L'attivatore di piloti automatici per antonomasia è il Presidente del consiglio Mario Draghi.
Il pilota automatico della UE
La prima volta che l’ex banchiere fece riferimento al pilota automatico fu nel 2013. Quando gli fu chiesto, da presidente della BCE, di valutare se il successo alle elezioni del M5S, partito allora smaccatamente antieuropeista, avrebbe potuto innescare una maggioranza contraria alle riforme europee, Draghi si disse certo che l’Italia avrebbe rispettato il cammino tracciato dalla Bce a prescindere da chi avrebbe guidato la compagine governativa. Perché a determinare la rotta c’era un pilota automatico il quale avrebbe scongiurato qualsiasi deviazione dalla ferrea linea stabilita .
Si riferiva al fatto che, qualora il programma di austerità avesse preso una china indesiderata, la Bce avrebbe sospeso il massiccio piano di acquisto titoli pubblici italiani (quantitative easing) e lasciato il debito del Paese in balia della speculazione finanziaria, con il conseguente innalzamento degli interessi a livelli insostenibili. Avete presente la Grecia? Peggio. Giova ricordare che quelle riforme imposte dalla Bce, comprese nel patto di stabilità, con il senno di poi, non si sono rivelate così salutari, visto che la loro attuazione è stata sospesa perché ritenuta dannosa nella cura della pandemia.
Il pilota automatico nazionale
La figura del pilota automatico si è riproposta il 22 dicembre scorso quando Draghi, di fatto, non escludeva, anzi avanzava, la propria candidatura al Quirinale. “E’ essenziale che la legislatura vada avanti…...per il rilancio della crescita, l’attuazione del PNRR, il piano con cui abbiamo creato le condizioni perché l’operato del governo continui indipendentemente da chi ci sarà”. Queste le parole del presidentissimo. Non ha citato chiaramente la figura del pilota automatico, ma il senso è precisamente quello. E come dargli torto. Per ottenere le 20 tranche dei finanziamenti del PNRR, da oggi, e fino al 2026, il governo italiano deve assicurare 528 condizioni, pena l’interruzione del flusso di denaro.
Riforme orientate alla definitiva privatizzazione dei servizi pubblici, compresa l’erogazione dell’acqua, alla definitiva alienazione di ogni forma di stato sociale e ad un piano di finanza sostenibile, ossia rientro dal debito (il patto di stabilità uscito dalla porta della sospensione europea, rientra dalla finestra del PNRR) . Dunque chiunque guiderà il governo fino al 2026 avrà già la rotta segnata e guai a deviare da quel percorso.
Il pilota automatico negli enti locali
E se nessuno ancora se ne fosse accorto il pilota automatico guiderà anche gli enti locali, Comuni compresi. Infatti qualora dovesse servire assumere, da parte degli enti, personale per gestire i piani del PNRR, ciò dovrà avvenire attraverso contratti a tempo determinato. Ma, soprattutto, i Comuni dovranno dismettere quel poco di pubblico che ancora hanno nella propria disponibilità. Nel decreto concorrenza vengono stabilite tali e tante restrizioni per la gestione pubblica di un servizio, a fronte dell’estrema semplificazione concessa ai privati, che di fatto i sindaci vengono costretti a privatizzare tutto. A questo quadro aggiungiamo che i decreti attuativi approvati per far funzionare Legge 8/2020, nella quale lo Stato si accolla i debiti dei Comuni con l’obiettivo di ridurre i tassi d’interesse, cosa in se buona e giusta, condizionano quest’azione ad un più stringente piano di avanzi di bilancio, per cui, a tassi d’interesse più bassi, corrisponde un’ulteriore restrizione dei servizi ai cittadini. Risulta evidente, quindi, come anche per i comuni il pilota automatico è bello che innestato.
Il pilota automatico a Frosinone
A proposito della Legge 8/2020, la richiesta dei decreti attuativi, poi realizzatisi in modo del tutto contrario allo spirito della norma, era uno dei punti di un Odg che come Rigenerare Frosinone presentammo al Comune di Frosinone attraverso l’ex consigliere Daniele Riggi. Testo snobbato sia dai consiglieri di maggioranza, di centro destra, che da quelli di minoranza, (centro sinistra + M5S). Nell,Odg, oltre al punto citato, si chiedeva l’impegno del sindaco a richiedere iniziative governative volta alla sospensione del patto di stabilità per gli enti locali, alla possibilità di accedere a prestiti a tasso zero presso la Cassa Depositi e Prestiti, all’apertura di un Fondo nazionale di solidarietà per i Comuni. Doveva essere la risposta al sindaco Ottaviani che lamentava la difficoltà a soddisfare le condizioni del Piano di Riequilibrio Economico e finanziario proprio per la continua distrazione di risorse da parte del governo centrale, dimenticando gli effetti nefasti creati della sua, diciamo così, finanza creativa. Era un documento politico che avevamo messo a disposizione delle opposizioni, anche per mettere in difficoltà il sindaco. Non è stato capito? Non è stato voluto capire? Mistero.
Resta il fatto che a Frosinone il pilota automatico è presente dal 2013. Dall’anno in cui il sindaco, allora appena insediato, Nicola Ottaviani ha dovuto concordare con la Corte dei Conti un piano di rientro di un debito di 14 milioni di euro accumulato dalle amministrazioni precedenti, per lo più derivato dalla mancata riscossione degli oneri di urbanizzazione. Ad esso si sono aggiunti ulteriori 5 milioni di prestito contratti nell’ambito della definizione del piano stesso. In più aggiungiamo che nell’accertamento dei residui attivi e passivi elaborato nel 2015 sono usciti altri 27 milioni di debito da ripianare in 30 rate annue da 940 mila euro, operazione incostituzionale, così come ribadito dalla Consulta in una sentenza relativa ad altri enti. Nell’ultima verifica semestrale dei giudici contabili, nella deliberazione 7/2020, risultava che dal 2013 al 2019 la situazione debitoria rimaneva la stessa . Anzi, dopo un’ulteriore controllo dell’amministrazione, sono spuntati altri 8 milioni di debiti. Ciò, nonostante la puntuale liquidazione da parte della giunta Ottaviani di servizi e proprietà comunali verso i privati secondo una deriva smaccatamente antisociale, andando oltre i protocolli del miglior pilota automatico possibile.
Non sarà stata colpa di quella finanza creativa già richiamata a cui la cui minoranza ha saputo opporre solo qualche post sarcastico ma indolore sui social media? A tutto ciò dobbiamo aggiungere 6milioni e settecento mila euro da restituire in dieci anni a partire dal 2020 per venire in possesso del palazzo della ex Banca d’Italia, che lo ribadiamo, non è in possesso dell’ente e forse non lo sarà mai. Si è in attesa del pronunciamento definitivo della Corte dei Conti sul risultato del Piano di riequilibrio economico e finanziario, conseguito dalla giunta Ottaviani. Non crediamo che in tre anni dal 2019 al 2022 si siano potuti recuperare 55 milioni e passa di disavanzo, per cui il giudizio non potrà che essere negativo.
Si rinnoverà dunque il pilota automatico con effetti quanto mai mefitici per la cittadinanza. La prossima giunta non potrà far altro che eseguire i diktat dei giudici contabili, magari sottoscrivendo un ulteriore programma decennale di devastazione sociale per evitare il dissesto del Comune. Dissesto che nessuno vuole, non i debitori e men che meno i creditori, ben felici di usare la trappola del debito come strumento coercitivo per procedere alla definitiva alienazione di ogni bene o servizio comunale in favore della speculazione privata . Tutti coloro che oggi si acconciano ad accomodarsi al tavolo del campo largo del centro sinistra, queste cose le sapevano, lo avevamo fatto presente, come Rigenerare Frosinone, a loro come alla cittadinanza, ma nessuno ci ha ascoltati.
Ora c’è poco da fare programmi, su giustizia sociale, conversione ecologica, ed altro ancora. Come e quando dovranno essere spesi dei soldi lo deciderà la Corte dei Conti, non certo il prossimo sindaco, sia esso del Pd, del Polo Civico, di Art-1, o ancora di destra. A meno che non si faccia un atto di coraggio e si persegua il bene dei cittadini in spregio agli interessi dei grandi speculatori finanziari e fondiari. Si abbia il coraggio di costituire insieme ad altri sindaci un fronte condiviso per rifiutare le regole del patto di stabilità interna che stanno strozzando i comuni. Noi, come già detto, avevamo proposto un Odg che andava in quel senso ignorato da tutti, maggioranza e opposizione.
Visto che, come direbbe il vecchio compagno, amico e maestro, Francesco Notarcola “le ciocche so’ chelle” . Chi andrà a guidare la prossima consiliatura cittadina non potrà fare altro che affidarsi all’ennesimo devastante Pilota Automatico.