Le rovine

"Le rovine non le temiamo. Erediteremo la terra. La borghesia dovrà farlo a pezzi il suo mondo, prima di uscire dalla scena della storia. Noi portiamo un mondo nuovo dentro di noi, e questo mondo, ogni momento che passa, cresce. Sta crescendo, proprio adesso che io sto parlando con te"

Buenaventura Durruti

domenica 22 luglio 2012

I voti anticapitalisti assicurano la vittoria del capitalismo.

Luciano Granieri



 Ieri il Partito della Rifondazione Comunista di Cassino   è uscito dalla maggioranza  del sindaco Petrarcone di cui era parte passando all'opposizione .  Nel post precedente , riportiamo la dichiarazione di voto contraria al  documento di bilancio del consigliere di Rifondazione Vincenzo Durante. Nell’intervento ufficiale, Durante descrive tutte gli accadimenti politici che hanno progressivamente spinto  il Prc cassinate ad uscire dalla maggioranza. Tali accadimenti in gran parte concernono il non rispetto da parte della giunta comunale del programma con cui  la coalizione “Bene Comune” aveva chiesto il consenso agli elettori in occasione della campagna elettorale. Sullo sfondo  si stagliano accordi e alleanze con l’UDC,  forze originariamente estranee all’azione di governo del Comune e di posizioni antitetiche a quasi tutti punti del programma definito  dalla coalizione che ha supportato Petrarcone.  Programma alla cui definizione   il Partito della Rifondazione Comunista aveva recitato un ruolo propositivo importante. L’esito, nonostante il consigliere Durante abbia strenuamente lavorato per riportare l’azione della giunta sui binari della coerenza, non poteva essere che l’uscita del Prc dalla maggioranza avvenuto proprio in concomitanza del voto di bilancio. Seppur con modalità  e tempi diversi la situazione di Cassino è assimilabile a quanto è avvenuto a Frosinone nella giunta presieduta dall’ex sindaco Marini. Giova ricordare che  anche in quella giunta, Rifondazione era in maggioranza inserita  nell’aggregazione denominata “Lista la sinistra” comprendente anche il Pdci e i Verdi. E anche nelle vicende di quella giunta si consumò lo strappo di Rifondazione. Come detto  a fronte dello steso risultato, la cronologia  e la natura degli eventi fu molto diversa. Lo strappo con la maggioranza Marini  avvenne , non per mano dei rappresentati presenti in consiglio,  ma dal basso, sollecitato dai nuovi militanti iscritti al circolo Prc di Frosinone Carlo Giuliani, fra cui il sottoscritto.  Il tutto si consumò  quando, a seguito del perdurare di politiche antisociali della giunta  avvallate dal consigliere Smania, rappresentante Prc in consiglio,  fu  ormai palese che la presenza di rappresentanti all’interno della maggioranza  era del tutto inefficace nel difendere  i diritti di quegli  elettori che avevano concesso loro fiducia. Anche a Frosinone la delibera  di bilancio fu  l’oggetto del vulnus. Il documento  economico frusinate presentava molte analogie con quello di Cassino, ossia riportava una crisi debitoria dovuta a crediti ormai non  esigibili, o per i quali non si erano volute mettere in atto tutte le azioni necessarie per esigerli, e  prevedeva il recupero del deficit attraverso politiche di attacco ai servizi sociali. A differenza di Durante a Cassino, il consigliere Smania votò quel documento in aperto contrasto con la base e i militanti del su circolo , per cui dovette subire la sfiducia del suo  circolo,     Rifondazione  uscì dalla lista “La sinistra” e dalla maggioranza . Le vicende successive sono note.  A Ceccano invece, a seguito delle ultime elezioni, lo strappo di Rifondazione con la maggioranza risultata vincente anche grazie ai voti conquistati dal Prc si è consumato subito. Anche in questo caso per il comportamento del neo sindaco Manuela Maliziola che ha voluto inserire nella sua squadra un membro di una lista civica originariamente avversa alla coalizione vincente e con una visione politica del tutto antitetica al programma elettorale condiviso da Rifondazione. Era quindi inevitabile la rottura anche presso il comune di Ceccano con una consiliatura ancora da iniziare.  Queste tre vicende diverse fra di loro, ma dall’esito simile, confermano la bontà  della  mia scelta di essere uscito dal Partito della Rifondazione Comunista, ma soprattutto,  confermano la mia convinzione  che non è attraverso le elezioni o l’attività all’interno delle istituzioni che si possono ottenere i cambiamenti necessari per la difesa della dignità dei cittadini così come previsto dalla costituzione. Forse l’unico vantaggio nel partecipare ad una campagna elettorale è la possibilità di  sfruttare spazi di visibiità che in altri momenti sarebbero preclusi, ma null’altro. Oggi la dialettica politica all’interno delle istituzioni non si articola più fra maggioranza e opposizione ma si sviluppa sulla contrapposizioni fra gli interessi  delle diverse lobby che manovrano gli schieramenti, determinando scelte che mai sono a favore dei cittadini. Il fenomeno ha assunto proporzioni gigantesche negli ultimi anni, quando dietro tali comitati di affari  si sono celati i poteri della speculazione finanziaria. Da quando cioè le scelte della politica sono sempre più succubi dei potentati  finanziari  e della grande imprenditoria. Le conseguenze si sono rivelati devastanti per i cittadini di Frosinone i quali hanno visto progressivamente deteriorarsi le tutele sociali. L’allora opposizione di centrodestra non esercitò in modo significativo la sua prerogativa conflittuale a tali decisioni. Non a caso  ad oggi le stesse forze che, a seguito delle elezioni vinte, sono diventate maggioranza, mostrano di voler seguire le stesse linee delle precedenti amministrazioni di colore diverso. Questo perverso gioco della parti,  comporta anche la compartecipazione, consapevole o inconsapevole, dei partiti cosiddetti  della sinistra radicale, i quali vengono usati per attrarre quella manciata di voti popolari  che serve alla coalizione  lobbistica di turno  per vincere le elezioni. Imbrogliando l’elettorato si concede a queste aggregazioni, che dovrebbero fare gli interessi del popolo,  alcuni punti programmatici orientati verso la promozione sociale, e verso politiche ridistributive, salvo poi, una volta ottenuto il risultato, fare carta straccia di queste promesse.  Le conseguenze presso i  “sinistri radicali” portatori d’acqua  e  di voti anticapitalisti al capitalismo, sono devastanti per loro  ma del tutto innocue per il potere . O si resta in maggioranza, tradendo il mandato dei propri elettori o si va in minoranza, o si esce dalla giunta. In ogni caso la tendenza alla scomparsa sarà sempre più incombente.  Quando i COMUNISTI capiranno che è ora di smetterla di partecipare ad un gioco, quello elettorale, che li vede sempre perdenti e sfruttati dal potere capitalistico e finanziario, quello sarà il momento in cui  il vento rivoluzionario potrà iniziare a soffiare. Purtroppo anche io l’ho capito tardi. 

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