Giulio Regeni non era solo un brillante ricercatore. Era un giovane di sinistra, amante della pace e della libertà dei popoli, schierato a fianco del movimento operaio e sindacale indipendente in Egitto. Nel suo ultimo articolo evidenziava la ripresa degli scioperi e denunciava la politica autoritaria e repressiva del regime di Al Sisi.
Giulio temeva, a ragione, per la sua incolumità a causa della situazione esistente in Egitto. Il movente del suo assassinio è indubbiamente politico. Con ogni probabilità il giovane è stato sequestrato nei pressi di Piazza Tahir nel quinto anniversario della rivolta, per poi essere barbaramente torturato e ucciso.
Da chi? Tutto porta a una conclusione: gli esecutori materiali del crimine sono stati gli sgherri – forze di sicurezza, ausiliari o squadroni della morte - al servizio del macellaio Al Sisi, l’ex capo delle forze armate filo-USA che nel 2013 depose con un colpo di Stato il presidente islamista Morsi. Un assassinio di Stato per rappresaglia contro il lavoro che Giulio conduceva.
La riprova è il tentativo, tanto criminale quanto goffo, da parte dei vertici polizieschi egiziani di depistare le indagini. E’ noto che il regime militare nega persino l’evidenza per non perdere la credibilità internazionale e le entrate del turismo.
L’assassinio di Giulio è legato alla politica di spietata repressione della protesta sociale che la dittatura del regime di Al Sisi porta avanti col sostegno delle potenze imperialiste, fra cui l’Italia.
Dopo le stragi del 2013, negli ultimi mesi le “sparizioni” degli oppositori sono aumentate. Su questa politica del terrore di Stato, contraltare del terrorismo jihadista, si regge la “stabilità” egiziana decantata da Renzi, che si era persino proclamato orgoglioso dell’amicizia con Al Sisi.
L’ipocrisia del governo italiano sulla vicenda è lampante. Fino a ieri ha chiuso gli occhi sulla violazione dei diritti umani e la tortura in Egitto. Ora cerca di salvare la faccia con la richiesta di “fare chiarezza”, senza però compromettere i profitti dei capitalisti nostrani in Egitto e i rapporti con Al Sisi, essenziali per l’imminente aggressione militare in Libia.
Condanniamo il barbaro assassinio di Giulio Regeni e porgiamo le condoglianze alla famiglia e ai suoi amici. Esigiamo verità e giustizia, il castigo dei responsabili della sua morte ai vari livelli, la rottura delle relazioni con l’Egitto e con tutti gli Stati terroristi. Sosteniamo la lotta dei lavoratori egiziani!
Salutiamo degnamente Giulio e manifestiamo il nostro dolore e la nostra protesta contro il criminale regime egiziano e l’ipocrita governo imperialista italiano, contro la politica reazionaria, antioperaia e di guerra!
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