Le rovine

"Le rovine non le temiamo. Erediteremo la terra. La borghesia dovrà farlo a pezzi il suo mondo, prima di uscire dalla scena della storia. Noi portiamo un mondo nuovo dentro di noi, e questo mondo, ogni momento che passa, cresce. Sta crescendo, proprio adesso che io sto parlando con te"

Buenaventura Durruti

martedì 10 settembre 2013

Crisi Marangoni: un film già visto

Luciano Granieri


Nella nostra martoriata provincia  ancora una volta  assistiamo sgomenti alla rabbia di operai che scendono in piazza per reclamare il loro sacrosanto diritto al lavoro. Dopo la Videocon, la Multiservizi, è la volta della Marangoni Tyre di Anagni. 

410 operai, dopo aver visto la propria azienda delocalizzare in Argentina, dopo aver acconsentito a ridursi lo stipendio per agevolarne un rilancio della competitività, al rientro delle ferie si sono ritrovati con le loro famiglie in mezzo ad una strada. Sull’altare del profitto economico (Marangoni e Videocon) e di quello politico (Multiservizi), la nostra Provincia sta scarificando migliaia di posti di lavoro. 

Un territorio sedotto e abbandonato dal miraggio della industrializzazione drogata dalla cassa del mezzogiorno.  Soldi pubblici che hanno permesso a squali dell’imprenditoria senza scrupoli di violare un intero territorio dalle elevate potenzialità agricole e turistiche . Dopo decenni di sfruttamento di lavoratori e risorse naturali, questi signori  scappano con i soldi lasciando sul campo  solo macerie. 

Una direttrice infernale che collega il basso Lazio ciociaro con la provincia meridionale di Roma, oggi presenta scenari inquietanti, popolati da eco mostri, scheletri di strutture piene di amianto, terra, aria e falde acquifere infestate da agenti chimici e veleni industriali, oltre che dai rifiuti tossici interrati dalla camorra. Questo è il lascito di devastazione ambientale a cui si associa la devastazione sociale con migliaia di operai licenziati. 

La Marangoni è solo l’ultimo atto. Un azienda che prima ha tentato di violentare il territorio cercando di aprire ,  in località quattro strade, un letale e inquinante impianto di incenerimento del car fluff (le parti non metalliche delle carcasse di autovetture), e oggi sta violentano la dignità di 410 lavoratori. 

E’ iniziata la solita disperata e mesta trafila con i sindacati che strillano dopo aver  concesso di tutto al padrone, i lavoratori in sit-in davanti alla prefettura e poi al palazzo della Provincia, l’interessamento del Prefetto Eugenio  Soldà, che ormai in questa disgraziata città sembra svolgere per lo più incarichi di tipo sindacale.  

Ha preso il via la corsa di solidarietà di politici in malafede e istituzioni locali conniventi, con le solite promesse, l’interessamento urgente delle amministrazioni regionali e perfino il ricorso al ministro del lavoro. Un film drammatico il cui finale è già scritto come dimostrano  le  vicende Videocon e Multiservizi. 

Ironia della sorte   la vicenda Marangoni avviene subito dopo  che la Regione Lazio e il Ministero dello sviluppo economico hanno destinato 81 milioni di euro per l’area industriale di Frosinone ed Anagni. Soldi che dovrebbero favorire lo sviluppo e il rilancio economico dell’area, ma che rischiano di diventare lì’ennesimo regalo ad una classe finanziaria e imprenditoriale senza scrupoli, pronta a usare fondi pubblici per alimentare speculazioni e realizzare smisurati profitti privati.  

Purtroppo l’ennesima triste storia di privazione del lavoro  sembra non insegnare  nulla. Ormai dovrebbe essere evidente che i soldi pubblici, devono servire non a ricapitalizzare  genericamente le aziende, ma a finanziare veri e propri piani industriali. E’ inutile incentivare produzioni obsolete, inquinanti, e di scarso successo commerciale. 

E’ necessario usare i soldi pubblici per finanziare piani industriali innovativi. Si può comprimere il costo del lavoro finchè si vuole ma  se ciò che si produce non si vende, sarà tutto inutile. Questi benedetti 81 milioni di euro andrebbero destinati per  finanziare  progetti industriali  innovativi, di qualità. E una volta  selezionate  le aziende da  aiutare  perché  propongono    idee nuove  su  produzioni e procedure, porle sotto il diretto controllo di Stato e Regione per  verificare   che portino a termine il lavoro per cui sono stati erogati i fondi, si impegnino a non licenziare e a stabilizzare i lavoratori precari presenti nell’organico. 

Deve finire l’era del profitto privato a fronte di perdite pubbliche.  Deve chiudersi il tempo   delle elargizioni pubbliche alle classi padronali senza alcun controllo. Il finanziamento  pubblico di una fabbrica  anche di solo un euro, deve prevedere il controllo sull’attività di quella azienda  da parte dello Stato . 

Ad esempio espropriare la Marangoni senza indennizzo per la proprietà, riassorbire gli operai  cui verrà affidata la gestione dell’azienda e riconvertire l’attività industriale nella produzione di impianti per l’erogazione di energia pulita, potrebbe costituire  un bel modo di utilizzare fondi pubblici, far ripartire l’economia  e salvare 410 famiglie dall’indigenza. Questo veramente  potrebbe essere una finale a sorpresa del film già visto. Ma necessitano nuovi registi illuminati che nell’attuale scenario cinematografico della tutela della dignità umana non esistono.  

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