Le rovine

"Le rovine non le temiamo. Erediteremo la terra. La borghesia dovrà farlo a pezzi il suo mondo, prima di uscire dalla scena della storia. Noi portiamo un mondo nuovo dentro di noi, e questo mondo, ogni momento che passa, cresce. Sta crescendo, proprio adesso che io sto parlando con te"

Buenaventura Durruti

sabato 23 maggio 2015

Il giovane caudillo e i cacicchi

Michele Prospero (Articolo scritto per “Rassegna Sindacale”)

Ma come è possibile scomodare, lo ha fatto Ferruccio de Bortoli nel suo ultimo editoriale per il “Corriere della Sera”, la categoria di “caudillo” per descrivere lo stile di governo del presidente del consiglio? Certo, Renzi ha il record di aver approvato il 48 per cento delle leggi con il voto di fiducia (posto sinora in ben 41 occasioni). Ma il caudillo è una figura della politica spagnola che evoca uno statista dalle tendenze autoritarie che ha per suo motto: “una fé, una patria, un caudillo”. 

E invece Matteo, come lo chiamano tutti, va a piedi per le strade di Roma, sempre in solitudine e in assoluto incognito, naturalmente. E con un tassista, incontrato lì per caso a due passi dal Nazareno, fa i conti sulla pensione della suocera, badando bene a non farsi notare e soprattutto riprendere dalle odiate telecamere, che lui da politico schivo sempre cerca di evitare.

Un politico nuovo, gentile con i passanti e sempre a portata di mano. Così a portata di mano che quando a piazza Venezia gli si slacciarono le scarpe, un signore di una certa età, da dietro le transenne, afferrò le mani d’oro dello statista di Rignano. E  le baciò. Un potente così amato dalla gente semplice, da scatenare dei gesti di assoluta devozione, in un’estasi quasi religiosa, nulla c’entra con un caudillo. Renzi è un ragazzo padre che pensa a tutto e a tutti, con l’intento unico di dispensare in ogni momento delle paterne opere di bene.  

Le suocere e le nonne stanno veramente a cuore di Matteo il giovane. Che spiega così la volontà di rivedere la legge Fornero, che lui in passato ha sempre venerato. “Se una donna a 62 anni preferisce stare con il nipotino rinunciando a 20-30 euro di pensione ma magari risparmiando di babysitter bisognerà trovare le modalità per cui, sempre con attenzione ai denari, si possa permettere a questa nonna di andarsi a godere il nipotino”.

Come si può scambiare per un caudillo un leader così premuroso e comprensivo che invece di reprimere il dissenso pensa solo ad eliminare le babysitter? E’ assurdo. C’è in lui una genuina passione per le nonne e per l’armonia familiare. Peccato che gli euro persi, andando in pensione qualche anno prima, non siano 20 o 30, ma almeno trecento al mese. Però il cuore del ragazzo presidente è proprio un inno alla gioia del bel focolare domestico, quello di un tempo che fu. E’ la nonnina, mica il nonno, che deve badare ai nipotini e godersi il cambio dei pannolini. 

Nelle splendide famiglie che ha in mente il capo di governo, regna la piena occupazione: il nonno, la nonna, il papà, la mamma tutti a lavoro. Questa famiglia azienda ha un capo che resta in carriera, mentre la nonnina, già a 60 anni, deve ritirarsi e dedicarsi alla cura degli affetti. Come la famiglia, anche la scuola ha ora il suo capo. Che valuta, assume, premia. E come la scuola, anche l’azienda ha un capo assoluto, con in più la bella libertà di licenziare. La certezza della linea di comando, con l’Italicum, si avrà anche nel governo.

Tutto il mondo di Renzi poggia sull’idea di un capo. Ogni cosa per lui si sgretola senza un uomo solo al comando, che sorveglia e punisce. Occupato il palazzo con il suo cerchio magico, affida ad altri caudillos la gestione degli impresentabili nei territori. Non è in scena però un caudillo assolutista alla spagnola, ma alla sudamericana (quello dell’800), con un capo al centro e tanti caudillos nelle periferie. Dove spiccano i cacicchi alla De Luca, che il premier chiama “Enzo”, un capetto dal “profilo molto deciso” e quindi naturale candidato, assicura, a “un governo tosto” della Campania.

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