Nella nostra
martoriata provincia ancora una volta assistiamo sgomenti alla rabbia di operai che
scendono in piazza per reclamare il loro sacrosanto diritto al lavoro. Dopo la
Videocon, la Multiservizi, è la volta della Marangoni Tyre di Anagni.
410
operai, dopo aver visto la propria azienda delocalizzare in Argentina, dopo aver
acconsentito a ridursi lo stipendio per agevolarne un rilancio della competitività,
al rientro delle ferie si sono ritrovati con le loro famiglie in mezzo ad una
strada. Sull’altare del profitto economico (Marangoni e Videocon) e di quello
politico (Multiservizi), la nostra Provincia sta scarificando migliaia di posti
di lavoro.
Un territorio sedotto e abbandonato dal miraggio della
industrializzazione drogata dalla cassa del mezzogiorno. Soldi pubblici che hanno permesso a squali
dell’imprenditoria senza scrupoli di violare un intero territorio dalle elevate
potenzialità agricole e turistiche . Dopo decenni di sfruttamento di lavoratori
e risorse naturali, questi signori scappano con i soldi lasciando sul campo solo macerie.
Una direttrice infernale che
collega il basso Lazio ciociaro con la provincia meridionale di Roma, oggi
presenta scenari inquietanti, popolati da eco mostri, scheletri di strutture
piene di amianto, terra, aria e falde acquifere infestate da agenti chimici e
veleni industriali, oltre che dai rifiuti tossici interrati dalla camorra.
Questo è il lascito di devastazione ambientale a cui si associa la devastazione
sociale con migliaia di operai licenziati.
La Marangoni è solo l’ultimo atto.
Un azienda che prima ha tentato di violentare il territorio cercando di aprire , in località quattro strade, un letale e inquinante
impianto di incenerimento del car fluff (le parti non metalliche delle carcasse
di autovetture), e oggi sta violentano la dignità di 410 lavoratori.
E’ iniziata
la solita disperata e mesta trafila con i sindacati che strillano dopo
aver concesso di tutto al padrone, i
lavoratori in sit-in davanti alla prefettura e poi al palazzo della Provincia,
l’interessamento del Prefetto Eugenio
Soldà, che ormai in questa disgraziata città sembra svolgere per lo più
incarichi di tipo sindacale.
Ha preso il
via la corsa di solidarietà di politici in malafede e istituzioni locali conniventi,
con le solite promesse, l’interessamento urgente delle amministrazioni
regionali e perfino il ricorso al ministro del lavoro. Un film drammatico il
cui finale è già scritto come dimostrano le vicende
Videocon e Multiservizi.
Ironia della sorte
la vicenda Marangoni avviene
subito dopo che la Regione Lazio e il
Ministero dello sviluppo economico hanno destinato 81 milioni di euro per l’area
industriale di Frosinone ed Anagni. Soldi che dovrebbero favorire lo sviluppo e
il rilancio economico dell’area, ma che rischiano di diventare lì’ennesimo
regalo ad una classe finanziaria e imprenditoriale senza scrupoli, pronta a
usare fondi pubblici per alimentare speculazioni e realizzare smisurati
profitti privati.
Purtroppo l’ennesima
triste storia di privazione del lavoro sembra non insegnare nulla. Ormai dovrebbe essere evidente che i
soldi pubblici, devono servire non a ricapitalizzare genericamente le aziende, ma a finanziare veri
e propri piani industriali. E’ inutile incentivare produzioni obsolete, inquinanti,
e di scarso successo commerciale.
E’ necessario usare i soldi pubblici per
finanziare piani industriali innovativi. Si può comprimere il costo del lavoro finchè
si vuole ma se ciò che si produce non si
vende, sarà tutto inutile. Questi benedetti 81 milioni di euro andrebbero
destinati per finanziare progetti
industriali innovativi, di qualità. E
una volta selezionate le aziende da aiutare perché propongono idee
nuove su produzioni e procedure, porle sotto il diretto
controllo di Stato e Regione per verificare
che
portino a termine il lavoro per cui sono stati erogati i fondi, si impegnino a
non licenziare e a stabilizzare i lavoratori precari presenti nell’organico.
Deve
finire l’era del profitto privato a fronte di perdite pubbliche. Deve chiudersi il tempo delle elargizioni pubbliche alle classi padronali
senza alcun controllo. Il finanziamento pubblico di una fabbrica anche di solo un euro, deve prevedere il
controllo sull’attività di quella azienda da parte dello Stato .
Ad esempio espropriare
la Marangoni senza indennizzo per la proprietà, riassorbire gli operai cui verrà affidata la gestione dell’azienda e
riconvertire l’attività industriale nella produzione di impianti per l’erogazione
di energia pulita, potrebbe costituire un bel modo di utilizzare fondi pubblici, far
ripartire l’economia e salvare 410
famiglie dall’indigenza. Questo veramente potrebbe essere una finale a sorpresa del
film già visto. Ma necessitano nuovi registi illuminati che nell’attuale
scenario cinematografico della tutela della dignità umana non esistono.
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