Le rovine

"Le rovine non le temiamo. Erediteremo la terra. La borghesia dovrà farlo a pezzi il suo mondo, prima di uscire dalla scena della storia. Noi portiamo un mondo nuovo dentro di noi, e questo mondo, ogni momento che passa, cresce. Sta crescendo, proprio adesso che io sto parlando con te"

Buenaventura Durruti

sabato 6 febbraio 2021

"Draghi" a Frosinone

 Luciano Granieri, Rigenerare Frosinone




Il possibile, quanto probabile, insediamento del governo Draghi, avvallato da quasi tutte le forze politiche in un assembramento indegno, elemosinante briciole del Recovery Fund, cambierà qualcosa per Frosinone? Nonostante la questione nazionale possa sembrare scollegata dalle vicende cittadine, non lo è.
Qualcuno ricorderà come nell’estate scorsa Rigenerare Frosinone, con tutte le restrizioni del Covid, diede vita ad una campagna sul bilancio del Comune frusinate , bocciato sonoramente dalla Corte dei Conti, parte in causa a seguito dell’adesione dell’Ente al piano di riequilibrio economico e finanziario, proprio perchè la pianificazione di rientro era troppo sbilanciata su politiche di taglio alla spesa sociale.
Nel corso di quella campagna, oltre ad illustrare le clamorose inadempienze formali e sostanziali, compiute dal Comune, evidenziammo come, in senso più generale, gli enti locali dovessero sottostare al patto di stabilità interno, ovvero la realizzazione di avanzi di bilancio e l’impossibilità di pianificare politiche sociali a debito, nonostante la stessa norma fosse stata sospesa a livello europeo per consentire, a fronte della crisi pandemica, le spese necessarie al rafforzamento della coesione sociale e dei sistemi sanitari, precedentemente definanziati proprio per rispondere alle politiche di austerity imposte dall’Unione.
A tal proposito predisponemmo - anche per togliere l’alibi al sindaco di un’irreparabile definanziamento da parte centrale, riconosciuto, se si trattava di tagliare servizi sociali essenziali, inesistente, se bisognava finanziare azioni propagandistiche - una proposta di deliberazione, il cui testo trovate QUI, da presentare in consiglio comunale, attraverso alcuni consiglieri d’opposizione, nella quale, fra i punti tesi a liberare i Comuni dagli oneri di un debito mai contratto, si impegnava il sindaco a :” richiedere, in analogia con l'avvenuta sospensione del Patto di Stabilità per gli Stati, la deroga della Legge n. 243 del 2012, con particolare riferimento alle disposizioni di cui ai capi II, III, IV, V e VI, riguardanti le regole del pareggio di bilancio degli Enti locali, sanitari, regionali e statali” ovvero ad adottare lo stesso indirizzo europeo anche per i Comuni.

La proposta di deliberazione non è stata mai calendarizzata, forse perchè non era interesse di nessun membro, nè del consiglio, nè della giunta, farla giungere in aula. Ma se una piccola e flebile speranza che la richiesta potesse essere recepita dal governo - anche perchè la stessa deliberazione fu adottata da Comuni importanti, come quello di Roma e Torino-oggi con la probabile salita a palazzo Chigi di Mario Draghi i giochi saranno definitivamente chiusi.
Infatti nella famosa lettera inviata nel 2011 al governo italiano dalla Banca Centrale Europea, e dal Governatore della Banca d’Italia di allora , Mario Draghi per l’appunto, al punto 3 si pretendeva : “l’anticipo sul conseguimento del pareggio di bilancio “principalmente attraverso tagli di spesa”, in particolare sulle pensioni e sul pubblico impiego, se necessario riducendo gli stipendi; l’introduzione di una “clausola di riduzione automatica del deficit”; la messa “sotto stretto controllo” dell’indebitamento delle Regioni e degli enti locali anche con “una riforma costituzionale che renda più stringenti le regole di bilancio”.
Come è noto il tutto fu realizzato con l’immissione del pareggio di bilancio in Costituzione. A questo punto la domanda sorge spontanea: come si fa a chiedere la sospensione del patto di stabilità interna ad un governo presieduto da chi quel patto ha fortemente imposto agli enti locali? Ecco dunque che, alla quasi totale ritrosia comunale a recepire certe istanze necessarie al benessere dei cittadini, si aggiunge la perentoria chiusura dell’esecutivo centrale, guidato dal fautore, ed estensore più convinto, delle politiche incardinate sul pareggio di bilancio da ottenersi attraverso tagli alla spesa sociale e privatizzazioni dei servizi essenziali per la cittadinanza.
Cari cittadini di Frosinone, evidentemente per vivere decentemente in questa città, oltre a mobilitarsi contro una giunta comunale antisociale, bisognerà scendere in piazza contro un’esecutivo altrettanto antisociale.
E’ quanto mai necessario prendere una posizione di contrasto se si vuole difendere almeno quel poco di diritto alla sopravvivenza che ci è rimasto.

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