Nella settimana in cui inizia il massimo campionato di calcio,
voglio proporvi la storia del primo straniero
che in assoluto ha scaldato i
cuori della tifoseria romanista.
Premessa. Il tifo del sottoscritto per i giallorossi è noto
a chi frequenta il blog. Ma quest’anno per me, come per molti altri cittadini frusinati, appassionati di calcio e tifosi
delle maggiori formazioni di serie A,
si pone il dilemma: sostenere la propria squadra del cuore o tifare
Frosinone? Fino all’anno scorso il
problema non esisteva. Oggi, con i Canarini in serie A, qualche dubbio potrebbe sorgere.
Ebbene, fuori da ogni ipocrisia, io continuo a tifare Roma. Proverei immenso piacere se il Frosinone potesse raggiungere quanto prima la salvezza, o se
qualche risultato positivo dei gialloazzurri (una vittoria sulla Juve ad
esempio) potesse favorire la Roma nel
raggiungimento del suo obbiettivo, ma quest’anno, come gli altri del resto, per me esiste solo la Roma. Vi do però un consiglio. Per chiarirvi le idee su questo dilemma interpellate i supporter juventini locali. Loro
l’esperienza di confrontarsi con il Frosinone nello stesso torneo l’hanno già
maturata, era il campionato di serie B stagione
2006-2007. Chiedete dunque a qualche juventino
frusinate lui saprà dirvi se in quel memorabile campionato preferì i colori locali a quelli della Vecchia
Signora. Fine Premessa.
Torniamo al nostro straniero: “Il Polacco”, così era soprannominato. Quando lui calcava i campi di calcio Zibì Boniek doveva ancora nascere, probabilmente neanche il padre di Zibì era ancora al mondo. La vicenda infatti risale ai primi decenni del secolo scorso, probabilmente il 1925. Qualcuno, più attento ed esperto della storia della Roma, potrebbe obbiettare: L’AS Roma è stata fondata il 22 luglio 1927 come faceva, dunque, il Polacco a vestire già due anni prima i colori giallorossi? Infatti non era la Roma, anzi a dir la verità neanche il Polacco era Polacco, ma romano verace.
Non sono impazzito, procediamo
con ordine.
Nei primi anni del secolo scorso il campionato italiano non era
organizzato come oggi. Dal 1913 le contendenti erano raggruppate in due gironi. Quello del
nord, che raccoglieva solo squadre del
triangolo Liguria-Piemonte-Lombardia,
con qualche partecipazione di compagini venete ed emiliane, e quello del
centro- sud dove militavano tutte le squadre romane e laziali. Le vincitrici di
ogni girone disputavano la finale
per lo scudetto. La storia di queste finali era sempre segnata. Le
squadre del nord, forti di una maggiore disponibilità economica, potevano disporre dei migliori calciatori, e quindi fare un sol boccone della finalista suddista.
Per altro il panorama calcistico di Roma e del Lazio era molto frastagliato.
Allora i prodotti del pur ricco vivaio locale erano dispersi in una marea di
squadre. Se ne contavano almeno dodici, Lazio compresa. Fu così che i
presidenti di tre compagini , la Fortitudo, il Roman e l’Alba, nel 1927, per tentare di costruire una
squadra che potesse competere con le potenze del nord decisero di unire le loro
forze in un’unica società. Nacque così l’As Roma. Il nostro Polacco fu valente
mediano e ala sinistra proprio dell’Alba costola della costituenda As Roma. Giocò insieme a calciatori,
eccellenti come Lo Prete e Ziroli,
quest’ultimo fece poi parte della rosa della prima Roma composta dai migliori
giocatori provenienti dalla Fortitudo, dal Roman e dall’Alba.
Walter Ferranti era il nome del Polacco, nato
a Roma il 21 dicembre del 1911. Fu
nominato Polacco ad honorem. Allora ogni
squadra del nord sfoggiava calciatori
stranieri nelle sue fila, l’Alba non
avendo la stessa disponibilità economica e non volendo sfigurare, decise che il
suo straniero diventasse Ferranti
soprannominato “Polacco”. E’ stato di fatto il
primo straniero della Roma.
Ma il
Polacco più che come calciatore ebbe
successo come straordinario musicista.
Walter Ferranti infatti fra il 1932 ed il 1939 fu il pianista di una delle più
grandi orchestre jazz dell’epoca, quella
del sassofonista Sesto Carlini. Una
formazione in cui militarono i migliori jazzisti in circolazione, italiani ma
anche inglesi ed americani, come il trombonista Herbert Flemming , il trombettista Len C. Hughes, o il
sassofonista, italo americano di Boston, Mario Gulizia.
L’orchestra imperversò in tutta Italia nei
club e nei teatri più esclusivi fra
Sanremo Venezia e Roma, in particolare. Si esibì anche in Europa, con Ferranti sempre solido
protagonista al pianoforte. La particolarità dell’orchestra di Sesto Carlini consisteva nel fatto che superava le prescrizioni
proibizioniste emesse del fascismo. Nessuno dei musicisti aveva la tessera del partito fascista e, nonostante un decreto del 1935 vietasse di offrire lavoro agli stranieri,
americani, inglesi furono costantemente presenti nella formazione. Come dire il
jazz oltre le ottuse barriere del regime. Alla fine del 1938 presso il campo Littorio di Sanremo l’orchestra di Sesto Carlini disputò un match di football contro
l’orchestra argentina di Salvador Pizzarro. Non ci fu storia e il Polacco fece cose memorabili.
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