La Famiglia
Una delle più sciocche
e banali obiezioni che si muovono agli anarchici, è quella riguardante
la famiglia, poiché i preti, i borghesi e tutti coloro che non conoscono o
fingono di non conoscere la nostre idee, credono che noi vogliamo la
distruzione di essa, mentre ne
reclamiamo la trasformazione: cioè vogliamo che la famiglia discenda dalle nebulose vette del
convenzionalismo dove l’han confinata i
sofisti della morale clerico-liberaloide, e vada da assidersi sulla base granitica della morale
umana senza tocco e senza aspersorio, senza codice e senza acquasanta.
“Voi anarchici –essi dicono- volete distruggere il più sacro
degli istituti sociale: la famiglia: voi volete che la società diventi un
grande brefotrofio, ed il mondo un covo di bastardi”.E’ inutile dire che queste
obiezioni noi potremmo ritorcerle contro di loro che sono i fautori della
prostituzione, del concubinaggio, dell’adulterio ; contro di loro che abusano
della miseria, della fame delle figlie
del popolo per renderle madri infanticide, contro di loro la cui
preoccupazione, quando sono scapoli, è quella di trovare un buon partito, di dare la caccia ad una
cospicua dote e niente affatto all’oggetto bello, elegante e amato.
Per costoro non esiste altra bellezza che il luccichio
dell’oro, non esiste altro amore che l’interesse quattrinaio. Ecco perché essi
si scagliano contro gli anarchici, i quali vogliono sollevare la famiglia da questo fango, da questa bruttura, da
questo labirinto di affetti venali e venderecci, onde trasportarla in un ambiente ove l’amore
non si venda al miglior offerente e la reciprocanza degli affetti non
sia costretta a passare sotto le forche caudine del mercimonio matrimoniale.
Gli anarchici credono che la famiglia così come oggi
costituita rappresenti non la spontaneità dell’unione fra i due sessi, bensì la
coercizione e la prepotenza legale esercitata impunemente e santamente protetta
dalla Chiesa e dallo Stato; per cui essi vogliono che la famiglia sia
emancipata da ogni pregiudizio e da ogni coazione, essi vogliono che il talamo
nuziale non sia contaminato dalle bugiarde promesse di un amore che nel cuore
dei due esseri coniugati non ha palpiti, essi vogliono che il focolare
domestico non sia un feudo semi-barbaro ove la donna soggiace oppressa sotto la
tirannia dell’uomo e dove la legge civile e quella ecclesiastica impongano a
lei di obbedire ciecamente fino a baciare la mano che vilmente la percuote.
Nella società degli anarchici vaticinata, non vi saranno né
bastardi, né trovatelli; poiché allora non vi sarà più ragione di nascondere il
frutto del proprio amore, non vi sarà più la necessità di abbandonare sulla
pubblica via delle innocenti creaturine che a nessuno chiesero di venire al
mondo, e che le sciagurate giovanette sono costrette a ripudiare, fino a diventare
assassine del proprio sangue, per aver salvo l’onore e la moralità di cui si fa bella questa
civiltà borghese.
La famiglia deve essere basata sugli affetti naturali,
sull’amore verso l’unione dell’uomo e della donna deve avvenire non per
imposizione, non per suggestione, non per avidità danaresca; essa deve invece scaturire
simpaticamente dalla legge di reciprocanza, essa deve sorgere dalla elezione.
Il vincolo matrimoniale costituisce un delitto di lesa
natura perché si frappone alla estrinsecazione di essa sostituendo alle sue
leggi assolutamente morali, le leggi immorali dell’artificialismo; costituisce
un delitto di lesa umanità perché costringe alla convivenza perpetua due
esseri, quantunque al loro amore sia subentrato l’odio, generato dal modo
stesso di convivenza da esso vincolo matrimoniale voluto; e ad altro non serve che ad infiorare la giovane sposa alla stessa guisa che s’infiora la vittima
condotta al sacrificio.
Di chi sono figli tutti quei derelitti bambini oggi
depositati nella ruota e degenti nei brefotrofi? Di nessuno! E perché la
società li chiama bastardi? Perché i loro padri e le loro madri sono
sconosciuti; perché concepiti nella miseria, nel vizio, nel delitto!
Gli uni sono frutto dell’inganno, della frode, della fame;
gli altri di una passione sepolta sotto la maschera dell’onore, o di un amore
contrastato!
Nella società avvenire i figli di nessuno saranno i figli di
tutti; essi saranno allevati ed educati non mercè la filantropia di qualche
istituto di beneficenza, ma mediante lo sforzo spontaneo di tutti gli
umani che alla carità avranno sostituito
la solidarietà.
Si rimprovera agli anarchici di voler trasformare la società
in un covo di bastardi, mentre essi vogliono che i bastardi di questo mondo
corrotto insolente e fratricida diventino i figli legittimi di un mondo nuovo
sorretto dal’amore e dalla pace.
Domani non saranno più possibili i bastardi, gli infanticidi
frutti di amori venali, poiché date le identiche condizioni di vita sociale
dell’uomo e della donna, non assisteremo più al doloroso spettacolo di
disgraziate operaie prostituite al capofabbrica, al capitalista, al signorotto,
per essere ammesse al lavoro dei campi e delle officine ove invecchiano
precocemente; non vedremo più delle madri povere rubare il latte ai propri
figli onde nutrire, con pochi soldi, i figli di una ricca signora la quale si
rifiuta di allattare il neonato uscito dalle proprie viscere, per salvare così
la bellezza del suo corpo dai pericoli dell’allevamento; domani, in una società
liberamente costituita, non deploreremo più i terribili e scandalosi drammi
coniugali perché l’unione dei due sessi avverrà naturalmente senza coercizioni
di sorta e l’amore non sarà più subordinato ad una buona dote.
Questo vogliono gli anarchici, e questo non significa voler
distruggere la famiglia, ma significa dare ad essa quel carattere veramente
naturale ed umano che le fu tolto da chi ebbe interesse di ostacolarne la sua
retta funzione, rinserrandola nel ferreo cerchio del convenzionalismo e dell’artificio giuridico e religioso.
Quelli stessi che accusano gli anarchici di voler
distruggere la famiglia, oggi, impressionati dai micidiali inconvenienti che
essa presenta, pensano di attenuare il suo dispotico organamento proponendo, a
mezzo del magno Parlamento, un progetto di legge di divorzio.
Questo progetto di legge, già vigente in altri paesi, tende
a dare la facoltà ai due coniugi di rompere il contratto matrimoniale qualora
fra di essi non vi fosse più compatibilità di carattere, oppure altre cause
sorgessero a rendere impossibile la loro unione. Come si vede questa nuova
forma di convivenza, diremo così famigliare, altro non è che un primo passo verso il libero amore
dagli anarchici sostenuto, come dai moralisti a rovescio è accanitamente
combattuto.
Però anch’esso presenta
le sue difficoltà, sia nella forma che nell’applicazione. Nella forma,
essendo esso regolato dal codice penale e da altre leggi più o meno tranelli;
nell’applicazione, perché date le condizioni presenti così disparate fra l’uomo e la donna,
quest’ultima sarebbe sempre la vittima e l’altro il carnefice.
Quale è dunque il miglior modo di risolvere la questione
della famiglia? E’ quello proposto dagli anarchici, cioè emancipazione completa
dell’uomo e della donna, libertà sconfinata
per l’una e per l’altro, e unioni dei due sessi per mezzo dell’amore
libero.
Aristide Ceccarelli, anarchico ceccanaese.
Tratto dal libro: L'anarchia volgarizzata
Prima edizione: Roma 1910
Seconda edizione: Ceccano 2016
Per approfondire la storia di Aristide Ceccarelli clicca sul seguente link:
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