Le rovine

"Le rovine non le temiamo. Erediteremo la terra. La borghesia dovrà farlo a pezzi il suo mondo, prima di uscire dalla scena della storia. Noi portiamo un mondo nuovo dentro di noi, e questo mondo, ogni momento che passa, cresce. Sta crescendo, proprio adesso che io sto parlando con te"

Buenaventura Durruti

martedì 20 luglio 2010

Sulle Firme - di Severo Lutrario

Ieri in Cassazione, per i tre quesiti referendari per l’acqua pubblica sono stati consegnati complessivamente 526 scatoloni contenenti 120.321 moduli per un totale di 4.201.705 firme vidimate e certificate.
Mai nella storia d’Italia una proposta di referendum aveva ottenuto un simile consenso popolare.
Fino a ieri il referendum che aveva raccolto più firme era stato, nella prima metà degli anni ’70, quello sul divorzio che aveva raccolto 1.300.000 firme. In merito bisogna sottolineare che quel referendum era stato organizzato dalla democrazia cristiana di quegli anni (primo partito del paese con oltre il 35% dei consensi) e dalla chiesa cattolica – mentre le firme per i tre quesiti per l’acqua pubblica sono state raccolte in assenza di qualunque organizzazione di massa in grado, quantomeno, di assicurare la necessaria macchina organizzativa.
Lo straordinario risultato ottenuto dal Forum dei movimenti per l’acqua costituisce insomma una straordinaria novità politica: comunque vada a finire, per la prima volta i cittadini, organizzati dal basso, senza padroni e senza padrini, dettano i temi ed i tempi della politica ad un palazzo che si dimostra – sia a destra, sia a sinistra – inadeguato ed incapace di interpretare i convincimenti profondi dei cittadini.
Questo straordinario episodio di democrazia partecipata e fattuale può divenire fondante, ovvero, sia per la straordinaria capacità di mobilitazione che ha dimostrato di avere e sia per la radicalità dei contenuti che esprime nella critica al mercato e sulla necessità della ricostruzione/costruzione di uno spazio pubblico, può segnare l’inizio di un nuovo rapporto dialettico tra movimenti dei cittadini, ovvero politica sociale, istituzioni e politica istituzionale. Un nuovo rapporto che finalmente superi il nodo mai risolto della subalternità dei movimenti alla politica, oscillante tra sterile contrapposizione e lobbysmo.
Perché questo sia possibile occorre dare in primo luogo continuità al lavoro che si è iniziato e fare rete mettemdo in comune saperi, esperienze e capacità; occorre radicarsi nei territori divenendo punto di riferimeto credibile e concreto per i cittadini.
Il seminario di sabato e domenica a San Donato va esattamente in questa direzione.
Mi auguro, allora, che saremo in tanti.

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