foto tratta dal messaggero.it |
Ai tanti
esiti inconcludenti delle altre conferenze, costellate di assenze, ritardi nell’inizio delle
discussioni, ripicche, e piccoli dispettucci, in questo caso si è aggiunta la scomparsa, sic et simpliciter,
dall’ordine del giorno di uno dei temi da deliberare , anzi del “TEMA DA
DELIBERARE” la rescissione del contratto
con Acea.
La reazione sconcertata e ferma del
sindaco di Torrice Alessia Savo intenzionata ad opporsi all’ennesimo smacco che gli altri sindaci
stavano preparando agli utenti del servizio idrico è stata addirittura repressa
con la violenza da parte del
sindaco di Collepardo Bussiglieri,il tutto sotto l’imperturbabile sguardo del
commissario straordinario della provincia Patrizi.
Come se un dispositivo di
autocontrollo scattasse nel caso in cui uno o più membri dell’assemblea
osassero comportarsi al di fuori dei canoni prestabiliti. Ma quali sono i
canoni prestabiliti? Adoperarsi per difendere il diritto dei cittadini ad avere
una erogazione idrica efficiente,
controllando che il gestore privato operi per la qualità del servizio, o agire
da anestetico alla protesta messa in
atto dai cittadini insoddisfatti del servizio e
favorendo le malefatte di Acea?
foto tratta dal messaggero.it |
E’ possibile che finanziamenti promessi e mai
attuati sulle condotte idriche, accuse rivolte da Acea agli stessi sindaci di
aver mentito sullo stato della rete distributiva con la susseguente richiesta del famoso rimborso
di 75 milioni , bollette fuori controllo con l’addebito di aumenti retroattivi,
interruzioni del servizio, vessazioni vere e proprie verso quei cittadini che
hanno lamentato le ruberie messe in atto dal gestore, non siano sufficienti per
invocare la rescissione del contratto per colpa?
Il comportamento di questa consulta che
dovrebbe salvaguardare gli interessi dei cittadini nei confronti del privato,
assomiglia molto all’azione di certi sindacati mainstream che dovrebbero curare
gli interessi dei lavoratori. Questi ultimi si dicono sempre disponibili a
difendere il diritto al lavoro, si fanno vedere
affianco dei lavoratori che vengono licenziati, dicono di assumersi
impegni in merito alle vertenze più difficili, con la promessa di risolverle invocando
l’intervento delle istituzioni, e tali
vertenze puntualmente vedono i loro assistiti perdenti.
Poi nei tavoli di trattativa con il padronato vendono la pelle degli operai
firmando i peggiori accordi possibili, per i lavoratori evidentemente,
l’esempio del modello Pomigliano sta li a dimostrarlo.
Così i
sindaci, innanzi alle proprie comunità, promettono fuco e fiamme contro Acea,
giurano di adoperarsi per far rivalere
nei confronti del gestore privato i diritti dei cittadini utenti, arrivando
addirittura a esigere la rescissione del contratto, poi nelle loto squallide
riunioni presiedute dallo svogliato dirigente
provinciale di turno, sia esso Scalia, piuttosto che Iannarilli o Patrizi,
cincischiano, rinviano, disertano vendono ad Acea i diritti dei propri
amministrati così come i sindacati fanno
con lavoratori nei confronti dei padroni. Quale sarà mai la contropartita?
Per
il mondo sindacale è sufficientemente chiara. Spesso nei consigli di amministrazione
di molte aziende si notano in posizioni di privilegio ex sindacalisti, e non è
raro assistere al decollo di dirigenti sindacali verso brillanti carriere
politiche. E per i sindaci della consulta?
Forse la possibilità di piazzare propri elettori nella dirigenza di
Acea? O forse veder ricambiato il favore riservato al gestore con l’impegno di
ricevere importanti endorsement elettorali? Una fatto è certo quando lavoratori
e cittadini riusciranno a liberarsi di cotanti geni e a rappresentare i propri diritti
direttamente e autonomamente le cose miglioreranno notevolmente.
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