Prosegue il nostro viaggio attraverso la storia degli Stati
Uniti d’America raccontata dai musicisti di jazz. Venerdì 29 gennaio a partire dalle ore 16,00, presso la sede dell’associazione
culturale “Oltre l’Occidente in L.go Aonio Paleario n.7 a Frosinone, si terrà
il quinto appuntamento del seminario ” Jazz, suoni, ritmi e pulsioni vitali dell’era post
moderna”. Il titolo dell’incontro
è : Bebop fu solo una rivoluzione musicale? Come era prevedibile, ancora
una volta, la sequenza temporale e tematica degli appuntamenti non è stata rispettata.
Contavamo di esaurire l’era del Bebop nel pomeriggio del 22 gennaio scorso, ma ciò non è stato
possibile. La discussione fra i partecipanti si è focalizzata sulle condizioni
storico sociali dell’America impegnata nel II conflitto mondiale, e sul periodo immediatamente successivo. Si è messa in risalto la frustrazione degli
afroamericani, prima massacrati nei campi di guerra, o sfruttati nelle fabbriche a rimpiazzare gli operai
bianchi partiti per il fronte, e poi ripiombati nel razzismo e nella discriminazione più
feroce alla fine delle ostilità mondiali. La stessa frustrazione che colse i
jazzisti neri, costretti a subire umiliazioni presso le orchestre swing dove
suonavano. Uno sconforto che spinse alcuni musicisti afroamericani a riunirsi in un piccolo locale della 118°
ovest ad Harlem, il Minton’s, e costruire la loro rivoluzione musicale. Fu solo
una rivoluzione artistica o ebbe risvolti anche nella società civile? Questo è il tema che andremo ad approfondire
nel prossimo appuntamento del 29 gennaio. In realtà le vicende del Bebop, dei
suoi protagonisti Charlie Parker, Dizzy Gillespsie, Thelonius Monk, Kenny
Clarke e tutti gli altri musicisti che
con loro cambiarono totalmente la poetica jazzistica a partire dagli anni ’40,
non potevano esaurirsi in un unico incontro. Venerdì prossimo dunque, a partire
dalle ore 16,00 presso la sede di Oltre l’Occidente rivivremo insieme l’epopea
dei boppers e l’influenza che essi
ebbero in altre forme artistiche come la letteratura. Scrittori e poeti della
Beat generation ne furono chiarissima testimonianza.
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