La legge non ammette ignoranza; il maltempo sì. E' di oggi la notizia di una circolare del MIUR (acronimo che sta per Ministero dell'Istruzione, Università e Ricerca, del quale ci stupiamo della mancata soppressione vista l'attenzione dei governi verso questi temi) che attribuisce validità all'anno scolastico in corso anche se non si raggiungessero le 200 giornate minime previste dalla legge n. 297 del 1994. Questo a causa delle nevicate, che rappresenterebbero una circostanza "imprevedibile e straordinaria".
Non siamo certo in grado di contraddire, e men che mai di confutare le tesi del Ministero, cosa che non ci passa nemmeno per la mente, ma qualche chiarimento in più ci aiuterebbe a combattere l'esaurimento nervoso. Non ci preoccupiamo tanto per la produttività del personale, di cui il MIUR lamenta la scarsa (a suo dire) produttività e poi decide tranquillamente di farlo lavorare di meno, ma della formazione degli allievi, di cui non sembra farsi cruccio
Ad esempio: esiste un elenco ufficiale dei casi considerabili "imprevedibili e straordinari" ai quali applicare lo sconto come in quetso caso? Facciamo un esempio: se in una zona del paese, a causa di una intossicazione di massa per consumo di un prodotto avariato si verificasse una epidemia di diarrea o altra manifestazione reattiva, sarebbe possibile applicare il bonus per il tempo di decorso del contagio? E se invece accadesse che una classe di una scuola qualunque rimanesse a piedi per uno sciopero degli aeroporti durante una gita scolastica all'estero, sarebbe esonerata dal compiere l'anno come da legge vigente? Citiamo di proposito fenomeni localizzati e ridotti, per capire quali siano i limiti di applicabilità del provvedimento anche in termini di popoalzione scolastica coinvolta. Quando, cioè, il fenomeno assume le dimensioni necessarie per essere elevato da problema disciplinare (assenza non giustificata) a questione amministativa con eventuale rimodulazione del calendario (evento straordinario)? E questo dispositivo tecnico dello scaricabarile, perché somiglia tanto alla mancata assunzione di repsonsabilità di cui giustamente e fin troppo poco imputiamo la classe politica fellona di questa fatiscente democrazia?
Ma ancor più importante sarebbe capire se per il MIUR la formazione degli studenti sia da considerarsi variabile dipendente dalla meteorologia o abbia invece obiettivi inderogabili per quanto minimi, da raggiungere con la posticipazione della chiusura delle scuole, con la cancellazione delle attività extracurricolari in programma o con l'allungamento temporaneo dell'orario giornaliero, non con la revisione degli obiettivi stessi. Anche il delegare farisaicamente all'autonomia scolastica la decisione in merito ad orari ed obiettivi tanfa più di politica da bassa cucina che di tecnicismo di alta affidabilità.
Tutto questo ci ricorda la famigerata revisione (sempre queste riforme: non sarà che abbiamo ragione a diffidare?) del livello di allarme per la presenza di atrazina nel Po, che fu appunto innalzato per non far scattare l'allarme antinquinamento in presenza di livelli giudicati di allerta dalla legge allora vigente. Grazie ad una riforma, l'acqua del Po, arricchita di una certa dose di veleno, cessava di essere pericolosa e poteva tranquillamente continuare a ricevere dosi massicce del veleno stesso. Miracoli del riformismo! E' vero che i pesci, non essendo stati informati, continuarono a morire, ma non era certo colpa dei riformisti se loro non leggono i giornali.
Il paragone non sembri azzardato, perché in un paese in cui si discute del basso livello di competenza degli studenti e dei diplomati, dove tutti i dati e le tabelle sul tema ci danno per moribondi, decretare che anche meno di quello che di solito si studia sia sufficiente è forse peggio che inquinare il Po.
Scusate l'ingenuità, sappiamo di essere deboli. Anche dopo aver stralunato gli occhi e covato qualche leggera ombra di dubbio circa l'efficienza tecnica di questo esecutivo proprio a seguito delle dichiarazioni con le quali il Capo gabinetto ringraziava del governo precedente particolarmente Berlusconi e Gelmini impegnandosi a proseguirne l'opera, abbiamo continuato ad illuderci che comunque peggio di loro non si sarebbe potuto fare, ed a rimanere in attesa di positive novità. Se questo è il livello, forse questo governo rappresenta invece adirittura un passo indietro, se non altro perché il suo costo si aggiunge a quello dei politici propriamente detti, che nel frattempo non è calato.
Il governo potrebbe a questo punto riformare anche i detti popolari ed i proverbi, da un lato modernizzandoli come i contratti di lavoro, così facciamo bella figura in Europa (e soprattutto con gli Stati Uniti che una storia non ce l'hanno e pensano che moderno sia sinonimo di positivo), e poi per migliorare la diffusione delle informazioni sulle strabilianti riforme che riesce a produrre. Per il caso in esame, che fra l'altro si è verificato all'inizio di febbraio, suggeriremmo la seguente filastrocca:
Per la santa Candelora,
Se nevica o se plora
della scuola semo fora;
Ma se plora e tira vento
della scuola semo drento.
Non avremo scuole che sfornano intellettuali, ma almeno ci ricorderemo del perché.
Saluti ignoranti
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