Le rovine

"Le rovine non le temiamo. Erediteremo la terra. La borghesia dovrà farlo a pezzi il suo mondo, prima di uscire dalla scena della storia. Noi portiamo un mondo nuovo dentro di noi, e questo mondo, ogni momento che passa, cresce. Sta crescendo, proprio adesso che io sto parlando con te"

Buenaventura Durruti

sabato 2 luglio 2011

Il grottesco caso dell'espulsione di Fabiana Stefanoni dal suo sindacato



Intervista a Fabiana Stefanoni
coordinatrice di Unire le lotte – Area Classista Usb



Fabiana Stefanoni, dirigente del Pdac e coordinatrice nazionale di Unire le lotte - Area Classista Usb, è stata espulsa dal suo sindacato. La minoranza di Usb ha avviato una campagna di solidarietà e per il reintegro in Usb della compagna.
La redazione web ha incontrato Fabiana Stefanoni per capire cosa sta succedendo in Usb.
Fabiana, tu sei una insegnante precaria: siamo a inizio luglio e il tuo contratto di lavoro è in scadenza...                                                                                        A dire il vero è già scaduto il 30 giugno. Adesso sono disoccupata: una sorte che condivido con altre centinaia di migliaia di precari della scuola. Il governo Berlusconi ha predisposto, per l’anno prossimo, il taglio di altri 40 mila posti di lavoro (sono almeno 180 mila in tre anni). Non solo. La manovra Tremonti, varata dal consiglio dei ministri, prevede, attraverso l’accorpamento di 10452 istituti, ulteriori pesantissimi tagli: in queste ore si parla di altri 100 mila posti di lavoro in meno. A noi precari il governo offre solo la disoccupazione, ma è evidente che lo scopo del trio Gelmini-Tremonti-Brunetta è quello di arrivare al licenziamento anche del personale assunto a tempo indeterminato.





E oltre che dal lavoro sei stata espulsa... anche dal tuo sindacato, vero?    Ebbene sì: e si tratta della prima e unica espulsione nella storia di Usb. Si espelle una lavoratrice precaria, una dei tanti precari che hanno animato una stagione di lotte contro i tagli della Gelmini. Guarda caso, la coordinatrice dell’unica minoranza organizzata all’interno di Usb: l’area classista “Unire le lotte”.


Poi torniamo su questa espulsione: ma partiamo dalla tua attività sindacale. Tu sei stata portavoce di un coordinamento di precari della scuola nella città dove vivi, Modena: una bella lotta la vostra, che ha avuto un rilievo nazionale.                                                                                                                          Anche a Modena abbiamo cercato di contrastare i tagli della Gelmini. Pur avendo dall’altra parte della barricata non solo il governo, ma anche le burocrazie dei sindacati concertativi e gli amministratori del centrosinistra, lo scorso anno abbiamo organizzato con successo presidi con centinaia di precari e un riuscitissimo sciopero che, a fine anno scolastico, ha messo in crisi tutto il sistema dell’istruzione modenese. Una lotta che ha visto uniti studenti, insegnanti, personale Ata, compagni del movimento antagonista modenese, operai delle fabbriche. Anche in tante altre città i precari della scuola hanno dato vita a momenti di lotta dura. Purtroppo, per ora, è una lotta che abbiamo perso: i tagli sono passati, tra molti precari regna la rassegnazione e lo sconforto, quando non si strappano risultati va a finire che prevale la guerra tra poveri, precari del Nord contro precari del Sud e viceversa. Anche su questo terreno, come negli altri ambiti che riguardano le lotte dei lavoratori, abbiamo pagato l’assenza di una direzione sindacale all’altezza dello scontro in atto. La Cgil ha fatto un’opposizione solo di facciata, i sindacati di base, anche nella scuola, sono purtroppo isolati e divisi, talvolta addirittura in competizione tra loro (abbiamo visto spesso scioperi separati proclamati in giorni diversi nel giro di poche settimane). Tuttavia, non dobbiamo scoraggiarci: anche dalle sconfitte è possibile trarre degli insegnamenti, in vista di una ripresa delle lotte.
Nel testo di denuncia di Unire le lotte (consultabile sul sito www.sindacatodiclasse.org) si sostiene che la tua espulsione da Usb serva per colpire la minoranza interna al sindacato. Quali sarebbero i motivi per cui ti hanno espulsa? L’espulsione da un sindacato, con la conseguente perdita di tutela sindacale, è un atto molto pesante, soprattutto per chi, come te, si è sempre esposto in prima persona nell’organizzare le lotte dei lavoratori.                                                                                                                L’espulsione è, palesemente, un modo con cui l’Esecutivo nazionale di Usb cerca di soffocare l’unica minoranza organizzata all’interno del sindacato, Unire le lotte – Area Classista Usb. E’ evidente che l’espulsione della coordinatrice nazionale dell’unica minoranza interna non può essere un fatto casuale. Se poi andiamo a vedere i motivi ufficiali per cui mi hanno espulsa, il carattere pretestuoso di questo atto salta subito agli occhi. Sono stata espulsa per aver mandato una mail “non autorizzata” a qualche decina di colleghi e compagni...
Come? Per una mail?                              Proprio così. E’ mia abitudine ormai da mesi mandare ai colleghi e ai compagni con cui ho condiviso le lotte contro la Gelmini delle mail informative. Negli ultimi mesi ho cercato di costruire un nucleo di precari della Scuola di Usb, in una città, quella in cui vivo, dove purtroppo Usb non esiste (non ha sedi, ha pochissimi iscritti e ancor meno attivisti). Improvvisamente, dopo aver mandato una mail in cui, tra le altre cose, comunicavo l’adesione di noi precari di Usb allo sciopero dei lavoratori immigrati del 15 aprile (indetto dal Comitato Immigrati in Italia insieme a Cub e Si.Cobas), ho ricevuto, senza nemmeno essere convocata o solo sentita, una raccomandata in cui mi si notificava l'espulsione da Usb.
Ci stai dicendo che tra i motivi dell'espulsione ci sarebbe quello di aver aderito a uno sciopero degli immigrati?!                                                                     Proprio così. Nel provvedimento disciplinare si denuncia il fatto che ho affermato di aver aderito a uno sciopero “indetto da una organizzazione sindacale diversa da Usb”. Cosa che peraltro avevo già fatto, ad esempio in occasione dello sciopero dei metalmeccanici di fine gennaio, non sostenuto da Usb nel pubblico impiego. Tieni conto che, se avessi dovuto fare soltanto gli scioperi che Usb ha proclamato nella scuola, non avrei potuto scioperare da settembre fino a fine maggio visto che anche l'11 marzo (giorno dello sciopero generale di Usb) per motivi tecnici la scuola non ha scioperato. Mi chiedo: scioperare è una colpa per un’attivista sindacale di Usb?
Il provvedimento di espulsione contiene però anche altre accuse, giusto?Sì, alcune tra l’altro palesemente false (del resto, non c’è stata alcuna volontà di verifica). Mi si accusa di aver cercato di rappresentare Usb “senza ricoprire alcuna carica” né “essere stata investita di un qualsiasi potere di rappresentanza di Usb”. Mi chiedo cosa significhi tutto ciò. Se un lavoratore cerca di costruire, nel suo ambito di lavoro, un gruppo di attivisti di Usb, da chi dovrebbe essere “investito”? C’è forse qualche padrone in Usb, che stabilisce chi può costruire il sindacato e chi no? Evidentemente, per alcuni dirigenti, che si sentono “padroni” del sindacato, le cose funzionano così. Non credo però la pensino così tanti compagni e attivisti di Usb. 
Ma, come dicevo, ci sono anche alcune accuse palesemente false: ad esempio scrivono che non avrei informato gli organismi dirigenti dell’esistenza del nostro piccolo nucleo di precari della scuola di Usb, mentre conservo ancora le mail con cui informavo il coordinamento regionale. Scrivono inoltre che io avrei mandato un comunicato stampa a nome di Usb, mentre non ho mandato alcun comunicato stampa, ho solo mandato una mail a colleghi e compagni di lotta.
Poi sei accusata anche di aver cercato una sede per le riunioni del sindacato. Cosa significa?                                   Su questo argomento le falsità hanno assunto un carattere calunnioso. Nella mail citata, invitavo i colleghi e i compagni a donare il 5 per mille a una onlus antirazzista che si era offerta di aprire una propria sede a Modena, in cui ospitare anche le riunioni dei sindacati di base (che a Modena non hanno loro sedi). E’ una onlus che collabora con varie organizzazioni anticapitaliste (associazioni di immigrati, comitati operai e anche con il Pdac): è la stessa onlus che due anni fa ha organizzato la campagna di raccolta fondi per Haiti, campagna promossa da Conlutas (il più grande sindacato di base dell’America Latina) e sostenuta anche da Rdb (ora confluito in Usb). Insieme con gli altri attivisti Usb di Modena, avevamo deciso di sostenere il progetto di questa onlus di aprire una propria sede. Come vedi, niente di oscuro. Ma l'Esecutivo Usb ha sollevato un polverone di allusioni calunniose come se io avessi avuto un qualche interesse economico dall'aver chiesto a un po' di colleghi di sostenere questa onlus utilizzando il nome di Usb. La cosa è ridicola, tanto più perché a Modena tra i precari della scuola Usb è conosciuta solo perché io sto cercando di costruirla: prima del mio arrivo nessun lavoratore della scuola (e purtroppo anche in tanti altri ambiti) nemmeno sapeva cosa fosse Usb.
In ogni caso, non si capisce dove sarebbe il “danno” che, come dicono, avrei arrecato al sindacato. E’ noto che con il 5 per mille si sottrae solo qualche soldo allo Stato borghese; soldi che, diversamente, verrebbero impiegati per mandare la polizia a manganellare gli operai, gli studenti, gli abitanti della Val di Susa. Dove starebbe lo scandalo? Tra l’altro in tutti i caf di Usb, senza che la cosa sia mai stata ufficializzata, gli addetti chiedono ai contribuenti di donare il loro 5 per mille per una onlus: non mi pare che nessuno di loro sia mai stato espulso dal sindacato per questo.
Che tutto sia pretestuoso emerge anche da un’altra accusa scritta nero su bianco sul provvedimento di espulsione: il fatto di aver cercato una sede per il sindacato “senza autorizzazione”. Mi chiedo: se uno cerca di far crescere il sindacato nella sua città, adoperandosi per cercare uno spazio per le riunioni, che danno fa al sindacato?
Ma quando si prendono provvedimenti disciplinari contro qualcuno in qualsiasi sindacato, partito o associazione, non si dovrebbe indicare con esattezza quali articoli dello statuto di quella struttura sono stati violati? e non gli si dovrebbe consentire di difendersi? Tu, a quanto ci hai detto, hai ricevuto il provvedimento di espulsione senza nemmeno essere stata convocata da un organismo di garanzia. E' così?                                                       Di più: non ho ricevuto nemmeno una telefonata prima della mia espulsione. Nemmeno mi hanno chiesto spiegazioni rispetto a queste accuse. Quanto agli articoli dello Statuto, non so dirti quali avrei violato, perché nel provvedimento non sono indicati.
Ma non è un problema formale: per quanto le forme e il rispetto delle regole interne non sia cosa da sottovalutare. Il problema è sostanziale: lo scopo dell’espulsione è colpire Unire le lotte, l’unica minoranza interna a Usb. Ciò che spaventa l’Esecutivo nazionale è che le nostre rivendicazioni – l’unità del sindacalismo di base e il superamento del settarismo negli scioperi – stanno trovando consenso tra la base del sindacato. Basta pensare al successo della nostra battaglia in occasione dello sciopero della Fiom di fine gennaio: tantissimi attivisti, nonostante il parere contrario dell’Esecutivo, hanno sostenuto il nostro appello a trasformare quella giornata in un grande sciopero generale del sindacalismo di base. Nella fase attuale, con i pesantissimi e per nulla ordinari attacchi di governo e padroni, anche la risposta dei sindacati di lotta non può e non deve essere ordinaria: non è più il tempo per scioperi autoreferenziali, utili solo per dimostrare di esistere alla controparte nella speranza che ci conceda qualche briciola. Il governo e la Confindustria non vogliono più distribuire nessuna briciola: per questo serve un’azione unitaria della classe lavoratrice che porti alla costruzione di un grande sciopero prolungato che blocchi il Paese. I lavoratori sono stanchi di scioperi inutili.
Poi però hai fatto ricorso alla Commissione nazionale di garanzia di Usb Pubblico Impiego. Come è andato?                                                A questo punto sono finalmente stata ascoltata. Ma il ricorso è stato respinto. La mia impressione è che la Commissione abbia subito pressioni. Ho saputo, tra l’altro, che quando ho inviato il ricorso non esisteva ancora alcuna Commissione nazionale di garanzia: è stata nominata successivamente all’espulsione. Figurati che quando sono arrivata mi sono trovata nella stessa stanza con i “rappresentanti dell’accusa” (cioè dell’organismo che mi ha espulsa). L’intenzione era quella di ascoltarmi insieme a loro: un processo, più che una garanzia...
Incredibile!                                                                                                                          Già. La mia richiesta di essere ascoltata separatamente è stata accolta dalla commissione, che ha tuttavia ascoltato prima me e poi chi mi ha espulsa: nemmeno il diritto di essere ascoltata per ultima e quindi di poter replicare alle accuse. In ogni caso, è emerso chiaramente durante l'audizione che non c’erano motivi per giustificare un'espulsione. E invece dopo qualche giorno ho ricevuto la conferma dell’espulsione. Ora resta un’ultima istanza di garanzia nel sindacato: anche visti i precedenti, Unire le lotte ha deciso di non aspettare passivamente ma di affiancare al ricorso la campagna pubblica per il mio reintegro. Siamo convinti che solo creando attenzione tra la base del sindacato e tra i lavoratori sull’importante questione della democrazia sindacale, che non riguarda solo la mia vicenda, si potrà evitare che l’Esecutivo nazionale di Usb conduca tutto il sindacato verso una pericolosa deriva antidemocratica. Penso, ad esempio, ad alcune recenti vicende successe in Veneto, dove le decisioni assunte da attivi regolarmente convocati sono state annullate d'imperio perché non gradite all'Esecutivo.
E come sta andando questa campagna per il tuo reintegro?                             Sinceramente siamo sorpresi noi stessi per l'enorme quantità di adesioni arrivate in pochi giorni. A breve pubblicheremo un elenco aggiornato sul sito di Unire le lotte. Tra i firmatari ci sono importanti protagonisti delle lotte e tanti dirigenti del sindacalismo conflittuale. Ho avuto da subito attestati di solidarietà dalle associazioni degli immigrati, dagli operai della Fiat di Modena (Ferrari e Cnh), da decine di precari della scuola da ogni parte d’Italia, da dirigenti di Usb, Cub e Si. Cobas, da attivisti dei Cobas della Scuola, dai compagni dei centri sociali, ecc. La campagna si è estesa anche a livello internazionale, a dimostrazione del fatto che la democrazia sindacale è un valore che sta a cuore a tutti coloro che vogliono far crescere e difendere le lotte dei lavoratori. Dall'estero sono già arrivate le adesioni di dirigenti dei Cobas di Spagna, di dirigenti sindacali del Portogallo, della Gran Bretagna, per quanto riguarda l'Europa. Dall'America Latina sono arrivate centinaia di adesioni dal Cile, dal Perù, dal Paraguay, dalla Colombia. Dal Brasile ci è arrivata l'adesione di tutto il gruppo dirigente (a partire dal presidente) del principale sindacato dei metalmeccanici di São José dos Campos, che è il più importante polo industriale del Paese, dove c’è la General Motors. L'assemblea degli operai del Sindacato dei metalmeccanici ha votato un ordine del giorno in mia solidarietà.
E siamo solo all’inizio.
Ci è stato detto che i membri dell’Esecutivo nazionale stanno facendo telefonate a molti di quelli che hanno sostenuto l’appello per il tuo reintegro. Addirittura l’Esecutivo, dopo la pubblicazione del testo di denuncia di Unire le lotte, ha mandato a tutte le strutture locali un comunicato in cui si afferma (leggiamo) che la tua espulsione è stata determinata “dalla valutazione su uno specifico atto che si è ritenuto assolutamente inaccettabile e non regolare dal punto di vista non solo formale ma soprattutto sostanziale a livello amministrativo e che potrebbe avere implicazioni di carattere penale. Atto quindi che potrebbe mettere in discussione l'immagine e l'onorabilità del sindacato” (sic).                                Quali implicazioni di carattere penale e, soprattutto, quale messa in discussione dell’immagine e dell’onorabilità del sindacato ci sia nell’aver aderito allo sciopero degli immigrati o nell’aver tentato di cercare una sede per il sindacato è proprio difficile dirlo...
E’ poi vero quello che dici: chi firma il nostro appello riceve telefonate dai massimi dirigenti, in cui, non avendo argomenti politici, si utilizza la calunnia. Un metodo vecchio come il mondo: che gli stalinisti perfezionarono negli anni Trenta contro i rivoluzionari.
Continuando a scorrere questo comunicato inviato dall'Esecutivo alle strutture locali, leggiamo: “Diffidiamo quindi chiunque a diffondere notizie che mettano in discussione i metodi democratici e trasparenti dell'Unione Sindacale di Base”. Sembra di essere entrati in un romanzo di Orwell: si ordina a tutti di dire che il sindacato è democratico! E chi non lo fa o ha dei dubbi viene diffidato dal "rappresentante legale di Usb".                                        Sì, se non fosse una cosa grave, ci sarebbe da ridere. Quel monito parla da solo: “diffidare” dal porre la questione democratica nel sindacato dà l’idea di quanto sia aberrante la concezione della democrazia sindacale e del dibattito interno che hanno i membri dell’Esecutivo nazionale. Del resto, è da loro stesso rivendicato: per i membri dell’Esecutivo non sono legittime aree all’interno del sindacato. Per questo, la campagna per il mio reintegro è importante e va al di là del mio caso personale: senza democrazia interna ogni sindacato è destinato a morire, a ghettizzarsi, a diventare la proprietà privata di qualche dirigente.
Abbiamo visto che su un forum di discussione in internet uno dei dirigenti che ti ha espulsa riferiva che tra i motivi per cui si è convinto della giustezza di espellerti c’è il fatto che “sei dirigente di un partito”. Com’è possibile una cosa del genere?                                                                              Come insegnano i giallisti, il miglior mezzo che ha l’assassino per tentare di sfuggire all’arresto è accusare gli altri del crimine che lui ha commesso. Fuor di metafora, è scandaloso che si usi, per giustificare la mia espulsione, il fatto che sono la dirigente di un’organizzazione politica, Alternativa Comunista. Questo per due motivi.
Primo, perché in Usb ci sono dirigenti o militanti non solo di partiti della sinistra ma anche dei partiti borghesi e persino esponenti di destra. Usb ha anche organizzato convegni nazionali con rappresentanti dell’IdV e del Pd (ad un convegno del 18 novembre scorso sono stati persino invitati i ministri Sacconi e Brunetta!). Per fare solo un altro esempio: uno dei dirigenti di Usb a Salerno si è candidato nelle liste di De Luca, il sindaco sceriffo che prende a modello il leghista Tosi. Come mai la presenza di una dirigente di un’organizzazione comunista suscita scandalo e, ad esempio, una candidatura indecente così no?
Secondo, la gran parte dei membri dell’Esecutivo nazionale di Usb, incluso il portavoce nazionale, sono membri della Rete dei Comunisti, un piccolo partito stalinista che ha tra i suoi miti Gheddafi e Stalin. Il legame è così stretto che è quasi impossibile distinguere tra l’organizzazione politica della Rete dei Comunisti e l’apparato centrale del sindacato. La conclusione che traggo è questa: in Usb c’è ampio spazio per i dirigenti e gli attivisti di partito, tranne per quei partiti i cui dirigenti o attivisti sostengono le posizioni che i membri dell’Esecutivo non condividono.
Certo non deve essere facile per te dover affrontare, oltre alla disoccupazione, anche un sindacato che minaccia denunce per una mail mandata a qualche compagno...                                            Guarda, con la fase che si apre e con le rivoluzioni arabe che stanno contagiando l’Europa, dobbiamo prepararci a prove di ben altro tenore: prima o poi le lotte esploderanno anche nel nostro Paese, e dovremo essere pronti allo scontro con lo Stato e i suoi apparati repressivi. Piuttosto mi chiedo se i lavoratori che pagano le quote al sindacato siano d’accordo col fatto che i soldi vengano spesi in azioni legali contro una precaria della scuola... Al di là di queste questioni tragicamente ridicole, ti dico solo questo: tra i primi firmatari dell’appello per il mio reintegro ci sono dirigenti sindacali che, per difendere i lavoratori, sono stati mesi in galera e hanno subito torture. Penso ai compagni Pedro Condori Laurante e Rony Cueto, dirigenti delle lotte dei minatori peruviani. Il loro sostegno mi onora: credo che non ne sarei degna se mi preoccupassi delle denunce penali senza fondamento minacciate da qualche dirigente nazionale di Usb a cui è partita, evidentemente, qualche valvola nel cervello. 
Concludiamo l’intervista con una domanda che forse avremmo dovuto farti all’inizio: perché hai deciso di sostenere, in Usb, l’area classista Unire le lotte? Tu sei tra i compagni che hanno fondato l’area e che la coordina.                  Io e gli altri compagni del Pdac iscritti a Usb abbiamo sostenuto Unire le lotte perché crediamo che le questioni che Unire le lotte ha posto siano fondamentali oggi per le sorti della lotta di classe in Italia. Mentre la Camusso torna, come avevamo da tempo previsto, al tavolo della concertazione, mentre stringe la mano alla Marcegaglia e si appresta a dare il via libera allo smantellamento del contratto nazionale di lavoro, il sindacalismo di base non sembra in grado di rappresentare un’alternativa credibile alla Cgil. Questo non per volontà della base e degli attivisti, ma spesso per settarismo e autoreferenzialità dei dirigenti. La battaglia di Unire le lotte per l’unità del sindacalismo di base, per l’unità delle lotte di tutti lavoratori ovunque collocati, per lo sciopero prolungato è oggi fondamentale per sviluppare in Italia una direzione sindacale in grado di contrastare la stagione concertativa che si apre. Usb può essere un importante strumento: ma non finché l’Esecutivo nazionale anteporrà le proprie idiosincrasie e i propri microinteressi agli interessi generali della classe lavoratrice. Con dirigenti simili non andiamo da nessuna parte.
Ancora una domanda, personale. Hai detto che hai ricevuto molti comunicati di solidarietà. Qual è quello che ti ha fatto più piacere?                        E’ difficile scegliere, sono molti e tutti molto belli. Se proprio devo scegliere, allora scelgo quello che mi è arrivato dai compagni del Coordinamento Migranti di Verona. Una sola semplice frase: “Noi come gruppo del Coordinamento Migranti di Verona siamo contro l’espulsione della nostra compagna Fabiana Stefanoni dal suo sindacato Usb”. Credo che in quel “nostra compagna” sia riassunto tutto il senso della battaglia che, coi compagni di Unire le lotte, da mesi stiamo facendo: unità dei lavoratori in lotta – immigrati, nativi, precari, operai – ovunque collocati. Il nemico è lo stesso: i padroni, la Confindustria e i governi (di centrodestra e centrosinistra) che li sostengono. I padroni e i burocrati dei sindacati cercano di dividerci, ma noi vogliamo lottare uniti. 

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