Lettera aperta
Al segretario generale del Pd
Nicola Zingaretti
Abbiamo guardato con interesse
al cambiamento di Zingaretti, soprattutto di fronte alla forte partecipazione
alle primarie. Purtroppo siamo rimasti delusi dalle parole di
Zingaretti sul referendum costituzionale.
Non solo ha ignorato che se si è arrivati al referendum lo si deve a
Renzi, che prima ha imposto la sua modifica della Costituzione e poi ha chiesto
la firma ai suoi parlamentari cercando un plebiscito
sulla sua persona, infine sconfitto dalla vittoria del No.
E’ inaccettabile l'affermazione che se l'Italia non funziona la colpa
sarebbe dei No al referendum: questa affermazione ricorda quelli che quando
hanno la febbre rompono l'incolpevole termometro.
L'Italia ha seri problemi di funzionamento, basta guardare alle
Provincie. Il governo Renzi ha dato per scontata l'approvazione della modifica
costituzionale che cancellava le Provincie. Modifica che invece è stata
bocciata e quindi le Provincie hanno perso ruolo, identità e le risorse
necessarie per i loro compiti istituzionali: un pasticcio.
Ma soprattutto Zingaretti non ci spiega come gli può piacere il paese
che avrebbe voluto Renzi: in cui la sola Camera elettiva (essendo previsto un
Senato composto solo da nominati) sarebbe stata consegnata ai voleri del capo
di un solo partito attraverso una maggioranza parlamentare artificialmente
costruita da un sistema elettorale come l’Italicum, cui la riforma
costituzionale strettamente si legava.
Se è questa l'inclusione a cui pensa Zingaretti è destinata
all’insuccesso perché a sinistra lo schieramento per il no è stato massiccio,
più o meno i voti che ha preso il Pd il 4 marzo scorso. Inoltre l'intenzione
manifestata di riaprire questo capitolo non aiuta a ricostruire uno schieramento
ampio come sarebbe necessario per contrastare una destra sempre più agguerrita,
che per di più in questa fase propone una autonomia differenziata che è nella
sostanza la secessione delle regioni più ricche.
Il Coordinamento per la Democrazia Costituzionale, erede del Comitato
per il No, non ha cambiato opinione ed è pronto a riprendere l'iniziativa anche
se l'auspicio è che si tratti solo di una tattica, per quanto discutibile, ad
uso interno al partito.
p. la Presidenza
Massimo Villone, Alfiero Grandi,
Silvia Manderino, Domenico Gallo
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