Mai come in questo buio periodo condizionato dalla pandemia la natura si dimostra beffarda verso un’umanità che crede di essere onnipotente. I “sapiens” si stanno dimostrando “deficens”, ma non se ne accorgono, o non se ne vogliono accorgere.
Fatto sta che la smania di sfruttamento e messa a valore monetario di ogni singolo elemento, come ad esempio il semplice diritto alla vita, ha modificato in modo significativo molti aspetti delle dinamiche naturali, biologiche, fisiche, del nostro vivere. Il tutto producendo effetti nocivi, del tutto collaterali per la natura, ma assolutamente devastanti per il genere umano.
Ci avete fatto caso come il normale susseguirsi delle stagioni si è fatto beffe di noi regalandoci, in quest’anno di reclusione da virus, una primavera straordinariamente carica di colori rigogliosi e profumi inebrianti. Uno scenario incomparabile che noi sapiens, assediati dalla pandemia, abbiamo dovuto semplicemente rimirare da casa, per chi la casa ce l’ha.
E avete notato come, dopo un’estate malsana, caldissima, vissuta a sudarci addosso credendoci liberi dal Covid, ci ritroviamo con la concreta prospettiva di rimanere ancora rinchiusi, condannati a rimirare dalla finestra i colori di un autunno sorprendentemente affascinante. Mai come quest’anno il motto “non ci sono più le mezze stagioni” è stato contraddetto. Ci sono le mezze stagioni, e che mezze stagioni! Ma a noi non è dato viverle
Il video che segue raccoglie scampoli di questo autunno rubati, prima di una possibile clausura, qua e là fra Frosinone, Roma e Trisulti. Mi sono attrezzato in modo da rivivere, anche se dentro uno schermo, schegge di emozioni e suggestioni estorte ad una natura vendicativa.
Le voci sono di Maria Pia De Vito nel brano “The Lee Shore”, e di Mairead Ni Mhaonaigh, cantante degli “Altan”, nel brano “Amhrán Pheadair Bhreathnaigh”. Ne è nato un particolare connubio, fra jazz e musica celtica, una contaminazione strana ma affascinante così come questo autunno che ci tocca rimirare dal buco della serratura.
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