Alessandro
Barbieri e Salvatore Avella
«E continua l'inosservanza delle linee guida nazionali
per il contenimento degli animali selvatici». Così esordiscono gli esponenti di Fare Verde di
Cassino e la Consulta dell'Ambiente di Piedimonte San Germano in relazione
all'ordinanza nº 99 del 21/04/2017 "Ordinanza contingibile e urgente relativa all'allontanamento e/o
abbattimento e/o cattura di alcuni cinghiali selvatici allo stato brado". «Giovedì
11 maggio abbiamo diffidato il Sindaco di Cassino, Carlo Maria D'Alessandro,
dal consentire la messa in atto degli indirizzi operativi oggetto
dell'Ordinanza del Comune di Cassino n. 99 del 21/04/2017, in quanto
illegittimi, illeciti ed irragionevoli e, contestualmente, invitato gli
organi competenti a promuovere
immediatamente ogni intervento volto a determinare, in autotutela,
l’annullamento della stessa. E' inammissibile che il Comune di Cassino ordini
la cattura e/o l'abbattimento dei cinghiali senza neanche aver effettuato
preventivamente il "censimento faunistico", ossia la ricostruzione di
"dimensione" e "struttura" della popolazione provinciale
del Sus scrofa (cinghiale). Altra colpa è non aver coinvolto le associazioni
animaliste e ambientaliste che, nel settembre 2014, vollero e ottennero un
primo tavolo tecnico tra Polizia Provinciale, Corpo Forestale dello Stato,
Parco dei Monti Aurunci e lo stesso Comune. Come spiega il biologo Francesco Petretti: “La falla è rappresentata dai ripopolamenti che
ancora oggi vengono fatti annualmente a ritmo di decine di migliaia di capi.
Inutile pensare di risolvere il problema del sovrannumero dei cinghiali se
prima non si tappa la falla, arrestando questo fiume di esemplari liberati ogni
anno dalle strutture pubbliche e private per alimentare una crescente domanda
venatoria”. Eppure, nonostante i danni perpetrati al territorio, le
associazioni venatorie continuano ad avere ascolto presso le istituzioni. E' bene
ricordare che l'art. 11 della "Legge quadro sulle aree protette" (Legge
6 dicembre 1991, n. 394 e s.m.), sui parchi
prevede il divieto di “cattura, uccisione, danneggiamento, disturbo delle
specie animali”, e che pertanto per poter cacciare occorrerebbe modificare la
legge. Dunque, è altrove che bisogna indirizzare le forze per la risoluzione
del problema e non puntare il dito, anzi il fucile, contro animali selvatici
indifesi. La colpa, pertanto, - concludono Avella e Barbieri - ancora una
volta è nella specie uomo e non già nella specie animale.»
Nessun commento:
Posta un commento