Le rovine

"Le rovine non le temiamo. Erediteremo la terra. La borghesia dovrà farlo a pezzi il suo mondo, prima di uscire dalla scena della storia. Noi portiamo un mondo nuovo dentro di noi, e questo mondo, ogni momento che passa, cresce. Sta crescendo, proprio adesso che io sto parlando con te"

Buenaventura Durruti

venerdì 24 febbraio 2012

QUANDO RESISTERE È UN DIRITTO DA TUTELARE

ALBERTO LUCARELLI fonte "il manifesto"del 23/02/2012





La scorsa settimana a Napoli è stata impedita una manifestazione tesa a protestare contro il Piano rifiuti della Regione Campania, improntato sugli inceneritori. È stato impedito ai cittadini di evidenziare che detto piano, oltre a costituire un'evidente violazione della normativa comunitaria e statale e delle regole che declinano il principio della tutela preventiva e della politica delle "r", rappresenta un rischio fondato per la tutela della salute e dell'ambiente. Il cittadino, in contrasto con la Convenzione di Aarhus e con tutti principi relativi alla democrazia partecipativa, diventa un mero destinatario di atti "calati dall'alto", e gli è negato il ricorso a diritti costituzionalmente garantiti quali quelli di riunione e di manifestazione del pensiero. In senso più ampio è negato il diritto di partecipazione ed il diritto al dissenso.
In questo contesto, dunque, di netta discontinuità rispetto ai principi fondanti dello Stato di diritto, il principio morale dell'obbedienza alle regole non può essere universalizzato, né inteso quale principio morale. Al contrario, in una dimensione di negazione di principi fondativi dello Stato di diritto, assurge a norma morale il principio normativo della disobbedienza nei confronti di atti che contraddicono e compromettono i fondamenti di legittimazione interna ed esterna dell'ordinamento, o di provvedimenti che entrano in conflitto radicale con i valori universali e fondamentali sanciti dalla Costituzione. In questi frangenti va ricordato l'art. 29 della Costituzione francese del 1793 che affermava: «In ogni governo libero, gli uomini devono avere un mezzo legale per resistere all'oppressione, e, quando questo mezzo è impotente, l'insurrezione è il più santo dei doveri». Se c'è ancora un mezzo legale, e io sono convinto che ci sia, si intenda ciò come il diritto-dovere delle istituzioni rappresentative statali e locali di rimuovere giuridicamente il potere illegittimo e le norme invalide; quelle norme che a tutt'oggi prevedono la realizzazione in Campania di ben tre inceneritori; quelle norme che a tutt'oggi prevedono che il piano si concentri sullo smaltimento a caldo dei rifiuti; quelle norme che a tutt'oggi intendono l'energia ricavata dalla combustione dei rifiuti fonte pulita e rinnovabile; quelle norme che a tutt'oggi attribuiscono a chi brucia rifiuti, ingenti risorse pubbliche poste a carico dei cittadini; quelle norme che ancora utilizzano l'emergenza come fonte del diritto.Impedire il dissenso verso discutibili scelte regionali, ancorché condizionate dallo Stato, determina la progressiva prevalenza della forza sul diritto, ove la lesione del valore della persona, dei diritti fondamentali avviene al di fuori di qualunque possibile garanzia. Crediamo fortemente nelle istituzioni pubbliche, ma siamo anche ben consapevoli che l'effettività dei diritti della persona non è mai garantita una volta per sempre, ma è l'effetto di quotidiane e costose lotte. La lotta per il diritto accompagna tutti i momenti della vita dei diritti, non solo la loro conservazione, ma anche la loro fondazione e trasformazione, e ricordiamoci che la manifestazione più estrema è il diritto di resistenza. Ricordiamoci che la lotta per il diritto non può prescindere dall'insorgere della nuova categoria dei beni comuni e dei diritti fondamentali ad essi riconducibili. Credo che questa, unitamente alla democrazia partecipativa, sia la strada per reagire alle espressioni della sovranità autoritaria e concorrere alla configurazione di una democrazia del comune.

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