Come è noto la Brigata Ebraica di Roma non parteciperà al
corteo organizzato dall’Anpi il 25 aprile prossimo a Roma. La Brigata sfilerà per proprio conto in via Balbo,
anziché seguire la manifestazione partigiana che partirà da P.zza Caduti della Montagnola e arriverà a Porta
San Paolo .
Giova ricordare che la posizione del Corpo Militare allora
inquadrato nell’esercito inglese, decisivo nella lotta di liberazione, non è condivisa dall’intera comunità ebraica
di Roma. Infatti la componente progressista degli ebrei romani sarà regolarmente a fianco dell’associazione
nazionale partigiani d’Italia.
Il motivo della mancata adesione è presto detto.
La Brigata Ebraica non tollera all’interno del corteo la presenza di una
rappresentanza della comunità palestinese con tanto di bandiere al seguito. Ne
teme aggressioni, come già accaduto, ma,
bisogna ricordare, che anche esponenti
della parte ebraica, in manifestazioni
passate, si sono lasciati andare ad
intimidazioni e minacce verso i palestinesi.
Da più parti, oltre che
dall’Anpi e dagli organi istituzionali, sono arrivate sollecitazioni affinchè
il tutto si ricomponesse attorno ai valori
condivisi della resistenza. Non c’è stato nulla da fare la presidente della
comunità , Ruth Dureghello ha accusato la stessa Anpi di considerare gli ebrei
di Roma come una comunità straniera e di non essere in grado di scongiurare aggressioni
verso i rappresentanti della Brigata. E’ un’assenza indubbiamente grave. L’apporto della Brigata Ebraica è stato
determinante nella lotta di liberazione dal nazifascismo.
Tornando ai valori
condivisi, il rispetto dei quali è stato quasi unanimemente richiamato, è utile
proporre qualche riflessione. Resistenza e liberazione, queste le basi su cui
si è saldata la lotta partigiana, così come resistenza e liberazione sono i
valori che dalla lotta al nazifascismo, tramandandosi nella storia, giungono oggi a caratterizzare il contrasto ad ogni tipo di oppressione ed
oppressore.
Razzismo discriminazione e violenza, ieri come oggi, sono
manifestazioni repressive decisamente presenti in tutta la comunità internazionale. L’internazionalizzazione
e l’ attualizzazione della lotta di
liberazione credo siano le prime finalità delle celebrazioni del 25
aprile. Per questo motivo all’interno del corteo sfilano, circoli Latino Americani, comunità Kurde e, per l’appunto, rappresentanti palestinesi. Entità
accomunate dalla resistenza ad un’oppressione e ad un oppressore e da una lotta
di liberazione .
Disgraziatamente per i Palestinesi, sfilare accanto ai
vessilli di Tel Aviv significa condividere un pezzo di strada con chi esercita
verso i loro connazionali un’insopportabile occupazione coloniale, una devastante e gratuita repressione,
incarcerando bambini, procurando torture e privazioni. Nessuno, tanto meno i palestinesi, mette in
discussione l’assoluta legittima partecipazione della Brigata Ebraica , infatti nessuno la osteggia, ma è indubbio che la comparsa nella brigata
delle bandiere dello Stato d’Israele, oggi protagonista dell’odiosa
occupazione dei territori palestinesi, crea momenti di tensione con coloro i
quali quell’occupazione subiscono. E’ bene sottolineare però come sia la
Brigata Ebraica a non voler accettare la presenza dei palestinesi e non
viceversa.
La speranza del corteo del 25 aprile, magari poteva essere quella di
indurre lo Stato d’Israele a recedere
nell’odiosa repressione dei palestinesi, rivivendo nella memoria le indicibile sofferenze che proprio la feroce deportazione nazista procurò agli ebrei. La coscienza delle
mostruosità subite da parte dei nazisti e dei fascisti, dovrebbe rendere
impraticabile un qualsiasi tipo di prevaricazione verso altre comunità. Aver
provato le sofferenze della vittima
dovrebbe rendere odiosa ed insopportabile l’idea di diventare carnefice. Questo
poteva essere il messaggio insito nelle
celebrazioni della festa di liberazione. Ma a quanto pare certi valori di pace
e tolleranza ancora non sono abbastanza radicati nell’animo
umano.
Il rifiuto della Brigata Ebraica a partecipare al corteo dell’Anpi ha
indotto anche il Pd romano a disertare l’evento. Matteo Orfini , commissario
del Pd di Roma, ha motivato la decisione accusando l’Associazione partigiana di essere
divisiva, di non permettere una partecipazione libera, urtando la sensibilità della comunità ebraica
romana indignata per la presenza dei
palestinesi . Comprendiamo la posizione di Orfini, la sconfitta referendaria
brucia ancora e all’Anpi, che si era impegnata per il No alla riforma
Renzi-Boschi, bisognava presentare il conto. Dunque il Pd non ci sarà, ce ne faremo
una ragione, stiano sereni Orfini e affini.
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