica
costituzionale debba essere approvata dai due terzi del Parlamento attraverso
quattro votazioni in aula, due alla Camera e due al Senato. I passaggi fra le camere devono avvenire in
un arco di tempo previsto per ogni
convocazione di tre mesi. Nel caso in
cui dopo i quattro passaggi alle camere, che avverranno quindi almeno in un anno, il disegno di riforma costituzionale fosse approvato a maggioranza semplice, cioè con una
maggioranza inferiore ai due terzi del Parlamento, si dovrà consultare il
popolo per chiederne l’approvazione a mezzo referendum confermativo.
Nelle intenzioni del governo si vorrebbe
ridurre il tempo di passaggio fra una Camera e l’altra da tre mesi a 45 giorni,
in modo da velocizzare l’approvazione delle riforme costituzionali proposte dai
42 saggi nominati dal Presidente della Repubblica. Tali proposte, fra l’altro, non potranno essere emendate, è quindi del tutto evidente che si agirebbe secondo le modalità di un decreto
legge prassi del tutto fuori luogo per la discussione di modifiche alla Costituzione.
Dopo l’illustrazione da parte dei
parlamentari di queste perverse e contorte dinamiche è iniziato il dibattito che
ha visto protagonisti esponenti di partiti movimenti e sindacati. A moderare
gli interventi è stato il segretario provinciale del PdCI Oreste
Della Posta. Al di là del fatto che tutti hanno aderito al Comitato, il dibattito
si è sviluppato attraverso contributi differenti fra di loro.
Molti hanno
puntato l’ìndice sulle dinamiche di esproprio del potere legislativo al
Parlamento da parte dell’esecutivo, altri hanno messo in risalto le storture
anticostituzionali della legge elettorale. C’è stato chi ha fatto notare come si stia compiendo
il piano pidduista, Rinascita Democratica. Con il sovvertimento del dettato
costituzionale a cui manca la sottomissione della magistratura al potere
politico e la svolta presidenzialista per realizzarsi completamente.
Angelino Loffredi del blog Unoetre ha messo in risalto come in nome della difesa
della Costituzione si stesse riformando un
movimento unitario comprendente esponenti
di formazioni spesso in contrasto fra di
loro. Una partecipazione ampia che va da Sel alla FIOM, dal Prc al PdCI, dal
Movimento 5 Stelle alla CGIL, all’ANPI, fino ad arrivare ad esponenti di
posizioni molto radicali come il sottoscritto e Francesco Notarcola della consulta
delle associazioni e presidente dell’Osservatorio Peppino Impastato.
Proprio dal mio intervento, da quelli di
Giovanni Morsillo presidente provinciale dell’Anpi e di Francesco Notarcola è scaturita una
analisi che è andata oltre il presente e ha messo in luce come la Costituzione sia stata fatto oggetto in passato di continui
attacchi da parte di una classe borghese che ha sempre mal digerito l’architettura
solidaristica della Carta.
Se fino ad oggi si è minimizzato e anzi si sono
agevolati continui strappi ai danni dello spirito costituzionale, diventa ora
difficile arginare l’assalto definitivo al sistema di protezione dell’articolo
138. Nessuno nelle varie legislature che si sono succedute dal dopoguerra ad
oggi si è battuto affinchè, ad esempio, l’articolo 41 venisse rispettato totalmente. Non solo nella prima parte dove si promuove la
libertà dell’iniziativa privata, ma
anche nella seconda dove si precisa che la medesima iniziativa privata non può svolgersi in contrasto con l’utilità
sociale o in modo da recare danno alla sicurezza, alla libertà, alla dignità
umana. I molteplici casi di aziende che chiudono per delocalizzare la
produzione all’estero lasciando nel dramma della disoccupazione intere famiglie,
sta a dimostrare come l’articolo 41 sia stato sempre disatteso.
E che dire dell’art.33
in cui si determina la titolarità assoluta dell’istruzione pubblica, e si concede il diritto ad enti privati di
istituire scuole ed istituti di educazione, senza oneri per lo Stato?
Una norma che per decenni
è stata disattesa e lo è ancora di più oggi per foraggiare le
scuole private cattoliche ed altri istituti funzionali a formare le future
classi elitarie.
Di esempi come questi ce ne sono molti altri. Ma ciò che è
ancora più grave riguarda gli sfregi anche lessicali che ancora oggi si
perpetuano ai danni dello spirito Costituzionale. La parola “Premier” è
anticostituzionale, esiste il Presidente del consiglio. Indire le primarie per
far scegliere agli elettori il candidato
premier che verrà scritto sulla scheda elettorale è profondamente anticostituzionale
. Il Presidente del Consiglio (non il premier) viene nominato dal Presidente
della Repubblica e non dagli elettori. Eppure queste storture sono ancora oggi
maldestra consuetudine che coinvolge anche un partito, Sel, il quale sostiene il comitato in difesa della Costituzione.
In conclusione la lotta per la difesa della
Costituzione è sacrosanta, ma si deve
partire dalla consapevolezza che è necessario adoperarsi affinchè venga finalmente attuata e rispettata
rigorosamente. E’ difficile difendere un fortino quando già gran parte delle
sue strutture difensive sono state
espugnate senza neanche combattere.
Dunque con entusiasmo ho aderito al comitato. Attraverso Aut e con la collaborazione del
blog Unoetre, che condivide con noi questa battaglia, informeremo e daremo conto
della varie iniziativa che animeranno questo progetto. Resta il fatto però che
la difesa della Costituzione deve essere un impegno permanente e costante e non
plasmabile ad esigenze che con lo spirito costituzionale non hanno nulla a che
fare.
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