Le rovine

"Le rovine non le temiamo. Erediteremo la terra. La borghesia dovrà farlo a pezzi il suo mondo, prima di uscire dalla scena della storia. Noi portiamo un mondo nuovo dentro di noi, e questo mondo, ogni momento che passa, cresce. Sta crescendo, proprio adesso che io sto parlando con te"

Buenaventura Durruti

sabato 2 maggio 2015

Resistenza per il volsco tifoso

Luciano Granieri

Mese  di aprile, mese di liberazione. Proprio ad aprile  si è consumata  la liberazione dei fondi per l’ampliamento del museo archeologico di Frosinone. Come è noto i finanziamenti, a suo tempo destinati alle opere finalizzate alla sistemazione del polo museale, erano stati  cooptati e dirottati sul completamento del nuovo stadio Casaleno. Un’opera elettoralmente e populisticamente redditizia.  

Ma proprio il mese di aprile  porta la liberazione, dal  lager dello stadio,  dei soldi destinati al museo. Il merito di questa vittoria   va ai partigiani di oggi, quelli che il 25 aprile scorso hanno occupato L.go Turriziani per ricordare alla cittadinanza i valori e gli strumenti di lotta  che la resistenza  ci ha lasciato in eredità:  Perseveranza,  consapevolezza,  condivisione.  

Con queste armi, le associazioni firmatarie della lettera inviata alla cassa depositi e prestiti per denunciare la deviazione  di fondi dal museo allo stadio,  ed autrici di una campagna informativa presso i cittadini, sono riuscite ad ottenere una prima resa del podestà sindaco. 

Quelle stesse associazioni,  salvo qualche eccezione, che con l’evento del 25 aprile scorso in L.go Turriziani  hanno legato gli ideali della liberazione dal nazifascismo  ad una prassi di liberazione dagli abusi e soprusi perpetrati dai gerarchi fondiari padroni della città. 

Come nella lotta resistenziale  i  pezzi grossi del Comitato Nazionale di Liberazione tentarono di intestarsi vittorie ottenute esclusivamente grazie al coraggio dei partigiani, anche nella battaglia per il museo alcuni generali  stanno tentando di impossessarsi dei  risultati ottenuti da chi ha preso in mano le redini della vera opposizione in questa città. 

Ma non finisce qui, la resistenza è appena cominciata . Ora c’è da difendere l’area del Matusa. Infatti la liberazione dei fondi per il museo, non disinnescherà l’operazione capitalistica di esproprio alla cittadinanza di un luogo pubblico , nostro, come quello dell’attuale stadio Matusa. Questa è un’area di proprietà comunale la cui destinazione di piano regolatore è, “F” cioè servizi pubblici, cioè servizi per il cittadino, cioè per noi. 

Con la delibera di consiglio comunale n.31 del 19/04/2014 si regala questo nostro possedimento al solito costruttore padrone della città. Senza nulla ricevere in cambio i cittadini dovranno cedere un loro spazio ai  soliti signori del profitto privato. Non so quale valore catastale potrebbe avere  un’area come quella del Matusa. Sarebbe bene che qualche tecnico si incaricasse  calcolarlo, infatti quel valore è l’esatta stima del danno erariale che l’amministrazione Ottaviani arrecherebbe   alla collettività cedendo il Matusa aggratis. 

Quell’area è nostra. Lo stadio deve sgomberare da lì per rendere quegli spazi liberi di ospitare  “servizi per i cittadini” così come indicato dal Piano regolatore.  Dove si farà lo stadio? Al Casaleno, o da qualche altra parte non interessa. L’importante che sia a totale carico dei privati. L’importante è che chi decida di realizzare l’opera, provveda, a sue spese, a dotarla delle servitù urbanistiche necessarie,  a pagare gli oneri concessori e a non arrecare danni all’ambiente della città . 

Che si faccia lo stadio, ma senza alcun onere per una cittadinanza stremata da tasse e balzelli. Tutti auspichiamo il Frosinone in serie A, ma i Canarini  non devono gravare sulle tasche dei cittadini se non per il costo del biglietto e dell’abbonamento che pagherà solo  chi vorrà assistere alle partite. Lo vogliono i partigiani di oggi, lo vogliono i tifosi e lo vorrebbe anche il cittadino volsco.


Busto di tifoso volsco.

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