Le rovine

"Le rovine non le temiamo. Erediteremo la terra. La borghesia dovrà farlo a pezzi il suo mondo, prima di uscire dalla scena della storia. Noi portiamo un mondo nuovo dentro di noi, e questo mondo, ogni momento che passa, cresce. Sta crescendo, proprio adesso che io sto parlando con te"

Buenaventura Durruti

venerdì 29 luglio 2022

Valore politico ed "istituzionale" dell'astensionismo.

 Sergio Bagnasco, tratto dal gruppo mail del Coordinamento per la Democrazia Costituzionale.



Dal 2001 a oggi abbiamo avuto:

- 9 leggi di revisione costituzionale approvate
- 2 respinte con referendum (entrambe non considerabili "revisioni" ma questo è altro tema)

Tutte le riforme approvate - con una sola eccezione - hanno deturpato la Costituzione inserendo nella Costituzione stessa autentiche mine vaganti; penso in particolare alla pessima riforma del Titolo V (2001) e quella del 2012 che introduce il principio del pareggio di bilancio. E l'eccezione? La riforma del 2007 dell'art. 27 che cancella la pena di morte anche dalle leggi militari.
  
Solo in questa legislatura sono state approvate 4 riforme costituzionali e la fine anticipata ha interrotto l'iter di altre 8 proposte di revisione; una proposta è stata respinta (l'elezione diretta del PdR).

Tutto questo lavorio intorno alla Costituzione mai si è svolto  per attuarla,  come dimostra il totale disinteresse per la legge elettorale, il vigente porcus rosatus, che priva i cittadini dei diritti costituzionali di scelta dei propri rappresentanti. 

Da anni il parlamento, con la complicità dei presidenti della repubblica pro tempore, è occupato da usurpatori che non rappresentano il popolo ma solo le imprese partitiche di cui sono al servizio.

Occorre prendere atto che viviamo, dal 1948, in un regime partitocratico di cui tutti i partiti - senza alcuna eccezione - sono responsabili anche se con gradazioni diverse.

Teniamolo presente in vista del 25 settembre, perché il nemico è la partitocrazia.

Per riprendere nelle nostre mani qualche scampolo di sovranità, dovremmo interrogarci su come dare valore politico all'astensione, che non è solo disinteresse ma soprattutto il prodotto della emarginazione politica voluta dai partiti ai quali non frega nulla sa a votare va solo il 50% degli aventi diritto.

Bisogna fare in modo che gliene freghi qualcosa.

Come?

Per esempio assegnando alle liste elettorali una quota di seggi corrispondenti alla quota di voti validi in rapporto agli aventi diritto.

I partiti devono essere premiati in base alla loro capacità di coinvolgere gli elettori e portarli al voto. Se le urne sono sempre più vuote, perché i partiti dovrebbero avere la totalità dei seggi predisposta per rappresentare tutti gli italiani?

Se i voti validi sono solo il 70%, ai partiti sarà distribuito solo il 70% dei seggi.

E il restante 30%?
Sarà distribuito, con criteri statistici e demografici, con sorteggio tra i cittadini che hanno i requisiti di legge e che hanno dato la loro disponibilità iscrivendosi nell'apposito registro pubblico.

Una cosa simile i partiti non la faranno mai, ma noi possiamo ottenerla.

Il 25 settembre si avvicina e sarà opportuno tenere presente che il "non voto" per tanti appare come un comportamento razionale dal momento che votare non porta benefici. Le promesse elettorali non sono mai mantenute, le persone elette fanno quel che vogliono, quel che dicono oggi non vale più domani, le alleanze elettorali sono effimere e utilitaristiche ... 

Perché dedicare tempo a informarsi per decidere chi votare se tanto non so in realtà CHI voto e cosa rappresenta ciò che voto? 

Dal punto di vista di chi decide di "non votare" è irrazionale chi vota, oltre ad apparirgli come un ingenuo, un illuso. 

Non ho mai cavalcato l'astensione, nemmeno negli ultimi referendum, ma capisco molto bene le ragioni di chi non vota e ritengo sia riduttivo e semplicistico ridurre l'astensione all'auto-esclusione quando il mondo dei partiti lavora alacremente da molti anni per scavare un fossato tra cittadini e politica istituzionale. 

L'astensione è soprattutto una forma di emarginazione politica generata dalle forze politiche che sono totalmente disinteressate alla partecipazione dei cittadini perché questa non influisca sul loro potere.
 
L'altra faccia della stessa realtà è che mentre cresce l'astensione si moltiplica il numero dei partiti (più di 70), delle liste civiche e delle associazioni politiche. La politica nella società riscuote quindi molto interesse, ma la politica nelle istituzioni lascia parecchio indifferenti. 

Per tutto ciò, occorre dare rappresentanza politica all'astensione per combattere l'emarginazione.

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