Il Pdl urla di togliere
l'Imu. Per tutti, compresi i possessori di ville e di grandi patrimoni
immobiliari. Pochi urlano più forte che essa va tolta solo ai piccoli
proprietari e aumentata per tutti coloro che detengono la stragrande
maggioranza del patrimonio immobiliare italiano
È
un sogno la casa dell'ineffabile Roberto Carlino che da mesi incombe sugli
schermi nazionali per reclamizzare le "sue" abitazioni. Niente di
male: ognuno è libero di spendere i soldi guadagnati con i folli livelli delle
quotazioni immobiliari come vuole. Soltanto che il nostro eroe esagera
spudoratamente. Con inequivocabile accento all'amatriciana per invogliare
all'acquisto afferma infatti che «...del resto la risalita del mattone è
fenomeno inevitabile e fisiologico».
Scherza, il nostro, inducendo alla confusione tra un suo legittimo auspicio e
un principio della fisica. Non è affatto detto che nel prossimo futuro sia
inevitabbile e fisiologgica la crescita delle quotazioni immobiliari. Molti
operatori di settore temono anzi un nuovo calo in autunno. Perché si è
costruito troppo in questi anni di deregulation e la quota dell'invenduto
continua ad aumentare perché nel frattempo si costruisce ancora molto.
Roberto Carlino ha avuto una fugace (per colpa di Renata Polverini) incursione
nella politica regionale: è stato presidente della commissione urbanistica,
eletto nel vasto arcipelago berlusconiano. Così dal sogno di una casa passiamo
all'incubo che perseguita il leader della destra che proprio sul sogno di far
arricchire tutti gli italiani con il mattone ha fondato molta parte delle sue
fortune. Dal 1994 è iniziata l'offensiva condotta sulla parola d'ordine
«padroni a casa propria»: legge dopo legge dalla semplificazione edilizia alla
cancellazione del falso in bilancio - che c'entra molto con questa storia come
ci insegna il caso Ligresti - i valori immobiliari sono saliti vertiginosamente
per quindici anni. Molti italiani hanno continuato a dare a Berlusconi il loro
consenso, nonostante il crescente disgusto, proprio perché anche il loro
piccolo salvadanaio cresceva.
Dal 2008 quel castello di carte è stato spazzato via dal fallimento del
neoliberismo e inizia la fase dell'inarrestabile caduta dei prezzi delle case.
Ci sono famiglie che hanno acquistato dieci anni fa una casa che oggi vale dal
20 al 40% in meno di quanto l'hanno pagata. Il decremento non è omogeneo, è
molto più accentuato al sud rispetto al nord; nelle aree interne rispetto alle
grandi città; ma interessa tutti ad eccezione degli immobili di pregio dei
centri storici accaparrati dai vampiri che dominano l'economia di rapina. Il
sogno berlusconiano era dunque un azzardo: ha fatto credere in un paradiso per
tutti e ha fatto arricchire senza misura solo pochissimi speculatori e
immobiliaristi.
Il rischio della perdita del consenso era così evidente che Berlusconi ha
giocato d'azzardo, strumento in cui eccelle anche perché l'opposizione
parlamentare al suo ultimo governo fu talmente inesistente che il gioco gli è
riuscito alla perfezione. All'inizio del 2009, pochi mesi dopo la crisi dei
mutui subprime statunitensi, lancia il piano casa. Il mattone continuerà a
girare, avrete una stanza in più e diventerete ancora più ricchi. Un flop
miserevole, oggi ammesso da tutti. Allora tutti ci credettero, comprese le
regioni guidate dal centro sinistra che con la loro dabbenaggine coprirono la
finzione berlusconiana.
A volte, poi, il destino è imprevedibile e proprio nel momento in cui era
chiaro il fallimento del piano casa ecco un vero amico, Supermario. E' il
governo dei professori a togliere le castagne dal fuoco al centro destra
imponendo una tassa immobiliare iniqua e contraria al criterio costituzionale
della progressività che invece di tassare i grandi patrimoni immobiliari
accumulati in venti anni ha colpito indiscriminatamente il ceto medio, spesso
proprietario di un'unica abitazione. Il paradosso italiano è che la bandiera di
questo grande segmento di società non è stata presa in mano dalla sinistra ma
dalla stessa destra che con la sua follia cementizia ha posto le basi per la
discesa dei valori immobiliari.
Il Pdl urla di togliere l'Imu. Per tutti, compresi i possessori di ville e di
grandi patrimoni immobiliari. Pochi urlano più forte che essa va tolta solo ai
piccoli proprietari e aumentata per tutti coloro che detengono la stragrande
maggioranza del patrimonio immobiliare italiano. Del resto il governo Letta non
ha mai affermato che ci sarà un provvedimento progressivo che rimetta un poco a
posto la bilancia dell'equità. Ciò di cui si sente parlare in questo scorcio di
agosto è una furbesca evoluzione dell'Imu, camuffata nella tassa sui
marciapiedi e di altri servizi urbani.
Così la compagine berlusconiana si avvia a portare a casa qualche prezioso
risultato per le lobby che la sostengono. A meno che il Parlamento abbia un
sussulto e accenda i riflettori sulla folle politica che ha favorito il cemento
negli ultimi venti anni. Non c'è da essere ottimisti. Del resto, e lo
affronteremo in un prossimo articolo, nel decreto del "fare"
strenuamente difeso dal Pd c'è un'ulteriore spinta alla deroga edilizia. Per
curare il declino del comparto immobiliare si usano le stesse ricette che hanno
portato al fallimento. Favorendo ancora la rendita e intaccando l'ultimo
salvadanaio, la casa, delle famiglie italiane sempre più povere e senza
rappresentanza.
Nessun commento:
Posta un commento