Stiamo curando, insieme all’associazione culturale “Oltre
l’Occidente” ,una rassegna dal titolo “ 68 la politica sulle ali della musica”
Abbiamo organizzato una serie di
incontri, due già svoltisi, in cui si dibatte sul come la musica sia stata un
elemento catalizzatore di quella, per noi, straordinaria stagione di progresso
sociale . Dai cantautori, al progressive rock al jazz, alla musica popolare, arpeggi, melodie armonie, follie ritmiche, costituivano
un flusso comunicativo incisivo. Un
magma creativo spesso duro ma senza il quale certi fenomeni socio
politici avrebbero perso una parte importante della loro potenza.
Se la politica è condivisione di un’idea, e della
passione per essa, non esiste strumento migliore della musica, per diffondere
lo spirito aggregativo che
tale idea esprime , condivisibile o meno , giusta o sbagliata che sia . Infatti al di la dell’eccezionalità del ’68, tutte le
forze politiche hanno dovuto necessariamente stabilire, nella loro evoluzione , un indissolubile rapporto con la musica . Creare melodie evocative da far risuonare nei comizi, nelle campagne
elettorali, nelle feste.
Prendiamo Forza
Italia, i tormentoni del brano, inoppugnabilmente scritto dal dominus Berlusconi, "E siamo
tantissimi, e siamo bellissimi” e dal
praise song “Meno male che Silvio c’è”, hanno
avuto il merito di ravvivare le
convention, spesso asfittiche, di militanti in giacca, cravatta e tailleur ospiti dei comizi dell’ex cavaliere e del suo paludato entourage .
Per i fascisti
non abbiamo che l’imbarazzo della scelta. Quelli del primo e del secondo
millennio hanno infestato strade e
piazze sulle note di “Faccetta nera”, “Giovinezza”, quelli del terzo s’inebriano
con la cacofonia degli Zetazeroalfa, gruppo musicale guidato dal gerarchetto
Iannone . Roba raffinata intitolata, “Cinghia mattanza” o “Nel
dubbio mena”.
Anche gli
scudo crociati, i democratici cristiani, o i cristiano
democratici , o post-democratici
cristiani, insomma tutto l’armamentario cattolico che ha imperversato nella prima, e anche nella seconda Repubblica, può attingere ad uno sterminato
repertorio che è quello della chiesa ,
spesso arricchito da improbabili cover. Come non ricordare il dylaniano “Blowin
in the Wind” trasformato nel liturgico “La
risposta soffia nel vento”? Senza
dimenticare”O biancofiore” l’inno ufficiale della DC.
Per noi comunisti
libertari, stalinisti, marxisti leninisti, ex socialisti (oggi riformisti), anarchici, la discografia è praticamente infinita copre quasi
tre secoli di storia, da “Addio Lugano
Bella” all’”Internazionale”, a “Bandiera Rossa”, da “Fischia il vento” a “ Bella Ciao” da “Stalingrado”
a “Contessa”. Insomma noi qualcosa da sonà la rimediamo sempre. (vedi video qui sotto)
Chi
invece non sa cosa suonare è la tristissima compagine giallo/verde che sta guidando
la Nazione. E pensare che i colori (giallo
e verde) evocano il Brasile, la samba la bossa nova. Questi invece che cantano?
La Lega in passato aveva provato
a cavalcare il folklore identitario e localistico di personaggi come Davide Van de
Sfroos o Gipo Farassino.
Ma adesso il partito che esprime il ministro dell’interno è un’altra
cosa. Non è localistico e men che meno folkloristico, dunque quella roba non va
più bene, guai a cantarla. Oggi per i razzisti del nuovo millennio regna la più
triste delle afasie musicali .
Per il
Movimento 5 Stelle il silenzio è assoluto. Sti' signori ai comizi sono stati capaci solo di strillare vaffanculo,
senza alcuna intonazione melodica o scansione ritmica particolare. Del resto a che serve comporre
un inno per chi non si fa problemi a governare sia con
gli eredi di quelli che cantavano “O biancofiore” che con i fan di “Faccetta nera”? (leggi
Fratelli d’Italia) Quale melodia può mai intonare uno che riduce l’azione democratica ad un clic
su un computer senza il bisogno di condividere, anche attraverso la musica le proprie idee. Già le idee! Ma
questi ce l’hanno un’idea?
Che
tristezza! Un po’ di musica ci vuole come si fa a fare politica rimanendo
sempre perennemente e costantemente incazzati! “L’uomo che non ha alcuna musica
dentro di se -scriveva William Shakespeare – è nato per il tradimento, per gli inganni, per le rapine. I motivi del
suo animo sono foschi come la notte: i suoi appetiti neri come l’erebo. Non vi
fidate di un siffatto uomo. Ascoltate la musica”. Noi che ascoltiamo la
musica, dunque, ci potremo mai fidare di siffatti uomini?
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