Le rovine

"Le rovine non le temiamo. Erediteremo la terra. La borghesia dovrà farlo a pezzi il suo mondo, prima di uscire dalla scena della storia. Noi portiamo un mondo nuovo dentro di noi, e questo mondo, ogni momento che passa, cresce. Sta crescendo, proprio adesso che io sto parlando con te"

Buenaventura Durruti

martedì 1 marzo 2016

Votare NO alle riforma costituzionale è una scelta di civiltà.

Luciano Granieri

Scegliere fra la Costituzione così come oggi è scritta o accettare le riforme previste dalla legge Renzi-Boschi, non è questione così astratta come ad un  esame superficiale può  sembrare, soprattutto in presenza di sirene mediatiche che derubricano   le modifiche  costituzionali a  questioni  lontane dai problemi reali, delle persone. 

  In  realtà i due impianti costituzionali, quello  scaturito  dalla lotta antifascista, e quello che la riforma  Renzi-Boschi  vuole imporre, determinano la scelta fra due precisi modelli  di società. Nel primo l’eguaglianza, la dignità,  la condivisione e la partecipazione sono gli elementi fondanti, nel secondo,  prevale  l’imposizione degli interessi dei potentati  economici i quali subordinano alle regole della speculazione finanziaria la libertà dei cittadini. 

Si tratta di scegliere. E’ preferibile vivere in una società in cui la Repubblica    rimuove gli   ostacoli di ordine economico e sociale che  impediscono  il pieno sviluppo della persona umana, oppure è meglio, trovarsi la strada sbarrata da quegli stessi  ostacoli?  Magari   consistenti  in  un costo spropositato dei  servizi, (le bollette dell’acqua, o le prestazioni sanitarie), imposto  dalla dittatura delle lobby finanziarie private?  

Perché conseguenza della riforma Renzi-Boschi  è il  trasferimento dei processi decisionali, dalla rappresentanza popolare, ai meri esecutori dei desiderata dei potentati finanziari, i quali invocherebbero regimi normativi a loro sempre più favorevoli, compreso l’innalzamento delle tariffe a livelli insostenibili .  Provvedimenti  che non troverebbero ostacolo alcuno alla loro approvazione e vesserebbero la collettività. 

E’ preferibile vivere in uno Stato che riconosce a tutti i cittadini il diritto al lavoro, o è meglio subire, nell’era del Jobs Act, ulteriori provvedimenti lesivi dei diritti dei lavoratori e utili solamente all’èlite econmico-finanziaria , senza che nessuno possa opporvisi?  E’ meglio  una società che ripudia la guerra, o  uno Stato che, attraverso decisioni prese da una  minoranza e da  una  Camera di  nominati,   può  imporre  di partecipare a qualsiasi conflitto, mascherato da ipocrite finalità umanitarie, o risibili  esportazioni di democrazia? 

Si vive meglio in una Repubblica che   tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività, garantendo cure gratuite agli indigenti, o in uno Stato che impone i voleri delle multinazionali attive nella sanità privata,   nel business di dannosi  ed inquinanti inceneritori, piuttosto che nella trivellazione dei fondali marini?   

Si potrebbe  obiettare che molte delle situazioni prefigurate  nel disegno   dalle riforme Renzi-Boschi, già si verificano. Infatti, ad essere precisi, votare le riforme costituzionali, significherebbe semplicemente legalizzare alcune pratiche già  oggi  attive che cozzano con i principi della Carta del ’48. Sarebbe perciò utile adoperarsi non per cambiare la Costituzione, ma per farla rispettare. 

Proprio perché molte norme, che sopra abbiamo citato, sono state approvate forzando le regole parlamentari e costituzionali  urge  - oltre che votare No alla riforma Costituzionale, per scegliere la strada della dignità e dello sviluppo della persona umana - votare SI all’abrogazione di tali  leggi, peraltro  licenziate  da  un Governo e da un  Parlamento illegittimo perché eletto secondo una norma elettorale incostituzionale. 

E’ fondamentale abrogare l'Italicum  che, da un lato ripropone gli stessi vizi della precedente legge  bocciata dalla Corte Costituzionale (Premio di maggioranza, liste quasi bloccate), dall’altro, in combinazione con la marginalizzazione  del Senato, i cui membri non saranno eletti dai cittadini,  consente la tirannia del Premier e della  sua  minoranza al quale è concesso il potere di nominare  il Presidente della Repubblica, i componenti della Corte Costituzionale, e del Consiglio superiore della Magistratura.

 Ma è altresì impellente esprimere un Si deciso all’abrogazione di altri mostri legislativi: Il Jobs Act, che cozza contro l’art.4 della Costituzione;  La legge che consente la trivellazione continua dei fondali marini per sfruttare fino all’ultimo  i giacimenti petroliferi, norma in palese contrasto con l’art.9 della Costituzione in cui  è scritto che la Repubblica tutela il paesaggio;  la riforma della Scuola (Buona Scuola)  che lede i dettami dell’art.33 della Carta sul carattere pubblico dell’istruzione. 

Dunque se si sceglie di vivere in una società democratica, basata sull’uguaglianza, sul diritto ad un esistenza dignitosa  è necessario votare No alla riforma Costituzionale, ma nel contempo votare SI all’abrogazioni di leggi incostituzionali, che impongono insuperabili  ostacoli  di ordine economico e sociale, atti  ad impedire   il pieno sviluppo della persona umana.

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