Le rovine

"Le rovine non le temiamo. Erediteremo la terra. La borghesia dovrà farlo a pezzi il suo mondo, prima di uscire dalla scena della storia. Noi portiamo un mondo nuovo dentro di noi, e questo mondo, ogni momento che passa, cresce. Sta crescendo, proprio adesso che io sto parlando con te"

Buenaventura Durruti

lunedì 11 luglio 2011

Frignuitte, Toto' e la Fontana di Trevi

Luciano Granieri




Oggi è possibile vendere la fontana di Trevi. Frignuitte è un soggetto molto particolare  , come Totò   nel famoso  film : “Toto’truffa” ci prova.  In una bella giornata di sole  monta un piccolo gazebo vicino alla fontana. Davanti alla postazione mettono in mostra i loro sensualissimi corpi due “ombrelline” che tengono in mano un cartello con su scritto: “Vendesi Fontana di Trevi: TRATTATIVA RISERVATA”.  Ogni  giorno il gazebo si affolla di curiosi, qualcuno palpa le “ombrelline” . Finalmente unna bella mattina si avvicinano a Frignuitte due miliardari Italo-Canadesi.  I Fratelli  Lecce. Questi si trasferirono in Canada dalla Val di Comino quando erano ancora in fasce. I genitori  giravano per Toronto a vendere gelati con un camioncino. Dopo decenni e decenni di lavoro da quel camioncino è nata e si è sviluppata  la “Lecce’s  Ice Cream  Corporation”  una delle più grandi catene per la vendita di gelati in  tutto il Canada. Mr. Tom Lecce e Mr. Anthony Lecce, quella bella mattinata d’estate s’intrattenevano  sotto il gazebo di Frignuitte  a contrattare il prezzo per acquistare la fontana di Trevi, la location ideale per costruire la “Marvellous Trevi Fontain Ice Cream and pie” . Nei pressi della fontana sarebbero sorti  immensi  Ice Cream Store con annessi  Pies  Store e yougurterie.  Vicino ai bordi del  capolavoro del Bernini  suggestivi tavolini in pietra viva   avrebbero consentito ai turisti di consumare un buon gelato rimirando uno dei più bei monumenti  del mondo.  La trattativa per l’acquisto si fece quanto mai serrata. Frignuitte chiedeva 130 miliardi di Euro, i Lecce ne offrivano 80. A sera l’accordo fu raggiunto sulla base di 100 miliardi di euro con pagamento a mezzo bonifico che i Lecce avrebbero dovuto effettuare per l’intero importo il giorno dopo.  Affare fatto ma Frigniutte , come Totò, non possedeva la fontana. “Nun te preuccapà statte cuntiente” La versione ciociara di “Don’t Worry be Happy”  .  Frignuitte contatta il ministero dei beni culturali, la presidenza del consiglio e il ministero dell’economia chiedendo in prestito la fontana per un anno allo scopo tentarne la vendita a un prezzo da definire. Qualora l’operazione non si fosse conclusa, Frignuitte avrebbe restituito la fontana  riconoscendo un intreresse sul prestito del bene di un milione di Euro. Berlusconie Tremonti  considerando che come minimo avrebbero  guadagnato il milione di euro di interesse, concessero  in prestito la fontana a Frignuitte il quale, verificato di aver incassato i 100 milioni di euro dai Canadesi mise a disposizione il sito ai fratelli Lecce. I lavori cominciarono, ma nel frattempo squadre di camerati , pagate sottobanco da Frignuitte, (per una spesa di circa 50 mila euro) iniziarono a sabotare i cantieri, a insozzare la piazza. Inoltre Frignuitte,  riuscì a corrompere dirigenti e funzionari del servizio idrico, affinchè  chiudessero i rubinetti della fontana  in modo da lasciarla a secco. Dopo un anno i Lecce si ritrovarono con la fontana priva d’acqua, scrostata e sporca , la piazza sudicia e  i cantieri che ancora dovevano partire. Fu allora che Frignuitte si offrì di riacquistare la fontana al prezzo di 60 milioni di euro, un importo inferiore ai cento pagato dai Lecce, ma ormai il monumento era  in degrado e dunque  il compenso offerto era più che onesto . Gli Italo-Canadesi per non perdere ulteriori soldi accettarono. Frignuitte ritornò in possesso della fontana e  la restituì  allo stato estinguendo il suo debito. Morale della favola:  Frignuitte,  dopo aver incassato 100 milioni di euro per la vendita di  un bene che non possedeva, dopo aver speso  un milione di euro di interessi da corrispondere allo stato per il prestito della fontana, più  altri 300.000 euro per pagare guastatori,   ombrelline,  e corrompere funzionari affinchè mandassero in malora il monumento in modo da costringere i Lecce a rivenderglielo ,  60 milioni di euro per tornare in possesso del  bene ,  realizzò un profitto  per un operazione fondata sul nulla di  38 milioni e seicentocinquantamila  mila euro. Altro che Totò.  Questo racconto  potrebbe essere la sceneggiatura di un film  comico basato su sgangherate truffe  e invece accade veramente. Frignuitte nella realtà è una grossa società finanziaria che specula vendendo AZIONI ALLO SCOPERTO . La  Fontana di Trevi  nel film rappresenta   titoli azionari  sovrani in questo caso emessi dall’Italia.  La grossa società finanziaria (Frignuitte nel film) dopo aver venduto a 100 titoli dello Stato italiano,  che non possiede,  ( Fontana di Trevi nel film)  a degli investitori (I fratelli  Lecce nel film ) chiede in prestito le stessa azioni oggetto della vendita  alla banca che le detiene (lo Stato nel film ) . In molti casi  la grossa società finanziaria e la banca fanno parte dello stesso gruppo. Dopo di chè sempre la società finanziaria (Frignuitte) fa in modo, una volta ceduto il titolo che questo si deprezzi. Coinvolge agenzie di rating (camerati nel film) affinchè declassino il titolo, corrompe amministratori , politici, economisti (dirigenti del servizio idrico nel film ) affinchè adottino politiche economiche inconsistenti  finalizzate a sfiduciare l'affidabilità della nazione che ha emesso il titolo sovrano e ridurla al fallimento . Raggiunto lo scopo la grande società finanziaria (Frignuitte) compra a 60  i titoli presi  in prestito  e venduti  a cento  agli investitori (fratelli Lecce)  realizzando un profitto di circa 38. A seguito di queste ripetute azioni speculative sui titoli sovrani molte nazioni fra cui la Grecia e in questi  giorni l’Italia sono costrette, per salvarsi, a imporre ai  propri cittadini  manovre lacrime e sangue che servono a reperire quei soldi che le società finanziarie, le banche, le agenzie di rating, gli economisti e i politici sottraggono in modo truffaldino alla comunità. E’ una pratica comune nella dinamica del potere del mercato e di un capitalismo sempre più vorace che divora stati , istituzioni e persone . Oggi per riparare a questi disastri si sta  parlando di ricette insane.  In Italia tutti insieme responsabilmente, la malandata maggioranza e l’inconsistente opposizione,  concorrono a ordire una manovra che ridurrà sul lastrico famiglie su famiglie , solo per compiacere quei mercati finanziari che hanno prodotto il disastro. L’unica vera azione responsabile, sarebbe quella di non pagare il debito ai malfattori che lo hanno creato attraverso le loro truffaldine speculazioni . In un periodo di crisi, si deve agire affinchè non solo si evitino speculazioni sui titoli sovrani ma si esentino gli stati a restituire gli interessi, perché quei soldi servono alla sopravvivenza delle popolazioni.



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