Fiore Haneen Sarti
Samantha Comizzoli è tuttora detenuta nella prigione nazisionista dell'aeroporto di Tel Aviv, in isolamento. Sta fisicamente bene, e si considera prigioniera politica, iniziando uno sciopero della fame affinchè tutti i bambini nelle carceri sioniste vengano liberati,ha rifiutato l'avvocato assegnatogli dall'ambasciata e si rifiuta di rispondere alla domande della polizia sionista, come rifiuta la sua deportazione forzata in Italia.
Ricordo che è stata arrestata dall'esercito sionista ieri, 12 giugno, a Nablus, Palestina, col pretesto del visto scaduto, e condotta prima ad Ariel e poi alla prigione dell'aeroporto.
Inutile (o forse utilissimo) ricordare che per la sua coerenza di attivista, per la sua integrità morale e per la sua passione per la verità, era nel mirino di Israele da tempo, e forse della sua cattura hanno beneficiato anche le classi dirigenti palestinesi conniventi con l'occupazione, ed alcune sigle sedicenti "pro Palestina" che finora l'hanno bellamente ignorata, quando non ostacolata con l'indifferenza e tramite mezzucci da burocrati di partito, per convenienza ideologica, interessi politici e sete di supremazia nell'informazione sulla Palestina.
Ignorata perfino quando, alcuni giorni fa, ci scrisse da Nablus che si era trovata in casa, messo lì apposta, quacosa che l'avrebbe esposta a pericolo; e perfino quando fu colpita dai soldati nazisionisti mentre difendeva un'azione dimostrativa degli shebabs:
Il giorno prima dell’arresto, Samantha prese le difese di un altro internazionale, come racconta lei stessa sul suo blog:
Per noi che la conosciamo e la stimiamo, sapendo (come lei stessa vorrebbe) che la sua liberazione e la sua lotta sono inscindibili dalla causa Palestinese, e sapendo altresì che con questo arresto Israele ed i suoi servi stanno tentando di tacitare ogni critica DISINTERESSATA sull’occupazione illegale della Palestina, l’imperativo principale è ora che NON LE VENGA TORTO UN CAPELLO, e che si continui a denunciare l’occupazione sionista su basi più autentiche e quanto più indipendenti possibile dalle omissioni di convenienza politica.
A Nablus, o in Cisgiordania, non ci sono “salafiti” a cui attribuire colpe per coprire i reali beneficiari dell’espulsione o della sorte degli attivisti, come accadde per il nostro Vittorio Arrigoni; e per questo sappiamo bene che nulla di davvero grave può accaderle. Ma con israele bisogna comunque stare all’erta, anche considerando il servilismo delle istituzioni nostrane ed occidentali.
Oggi a TORINO, mobilitazione per chiederne il rilascio:
In questo paese ed in questo sistema, bisogna arrivare a gesti estremi per sollevare anche solo di poco la pesante coltre che cala sui crimini di ogni oppressione. Per questo, confidando nell’indubbia lucidità che Samantha conserva, e nella sua lungimiranza, facciamo nostra la sua passione e il suo obiettivo, approfittando (nel vero senso della parola) di questa ingiustizia per far circolare informazione sull’occupazione quanto più possibile.
I media tacciono, allora parliamo noi, con la voce di Samantha e dei Palestinesi.
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