Michele Prospero (Articolo scritto per “Rassegna Sindacale”)
Ma come è possibile scomodare, lo ha fatto Ferruccio de Bortoli nel suo
ultimo editoriale per il “Corriere della Sera”, la categoria di “caudillo” per
descrivere lo stile di governo del presidente del consiglio? Certo, Renzi ha il
record di aver approvato il 48 per cento delle leggi con il voto di fiducia
(posto sinora in ben 41 occasioni). Ma il caudillo è una figura
della politica spagnola che evoca uno statista dalle tendenze autoritarie che
ha per suo motto: “una fé, una patria, un caudillo”.
E invece Matteo, come lo chiamano tutti, va a piedi per le strade di Roma,
sempre in solitudine e in assoluto incognito, naturalmente. E con un tassista,
incontrato lì per caso a due passi dal Nazareno, fa i conti sulla pensione
della suocera, badando bene a non farsi notare e soprattutto riprendere dalle
odiate telecamere, che lui da politico schivo sempre cerca di evitare.
Un politico nuovo, gentile con i passanti e sempre a portata di mano. Così
a portata di mano che quando a piazza Venezia gli si slacciarono le scarpe, un
signore di una certa età, da dietro le transenne, afferrò le mani d’oro dello
statista di Rignano. E le baciò. Un potente così amato dalla gente
semplice, da scatenare dei gesti di assoluta devozione, in un’estasi quasi
religiosa, nulla c’entra con un caudillo. Renzi è un ragazzo padre che pensa a
tutto e a tutti, con l’intento unico di dispensare in ogni momento delle
paterne opere di bene.
Le suocere e le nonne stanno veramente a cuore di Matteo il giovane. Che
spiega così la volontà di rivedere la legge Fornero, che lui in passato ha
sempre venerato. “Se una donna a 62 anni preferisce stare con il nipotino
rinunciando a 20-30 euro di pensione ma magari risparmiando di babysitter
bisognerà trovare le modalità per cui, sempre con attenzione ai denari, si
possa permettere a questa nonna di andarsi a godere il nipotino”.
Come si può scambiare per un caudillo un leader così premuroso e
comprensivo che invece di reprimere il dissenso pensa solo ad eliminare le
babysitter? E’ assurdo. C’è in lui una genuina passione per le nonne e per
l’armonia familiare. Peccato che gli euro persi, andando in pensione qualche
anno prima, non siano 20 o 30, ma almeno trecento al mese. Però il cuore del
ragazzo presidente è proprio un inno alla gioia del bel focolare domestico,
quello di un tempo che fu. E’ la nonnina, mica il nonno, che deve badare ai
nipotini e godersi il cambio dei pannolini.
Nelle splendide famiglie che ha in mente il capo di governo, regna la piena
occupazione: il nonno, la nonna, il papà, la mamma tutti a lavoro. Questa
famiglia azienda ha un capo che resta in carriera, mentre la nonnina, già a 60
anni, deve ritirarsi e dedicarsi alla cura degli affetti. Come la famiglia,
anche la scuola ha ora il suo capo. Che valuta, assume, premia. E come la
scuola, anche l’azienda ha un capo assoluto, con in più la bella libertà di
licenziare. La certezza della linea di comando, con l’Italicum, si avrà anche
nel governo.
Tutto il mondo di Renzi poggia sull’idea di un capo. Ogni cosa per lui si
sgretola senza un uomo solo al comando, che sorveglia e punisce. Occupato il
palazzo con il suo cerchio magico, affida ad altri caudillos la gestione degli
impresentabili nei territori. Non è in scena però un caudillo assolutista alla
spagnola, ma alla sudamericana (quello dell’800), con un capo al centro e tanti
caudillos nelle periferie. Dove spiccano i cacicchi alla De Luca, che il
premier chiama “Enzo”, un capetto dal “profilo molto deciso” e quindi naturale
candidato, assicura, a “un governo tosto” della Campania.
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