Le rovine

"Le rovine non le temiamo. Erediteremo la terra. La borghesia dovrà farlo a pezzi il suo mondo, prima di uscire dalla scena della storia. Noi portiamo un mondo nuovo dentro di noi, e questo mondo, ogni momento che passa, cresce. Sta crescendo, proprio adesso che io sto parlando con te"

Buenaventura Durruti

mercoledì 2 novembre 2011

Delibere ipocrite

Luciano Granieri


Se fosse necessaria  un’ulteriore testimonianza del fatto che il Comune di Frosinone è sotto lo scacco dei poteri  forti i identificati nelle grandi imprese operanti nel territorio, questa è fornita  delle  vicende relative  alle  terme romane . Il 14 settembre 2011 il consiglio comunale  approvò una  DELIBERA per cui l’area limitrofa alla villa comunale -  scriteriatamente concessa dal comune alla Nuova Immobiliare Srl, società partecipata al 50% dal gruppo Zeppieri,  sotto la quale   diverse documentazioni redatte dalla sovraintendenza ai beni archeologici  avevano segnalato la presenza di reperti di epoca romana - era interdetta ogni attività di scavo  finalizzate alla costruzione  di unità abitative, fino a  che  non si  fosse accertata  l’effettiva presenza dei  reperti . La delibera fu presentata  dalla consulta delle associazioni , forte dell’avvallo di 970 cittadini che con  la loro firma avevano confermato la volontà di difendere il patrimonio archeologico  bene  comune della città,   e dal consigliere comunale Francesco Smania  della Lista la Sinistra , che , obtorto collo, su forti pressioni del circolo cittadino di Rifondazione “Carlo Giulliani”  cui risulta tutt’ora inscritto, aveva forzato con questo atto  il suo devoto sentimento di fedeltà al sindaco Marini .  L’approvazione della delibera, un fatto di eccezionale valenza democratica,  vide l’immediata presa di distanza del sindaco pubblicata dal giornale di proprietà della famiglia detentrice del 50% delle azioni  della immobiliare Srl  e un attacco diffamatorio,  della stessa famiglia a mezzo del   SOLITO GIORNALE , nei confronti  dei cittadini che in nome della tutela del bene comune archeologico avevano osato  opporsi ai desiderata del padrone  . A seguito di quella delibera, gli scavi della Nuova  Immobiliare  si sarebbero dovuti fermare . Ciò non è avvenuto perché si sostiene che i lavori  siano finalizzati alla verifica della presenza di reperti archeologici .  La concessione ad operare sul terreno, assegnata  in base  all’art.5 del  decreto 40/2010 che disciplina l’attività edilizia libera,  non prevede scavi per  accertamenti archeologici ,ma solamente per ricerche geosismiche dunque del tutto estranee alle finalità stabilite dalla delibera  approvata l 14 settembre . Nonostante la consulta delle associazione, attraverso il suo presidente Francesco Notarcola, abbia sollevato il problema  chiedendo un incontro esplicativo al sindaco , dall’amministrazione non è arrivato alcun chiarimento e gli scavi continuano. In mancanza di risposte   la consulta ha interessato il Prefetto affinchè attivi tutte le autorità competenti per garantire il rispetto delle leggi vigenti  e della volontà espressa dalla cittadinanza. Questa è l’ennesima dimostrazione di come la volontà dei cittadini  non conti nulla di fronte agli interessi della finanza, delle imprese  e degli interessi politici predominanti. Il comune ancora una volta si fa beffe delle delibere approvate quando  queste vanno contro certe categorie intoccabili. La non ottemperanza della delibera del 14 settembre fa il paio con la stesso vulnus compiuto ai danni dell’altra DECISIONE  approvata dalla maggioranza,  relativa alla definizione di Frosinone comune antifascista. In base a questo documento il comune  si sarebbe dovuto impegnare a vietare ogni manifestazione pubblica di gruppi che si rifacessero ai disvalori anticostituzionali fascisti.  Ebbene il 7 ottobre i fasci stelli del terzo millennio hanno sfilato per le vie cittadine con tanto di autorizzazioni concesse dalle autorità comunali in barba alla delibera approvata nel marzo scorso.  Le  vicende molto più gravi della non applicazione del volere popolare espresso dai referendum sull’acqua pubblica e questi altri due esempi di inadempienza democratica perpetrati dal comune di Frosinone, dimostrano che tutte le istituzioni (locali e nazionali) sono lontani anni luce dall’obbligo istituzionale di assicurare il benessere dei propri amministrati quando questo è contrario agli interessi delle lobbies finanziarie e imprenditoriali . Forse è giunto il momento che le cose cambino e i cittadini riprendano il mano il proprio destini a cominciare dalle decisioni relativi alla propria città.

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