Le rovine

"Le rovine non le temiamo. Erediteremo la terra. La borghesia dovrà farlo a pezzi il suo mondo, prima di uscire dalla scena della storia. Noi portiamo un mondo nuovo dentro di noi, e questo mondo, ogni momento che passa, cresce. Sta crescendo, proprio adesso che io sto parlando con te"

Buenaventura Durruti

martedì 10 aprile 2012

Renzo Bossi e Bande Nere

Mario Saverio Morsillo



Renzo Bossi si è dimesso. Perché si è dimesso? Perché è un mascalzoncello, un truffatore incapace, un coglionaccio che ha sfruttato la notorietà del padre per fare quello che tutte le vittime del Grande Fratello, televisivo e non ,vorrebbero: fare la dolce vita senza fare un cazzo?
Se la pensate così, non avete capito quasi nulla . Nel senso che, è vero che il Trota (bello chiamarlo col nome di un pesce; nell’ex regno delle Due Sicilie pesce significa cazzo) è un imbecille vanaglorioso parassita incapace, ma ciò non spiega la corruzione che infanga la Lega Nord.
La ‘ndrangheta calabrese, dal suo apparire sulla scena nazionale, ossia dalla metà degli anni ’80, ha avuto fra gli immigrati calabresi nel Nord, suo bacino naturale, un nemico implacabile: il movimento operaio, che le toglieva humus e possibilità di crescita.
In particolare, a Sesto San Giovanni, opulenta città operaia (opulenta per le conquiste di una agguerrita classe operaia, non certo per benevolenza padronale: mai sentito parlare di Officina Stella Rossa?), i partiti della destra tradizionale ( DC, PSDI, MSI, PSI craxiano) non potevano in nessun modo scalfire la compattezza dei lavoratori locali, in gran parte calabresi. La scelta occhettiana di candidare Guido Rossi, economista di Confindustria, alle politiche del 1987, gettò nello sconforto i lavoratori sangiovannesi. E nella sfiducia.
Dopodiché, le ‘ndrine hanno avuto mano facile: persa la fiducia nel maggior partito operaio, i lavoratori hanno accettato di non combattere quell’evidente intreccio tra mafie , estrema destra neofascista e … Lega Nord.
Si, proprio la Lega Nord, che fra i suoi militanti annovera non pochi terroni urbanizzati, attratti solo dalla ipocrita chimera di non pagare tasse; quella costola infame del movimento di protesta che ha individuato nelle vittime del capitalismo la causa delle ingiustizie.
Dei facili legami tra Lega, neofascismo militante e ‘ndrine calabresi parla autorevolmente il giornalista Paolo Berlizzi nel suo libro ‘Bande Nere’ edito da Bompiani nel marzo 2009.
Ebbene: per scoprire che tra Lega e mafia calabrese vi è connessione, bisognava aspettare che un imbecille trotesco si tradisse?


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